
"Con un gusto ardimentoso ed enciclopedico Ripellino passa in rassegna una folla di persone, luoghi, libri, ombre, edifici, relitti, echi e bagliori della civiltà praghese: sepolcrali ossessioni alchemiche di Rodolfo II e passeggiate notturne di Kafka, taverne picaresche del soldato S'vejk e antri del Golem, caffè letterari e chiese spettrali, tutti travolti dalla continua sopraffazione politica-etnica-religiosa che ha visto il calvario boemo sotto il tallone della Controriforma, di Hitler, di Stalin e dei suoi successori." Claudio Magris. Il libro, a metà tra saggio e romanzo, è stato pubblicato per la prima volta nel 1973.
Quando nel 1957 Vance Packard, quarantatreenne insegnante di giornalismo all'Università di New York, rivelò al grande pubblico americano e a quello di tutto il mondo che l'alleanza sempre più stretta tra analisi e pubblicità minacciava subdolamente, ma scientificamente, la libertà d'opinione su qualsiasi argomento, venne arruolato nella schiera dei più grandi allarmisti. Ancora oggi, a tanti anni di distanza, I persuasori occulti è un testo urticante con cui fare i conti. Quante previsioni si sono avverate? Perché sì? Perché no? All'edizione originale, nel 1989, lo stesso Packard ha aggiunto un epilogo, che amplia ulteriormente il suo discorso.
Per la Cina, intesa nel suo insieme, il Novecento è stato molte cose: guerra e pace, lotta contro la miseria e l'arretratezza e per lo sviluppo e la modernizzazione, sforzo per recuperare l'identità perduta e per forgiarne una nuova, impegno per la rinascita della nazione cinese e per un suo ruolo centrale in ambito regionale e internazionale. Tuttavia, il Novecento è stato innanzitutto il secolo che ha visto precipitare e giungere al suo culmine la crisi, iniziata nel secolo precedente, della millenaria tradizione imperiale e prendere corpo e affermarsi le forme organizzative, i valori e gli ideali della Repubblica Cinese. Il volume analizza le tappe, gli eventi e le questioni principali che hanno segnato la storia della Cina durante il Novecento, muovendo dalla fine dell'Impero (1911) e giungendo fino ai giorni nostri e mirando soprattutto a mettere in luce le radici storiche del «miracolo cinese» cui oggi siamo di fronte, evidenziandone le conquiste e i successi, ma anche tutti i problemi e le contraddizioni. Questa nuova edizione è aggiornata e ampliata con tre capitoli dedicati all'analisi della politica interna ed estera della Cina contemporanea e al futuro di Taiwan, Hong Kong e Macao.
Viviamo in un mondo che sempre più sacrifica i piaceri e i benefici della conversazione sull'altare delle tecnologie digitali. Parliamo con un amico, ma nel frattempo diamo più di un'occhiata allo smartphone, e spesso i nostri figli si lagnano se non hanno tra le mani un dispositivo elettronico. Viviamo costantemente in un altrove digitale. Ma per capire chi siamo, per comprendere appieno il mondo che ci circonda, per crescere, per amare ed essere amati, dobbiamo saper conversare. La perdita della capacità di parlare "faccia a faccia" con gli altri - con empatia, imparando nel contempo a sopportare solitudine e inquietudini - rischia di ridurre le nostre capacità di riflessione e concentrazione, portandoci, nei casi estremi, a stati di dissociazione psichica e cognitiva. In questo libro, frutto di anni di interviste e di indagini sul campo, Sherry Turkle, "l'antropologa del cyber-spazio", sottolinea le insidie e gli effetti delle appendici tecnologiche che ci circondano nella società e nella nostra vita quotidiana, per far sì che ognuno ridiventi padrone di se stesso, senza farsene acriticamente dominare.
Un piccolo libro con una tesi molto grande: per risolvere i conflitti che dilaniano il mondo, e in particolare l'Europa, dobbiamo partire dal concetto di «identità culturale». Un concetto pernicioso che porta a pensare alla cultura come a qualcosa di statico, determinato, immobile. Un concetto che tende a produrre da un lato comunitarismi integralisti, dall'altro relativismi inerti e indifferenti. Oppure barricate per difendere orticelli culturali o indifferentismo dove tutto va bene purché omologo e uniforme. Invece proprio della cultura è il dinamismo, lo scambio, la permeabilità. Usando la rara peculiarità intellettuale di una doppia conoscenza, quella del mondo occidentale e del mondo cinese, Jullien riesce a stabilire l'unica piattaforma possibile per un'umanità pacificata. Quella in cui le idee e le culture sono qualcosa di dinamico, di fluido, senza steccati. Un antidoto prezioso a un mondo che costruisce barriere.
Questo libro offre una presentazione dell'etica concepita come ricerca teorica e tradizione filosofica. L'etica non ha mai goduto prima d'ora dell'attenzione e del rispetto che le sono riconosciuti nella conversazione globale. È costituita da un lessico e da argomentazioni specifiche, che sono l'esito dello sviluppo della cultura moderna e democratica e della lunga vicenda filosofica. La ricerca sperimentale ha offerto inoltre studi nuovi e fertili che integrano il sapere filosofico e la storia della cultura. Il volume si apre con l'esame della condizione attuale della morale, all'apogeo della sua reputazione e stretta tuttavia tra moralismo e pulsioni autoritarie. Tratta quindi in dettaglio le nozioni principali, i modelli di critica filosofica, le teorie morali normative. Espone alcuni importanti risultati della ricerca sperimentale in psicologia e discute gli studi sulle origini evoluzionistiche della morale. I capitoli conclusivi mettono a fuoco le questioni della vita, che sono al centro della bioetica e dell'etica animale e ambientale, e affrontano i nuovi problemi sollevati dalle tecnologie digitali e dall'intelligenza artificiale. La ricerca etica è un campo pluralistico e compatto, in cui l'argomentazione razionale e l'osservazione empirica sono alleate delle discipline umanistiche e della storia della cultura nell'analisi dei problemi, nella proposta di diagnosi critiche e nella delineazione di soluzioni normative
Secondo il racconto dei Vangeli, Gesù, dopo l'Ultima Cena, si ritira nei pressi di un piccolo campo poco fuori Gerusalemme: è il Getsemani, l'orto degli ulivi. Alla testa di un gruppo di uomini armati, arriva Giuda che indica Gesù ai soldati baciandolo. Questo bacio è divenuto il simbolo dell'esperienza straziante del tradimento e dell'abbandono. Ma anche i suoi discepoli e Pietro stesso, il più fedele tra loro, tradiscono il Maestro lasciandolo solo. Nella notte del Getsemani non c'è Dio, ma solo l'uomo. È lo scandalo rimproverato a Gesù: aver trascinato Dio verso l'uomo. La notte del Getsemani è la notte dove la vita umana si mostra nella sua più radicale inermità. In primo piano c'è l'esperienza dell'abbandono assoluto, della caduta, della prossimità irreversibile della morte e della preghiera. La notte del Getsemani è la notte dell'uomo.
Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un'insurrezione mentale. Chi l'ha innescata - dai pionieri di Internet all'inventore dell'iPhone - non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all'uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.
Un libro di storia medievale trascinante come pochi, tra femminismo, letteratura e amor cortese. Un'altra rivoluzione è nata prima del 1789: quella di Maria di Francia. Non è raccontata nei manuali, perché è una rivoluzione in buona parte fallita. Avrebbe voluto imporre una visione femminile del mondo e non vi riuscì. Ma ebbe tra i suoi effetti la nascita dell'amore cortese, l'astro luminoso del Medioevo, oscurato poi dai livori inquisitoriali della prima Età moderna. Perfino l'identità di Maria, allora, si perse o si confuse. Figlia del re di Francia Luigi VII, Maria nacque nel 1145 e, dopo il matrimonio, si stabilì nella contea del marito, la Champagne. Fu una scrittrice, ma soprattutto un'intellettuale capace di radunare attorno a sé altri autori, cui affidare la promozione delle proprie idee. Idee nuove e progressiste sull'amore, sulla sessualità, sui rapporti coniugali, sulla vita di coppia. Idee che avrebbero potuto - e dovuto - mille anni prima della rivoluzione sessuale del Novecento segnare un nuovo corso della storia femminile, e quindi del mondo.
L'intelligenza artificiale sta vivendo una stagione di grandi successi. Alle disillusioni degli inizi sono subentrati, all'alba del XXI secolo, progressi spettacolari che tuttavia sono ben lungi dall'essere adeguatamente compresi: l'intelligenza artificiale rimane infatti, in buona sostanza, qualcosa di opaco. Di più: nonostante la sua straordinaria avanzata, la distanza che la separa dall'obiettivo che si è prefissata, quello di riprodurre l'intelligenza umana, non accenna a diminuire. Per superare questo enigma, secondo Daniel Andler è necessario venire a capo di un altro: quello dell'intelligenza umana. Essa è qualcosa di sostanzialmente diverso dalla capacità di risolvere qualsiasi tipo di problema, ma qualifica tramite il suo giudizio il modo in cui gli esseri umani fronteggiano le situazioni di qualsiasi genere nelle quali si vengono a trovare. L'intelligenza è un concetto irriducibilmente normativo, non diverso dal giudizio etico o estetico, ed è per questo che per noi è qualcosa di inafferrabile. Un sistema artificiale «intelligente» non conosce le situazioni, ma soltanto i problemi che gli sottopongono gli operatori umani. Ed è solo sotto questo aspetto che l'intelligenza artificiale può superarci. Di fatto essa è in grado di risolvere una varietà sempre più ampia di pressanti problemi. E questo dovrebbe restare il suo obiettivo; non quello, del tutto incoerente, di cercare di uguagliare, o addirittura superare, l'intelligenza umana. L'umanità ha bisogno di strumenti affidabili, potenti e versatili, e non di pseudo-persone provviste di una forma disumana di conoscenza.
Questo classico della storiografia offre una sintesi ricca e partecipe di trent'anni di vita italiana. Il libro si apre sul dopoguerra della cosiddetta «vittoria mutilata», considerando gli effetti psicologici, economici e sociali della guerra sulle classi italiane. Muovendo dalla crisi che immobilizzò gli ultimi governi costituzionali, Chabod giunge al tema centrale del libro: il fascismo, le ragioni del consenso alla dittatura, il suo istituzionalizzarsi a regime, l'atteggiamento della Chiesa e della Corona. Dalla guerra d'Etiopia all'intervento nella guerra civile spagnola a fianco della Germania nazista, alle leggi razziali, il libro ricostruisce il precipitare degli eventi verso il secondo conflitto mondiale. Illuminanti sono, nella loro agile essenzialità, le pagine dedicate alla Resistenza, considerata di là da ogni intento celebrativo. Attraverso le dinamiche della lotta partigiana e le sue contraddizioni Chabod giunge all'ultimo tema della trattazione: la nascita della Repubblica italiana, investigandone questioni tutt'ora aperte di ordine economico-politico, così come culturale e sociale. Il rigore dell'autore, la vivacità di una scrittura mai didascalica fanno di quest'opera, più che un utile compendio di anni cruciali, una lettura cui fare costantemente riferimento.