
Nasce dal sogno di un amico, durante una passeggiata con William Wordsworth, l'idea della "Ballata del vecchio marinaio", la vicenda fantastica della maledizione che si abbatte sull'equipaggio di una nave a causa dell'insensato gesto di uno dei marinai: l'uccisione di un albatros. Bilanciando sapientemente il mondo del reale e del soprannaturale, razionale e irrazionale, in un grande mito di mare e ghiaccio, espiazione e colpa, con la presenza di creature ultraterrene e forze misteriose che sospingono la nave e il racconto, il poeta si fa albatro nella metafora dell'opera, e fondendo romanzo gotico, letteratura di viaggio e ballata tradizionale, riesce a salvare se stesso tramite il potere dell'immaginazione nella propria creazione artistica. Recuperando la forma metrica della tradizione poetica popolare inglese, con un linguaggio evocativo e immaginifico, Coleridge compone una delle liriche manifesto del sublime romantico inglese, la cui poetica raggiunge, in questo volume, la sua perfetta espressione nelle incisioni di Gustave Doré, artista eclettico e poliedrico, in grado di incarnare coi suoi tratti cupi e angosciati lo spirito dei testi della letteratura coeva e non.
Al giorno d'oggi, la metafora più diffusa per descrivere il cervello è quella che lo paragona a un computer: la sua struttura fisica corrisponderebbe all'hardware, la mente al software. La psiche in via di sviluppo di un neonato non sarebbe altro che un database da riempire di informazioni. Una simile visione ci porta spesso a interpretare i nostri processi mentali quasi fossero programmi, capaci di offrirci soluzioni semplici, rapide e lineari a ogni problema. Esperienze, pensieri, ricordi e sentimenti plasmano senza sosta le nostre reti neurali, che a loro volta determinano il modo in cui pensiamo e sentiamo. Paragonarci a delle macchine, per quanto meravigliose e sofisticate, ci porta a travisare la nostra natura. Sempre più spesso, invece, la psicologia e la biologia contemporanee tendono a recuperare una metafora antica ma efficace: l'idea che possiamo coltivare il nostro io più profondo, che lo si chiami mente o animo, proprio come faremmo con un giardino. Combinando mirabilmente scienza e letteratura, psicoanalisi e racconto, indagine teorica e consigli pratici, questo libro si propone di ricordarci una verità fondamentale, che chi lavora a contatto con la natura conosce da sempre: prenderci cura di un orto o un giardino, di piante che crescono seguendo il proprio ciclo vitale, può influire in modo positivo sulla nostra salute, il nostro benessere psicologico e la nostra autostima. I carcerati cui viene concesso di dedicarsi a coltivare un piccolo giardino hanno meno probabilità di ricadere nel crimine; i giovani a rischio che si sporcano le mani di terra hanno più probabilità di finire gli studi; gli anziani che si dedicano all'orticultura vivono meglio e più a lungo. Dai richiedenti asilo ai giovani in carriera, dai veterani di guerra ai neopensionati, Sue Stuart-Smith ci racconta storie illuminanti di persone che lottano con depressione, lutti e dipendenze, per mostrarci quanto poco sappiamo ancora del potere rigenerativo che la natura può esercitare sulle nostre vite.
Il manuale di Epitteto è una delle più celebri opere dello stoicismo romano. In esso si trovano raccolte le massime e gli insegnamenti morali del filosofo Epitteto. Mettendo a fuoco i principi della dottrina stoica, la libertà viene considerata il massimo bene, ed è grazia a essa che il singolo individuo può sviluppare pienamente la propria personalità.
L'imperatore Marco Aurelio, scrisse in greco, durante le numerose campagne militari ai confini dell'impero, dodici libri di riflessioni, aforismi, meditazioni. Il titolo originale significa letteralmente "colloqui con se stesso", e i pensieri di Marco Aurelio sono in effetti un percorso individuale, sulla base della filosofia stoica, attraverso i grandi temi del senso della vita, della morte, dei doveri dell'uomo rispetto a se stesso e ai suoi simili. Questa raccolta ha svolto nel corso dei secoli la funzione di un breviario di altissima moralità. Testo greco a fronte.
Come cogliere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita e come fare perché la sua forza trasformatrice possa inserirsi efficacemente nella storia degli uomini? L'interrogativo non è affatto superfluo per un credente e richiede una risposta coerente. Salvatore Martinez, con questa riflessione, rende veritiero il titolo che ha posto a questa sua ultima fatica editoriale: "Rimane con voi e sarà in voi". Nessuna crisi che l'uomo attraversa e che la società vive, può indebolire questa verità della fede. Non resta che rientrare in se stessi. Rivalutare la forza del silenzio che permette l'ascolto, e lasciar interloquire lo Spirito. Un linguaggio avvincente e convincente.
Raccoglie i testi del secondo ciclo di trasmissioni Web tenuto dall'Autore sul tema: nel tempo della pandemia, un vero percorso di liberazione e di guarigione interiore. Un ripasso per chi ha seguito, una novità per chi non ha potuto ed è in ricerca. Con il corredo di citazioni, spunti di meditazione, studi biblici e "esercizi spirituali" proposti alla fine di ogni tema.
Questo breve volume nasce dal desiderio di condividere un'esperienza e alcune riflessioni da parte dell'Autore, da anni impegnato come comunicatore in vari Organismi ecclesiali. Non un manuale di comunicazione, bensì una testimonianza che nasce dall'esercizio quotidiano di comunicare nella e per la Chiesa; il tentativo di interrogare la comunicazione ecclesiale alla luce della natura sinodale della Chiesa. Si assume come modello la comunicazione di una diocesi, con la definizione degli elementi base di un Ufficio per la comunicazione, particolarmente il ruolo del suo direttore, chiamato a riconfigurare quotidianamente il proprio lavoro alla luce dei cambiamenti in atto nella società e nel mondo delle comunicazioni sociali. Oltre che le realtà delle diocesi, il libro può ispirare anche la comunicazione di una congregazione religiosa, di un'associazione o altre istituzioni ecclesiali che intendano assumere pienamente la conversione sinodale della Chiesa. In diverso modo, il volume potrà essere utile anche a quanti si apprestano a guidare l'Ufficio stampa di un evento ecclesiale.
Il tedesco ha una storia diversa da quella della maggior parte delle altre lingue europee, perché non si forma da uno dei suoi dialetti, ma da una koiné faticosamente strutturata in ambiente centro-meridionale, la Cancelleria di Praga di Carlo IV, accettata dapprima come espressione giuridica; solo più di un secolo dopo Lutero impone la lingua comune attraverso l'entusiasticamente sofferta diffusione della sua Riforma. Una vera fioritura letteraria espressa in tedesco è dunque piuttosto tarda e solo col Romanticismo vede raggiunta la sua completa e splendida maturità. Le origini indoeuropee e germaniche, gli antichi rapporti col mondo latino e la conversione al Cristianesimo dei Tedeschi hanno tuttavia un ruolo determinante per l'evoluzione futura come la considerazione diacronica dell'aspetto linguisticamente tecnico. La terza edizione propone una revisione completa del volume, oltre ad alcuni ampliamenti tematici (lingua del nazismo, divisione e riunificazione, jiddisch ecc.) e un significativo aggiornamento bibliografico.
Durante l'età contemporanea i rapporti tra la Chiesa cattolica e gli Stati europei sono stati spesso caratterizzati da forti tensioni, determinate dai percorsi con i quali le istituzioni religiose e civili hanno affrontato i processi di modernizzazione. Il profilo storico di Spagna, Italia e Francia negli ultimi due secoli è stato certamente delineato, seppur attraverso crinali differenti, dall'evoluzione dell'appartenenza religiosa dentro la modernità socio-politica e dal prendere forma di un articolato cammino di secolarizzazione. È questo lo scenario nel quale si collocano i ventuno saggi del presente volume, frutto di un gruppo di lavoro europeo composto da studiosi italiani, spagnoli e francesi. Gli studi permettono, così, di indagare in chiave comparata le dinamiche di interdipendenza che caratterizzano istituzioni civili, organizzazioni ecclesiali, movimenti laicisti e associazioni sociali, sia al loro interno, sia nelle loro relazioni. In tale percorso di ricerca sono state superate accomodanti rappresentazioni storiografiche per approdare ad una maggiore comprensione della realtà storica.
Per troppo tempo, anche nella modernità, l'Occidente ha percorso i sentieri tracciati dal pensiero utopico e di matrice costruttivista, che costituiscono una negazione delle società aperte. Dopo il drammatico risveglio avvenuto alla fine dello scorso millennio, è giunto il momento di riconsiderare analisi meno pretenziose, che non hanno immaginato società perfette, ma semplicemente sistemi possibili e migliorabili. Questo studio ripercorre un itinerario a lungo dimenticato, quello dei diritti, la cui prima formulazione risale a quel mondo latino che, non a caso, sarà alla base delle speculazioni di Montesquieu, Vico, Hume e di quanti gettarono le basi di quei sistemi politici nei quali, pur tra tanti difetti e problemi, abbiamo la fortuna di vivere. Il testo ripercorre il tormentato cammino delle società aperte che, nonostante difficoltà e resistenze, sono riuscite ad affermarsi in alcuni paesi, mostrando a coloro che le osservano con attenzione quanto sia delicata la libertà e come sia necessario e arduo difenderla. Il presente studio affronta poi nel merito il dibattito sulla modernità, considerando su quali presupposti essa si fondi e come sia frutto di un faticoso e non sempre lineare cammino. Con lettere di K.R. Popper, I. Berlin e H. Putnam.
Cos'è la democrazia? A questa domanda si risponde, spesso, analizzando i presupposti di tale forma di governo. Questo libro parte dalla constatazione che le "fondamenta" di qualsiasi architettura devono essere costruite su un terreno solido. Anche la politica, non a caso definita dai classici di scienza architettonica, pone il problema di studiarne le basi. Questo pare possibile solo in un'epoca storica stabile. Il mondo di oggi non è così. Le democrazie attuali si evolvono in contesti storici segnati dal cambiamento e dalla fluidità. Non le "fondamenta" perciò, ma le "ancore" della democrazia possono sostenere lo spirito contemporaneo ad affrontare la vita politica di oggi. In società caratterizzate dalla condizione tecnologica, multiculturale e comunicativa, le "ancore" della democrazia indicano la necessità di ripensare, valorizzare e promuovere l'idea di una nuova divisione dei poteri dello Stato, il concetto di sovranità, il problema della rappresentanza e quello della verità, il senso del limite, al fine di trovare antidoti al populismo strisciante e al sovranismo inattuale.