
Il libro fa il punto sulle prossime urgenze del Paese nel mondo globalizzato, attraverso la voce di alcuni dei protagonisti del business italiano. La "globalizzazione dei mercati", infatti, è ormai un luogo comune in ogni discussione di carattere economico, ma, al di là degli aspetti esteriori e immediatamente percepibili di questo fenomeno, molto resta ancora da discutere sul ruolo che l'Italia dovrebbe avere nel mercato globale e sulle politiche che è necessario avviare per sostenerne l'affermazione economica.
Perché un libro scritto 2.500 anni fa dovrebbe contenere indicazioni utili ed efficaci per coloro che oggi si occupano di marketing? Che cosa può suggerire ai manager del terzo millennio un generale cinese vissuto in un'epoca lontanissima? La risposta è semplice: un nuovo modo di concepire la strategia, una geniale arte pratica per vincere la "guerra del mercato". L'approccio di Sun Tzu si basa su due caratteristiche: da una parte la semplicità e l'immediata chiarezza dei concetti, dall'altra la convinzione che una strategia ben preparata costituisca il fondamento della vittoria e che sia possibile sconfiggere il proprio nemico senza nemmeno dare battaglia. Forti della loro esperienza sul campo, gli autori hanno distillato il pensiero di Sun Tzu e di altri maestri cinesi e ne hanno estratto 12 principi fondamentali per vincere la guerra del mercato, ognuno dei quali è illustrato da casi ispirati dalla realtà del marketing internazionale. Dall'antica sapienza orientale affiorano quindi indicazioni strategiche concrete per conquistare il proprio obiettivo, tra le quali: il rispetto per il consumatore; l'importanza dell'organizzazione delle informazioni; la rilevanza della posizione; l'uso della sorpresa; l'utilizzo sapiente delle proprie forze; la necessità di una struttura di comando ben organizzata.
Il 2008 è stato l'anno del terremoto: l'edificio della finanza globale è crollato, e tutti hanno potuto constatare sino a che punto fosse costruito con materiali scadenti e friabili. Di chi è stata la colpa? Politici, organi di controllo, banchieri senza scrupoli sono stati di volta in volta additati come responsabili della crisi. Ma ancora non era stato messo a fuoco il ruolo centrale delle grandi agenzie di rating, la cui missione di "dare i voti" ai titoli e a chi li emette avrebbe dovuto guidare e proteggere gli investitori. I mercati finanziari sono stati invasi da una valanga di titoli dal contenuto indecifrabile, spesso collegati a mutui americani di bassa qualità. Nessuno li avrebbe comprati se gli investitori non fossero stati rassicurati da tante triple AAA, marchi di garanzia rilasciati dai monopolisti del mercato del rating: Standard & Poor's, Moody's e Pitch. Questo è un libro sulla fiducia tradita. Una fiducia che è stata riposta in chi, per professione, formula opinioni sulla qualità e sull'affidabilità di una massa colossale di strumenti finanziari più o meno complessi e innovativi. Una fiducia, come si è scoperto d'improvviso, accordata a chi ha commesso errori imperdonabili. Con un linguaggio accessibile a chiunque, Pierangelo Dacrema racconta l'evoluzione della più grave crisi finanziaria di tutti i tempi, ne individua cause vicine e lontane, trae insegnamenti da quanto è accaduto, indica una via da seguire affinché eventi così drammatici non si ripetano.
Lo scenario del crimine si è fatto molto più competitivo e molte forme di business criminale si sono affermate grazie alla globalizzazione, prima fisica poi virtuale. Il mondo delle imprese si è ritrovato ad affrontare, nel volgere di pochi anni, nuove forme di minaccia e nuovi rischi, tutti conseguenza della globalizzazione. L’effetto della “pressione” è stato il sorprendente numero di tracolli finanziari e dei casi di malgoverno aziendale (da ENRON a Parmalat per citare i principali) che ha spinto i legislatori a svolgere una funzione di supplenza nel governo dell’economia con tutta una serie di strumenti legati alla cosiddetta Corporate Governance (d.lgv 231/01, Serbanes/Oxley Act, l.262/95) che, insieme ad altri vincoli normativi (quali ad es. il TU Privacy ecc. o le legislazioni legate al concetto di sviluppo sostenibile), sorti come strumenti di prevenzione, paradossalmente, sono stati portatori a loro volta di ulteriori rischi di natura legale. L’effetto finale, in uno scenario economico globale, ma con framework normativi non altrettanto globali, è stato quello di penalizzare le aziende dei paesi moderni.
Questo interessante lavoro di Mauro Lorenzi affronta un argomento di grande attualità, che riguarda la vita, civile ed economica, di tre miliardi di persone e, per proiezione, il futuro della popolazione mondiale, che, nel 2050, raggiungerà i dieci miliardi: come evitare nuove crisi dell'economia globale, mediante un'efficace governance, per la regolamentazione dei mercati e della finanza. Lorenzi ripercorre la storia delle cinque fasi della globalizzazione economica internazionale ed esamina, in particolare, gli effetti, positivi e negativi, prodotti, nelle diverse fasi, sia nei paesi industriali avanzati che nei mercati emergenti, con particolare riferimento ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). L’autore analizza, poi, all'interno dell'ultima globalizzazione economica (anni 2001-2011), la crisi finanziaria, innescata negli Stati Uniti, nel 2007-2008, con lo scoppio della bolla, finanziaria e immobiliare, e la sua propagazione, prima all'Eurosistema e poi all'economia globale, che ha portato all'attuale recessione, con tutte le conseguenze per la stabilità politica, economica e sociale. Lorenzi, infine, identifica le variabili politiche, economiche e finanziarie, che hanno caratterizzato la fine del 2012 e caratterizzeranno il 2013, con il rischio di una nuova crisi, ancora più devastante della precedente: la "tempesta perfetta", paventata da Nouriel Roubini. La parte più propositiva di questo accurato lavoro riguarda l'individuazione delle possibili uscite dalla recessione globale, attraverso l'urgente riequilibrio, multilaterale e multipolare, del potere a favore dei paesi emergenti, da parte delle istituzioni internazionali, politico-economiche (G20) e finanziarie (FMI, BM e FSF), deputate a riformare, con urgenza, la finanza globale, a regolamentare il mercato internazionale e a creare una nuova governance della global economy, per realizzare uno sviluppo più equo e solidale, evitando il caos.
Un manuale pratico ed efficace per ispirare chi deve creare o innovare un modello di business. I modelli di business nuovi e dirompenti sono emblematici della nostra generazione e sono indispensabili per affrontare ogni crisi con slancio. Quando i mercati sono in subbuglio, chi sa combinare un metodo rigoroso con una forte creatività riesce non solo a sopravvivere, ma anche a prosperare. Creare modelli di business offre una serie di strumenti potenti e semplici da usare per comprendere, progettare, innovare infiniti modelli di business. "Creare modelli di business" presenta in dettaglio strumenti tecnici pratici e potenti, utilizzati dalle maggiori aziende e dalle più brillanti start-up internazionali. Tutto ciò che occorre per progettare e implementare un nuovo business o analizzarne e rinnovarne uno vecchio. Frutto della collaborazione di 470 professionisti utilizzatori del Business Model Canvas, provenienti da 45 Paesi, il libro è caratterizzato da una struttura integrata, visivamente molto efficace e agevole da consultare.
Non è facile per un agente o rappresentante di commercio, specie se agisce individualmente, gestire da solo gli adempimenti fiscali e previdenziali della sua attività: tra la "gestione" dell'auto, la quantificazione delle provvigioni, la contabilizzazione dei rimborsi spese, la documentazione dei costi, la detraibilità dell'IVA, i versamenti e le dichiarazioni c'è quasi da perdersi. Principale intento dell'autore è quello di offrire una guida rapida e completa al fine di evitare, nelle operazioni di tutti i giorni, gli errori che potrebbero compromettere i risultati di un'oculata gestione.
Debito pubblico troppo elevato, l'Italia rischia di diventare come la Grecia. Ce lo sentiamo dire da mesi ormai. Dopo l'Irlanda, il Portogallo e la Spagna, siamo noi i prossimi a essere messi sotto osservazione. Ma cosa c'è dietro al fallimento della Grecia? E cosa può fare l'Italia per evitare lo stesso destino? Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca ERT ci racconta con un linguaggio semplice e diretto la grave crisi che sta attraversando il suo paese e minaccia di contaminare l'Europa. La Grecia, come l'Italia, soffre di un enorme debito pubblico (i due paesi sono rispettivamente al primo e al secondo posto della famigerata classifica dei più alti debiti pubblici europei in rapporto al PIL). Un sistema politico inefficiente con una burocrazia pletorica, totalmente asservita ai politici, un governo travagliato e diviso da mille interessi clientelari e l'Unione Europea che ci ha impiegato un anno a capire cosa stesse succedendo. Le disperate misure di contenimento del debito e di tagli alla spesa pubblica che il governo Papandreou sta mettendo in atto per cercare di restituire i prestiti che l'Europa ha concesso alla Grecia stanno mettendo a durissima prova la popolazione. Da due anni si susseguono violentissime proteste con decine di scioperi generali e duri scontri con la polizia fuori dal Parlamento. "Come la Grecia" spiega le ragioni di una crisi drammatica che rischia di travolgere l'intero sistema della moneta comune europea.
Alla base dello studio condotto dall'autore, professore di diritto e teorico, è l'idea che, come entità legale ed economica, la moderna società di capitali ha una natura essenzialmente patologica poiché pone il profitto al di sopra di ogni altro valore sociale. Ma qualcosa sta cambiando. La recente valanga di scandali sta costringendo le società interessate a riconsiderare un aumento della loro responsabilità sociale. Dalle prove del coinvolgimento dell'IBM nella gestione dei campi di sterminio nazisti all'autocensura dei Tg della Fox sullo scandalo del latte contaminato, soffocato dai ricatti delle case farmaceutiche Usa, il volume ricostruisce la questione, proponendo un programma per riformare il settore attraverso regole e controllo democratico.
Pur essendo asse portante della nostra economia, spesso restano alla periferia dei grandi progetti di politica industriale. Sono le piccole e medie imprese italiane, una galassia di oltre 4 milioni di aziende che generano un fatturato aggregato di più di 2 mila miliardi di euro dando lavoro a 16 milioni di persone, ma su cui la politica appare spesso distratta. Questo libro le inserisce al centro di un dialogo serrato tra due personaggi che le conoscono bene: un imprenditore Paolo Agnelli e un politico Matteo Richetti. Il risultato è una sorta di spontaneo manifesto delle piccole e medie imprese italiane. Leggendo fino in fondo questo libro si avrà l'impressione di aver attraversato velocemente uno spaccato sociologico del nostro Paese.