
Un consiglio al giorno, per un anno, su tutti i temi caldi dell'impresa: l'innovazione, le persone, il cambiamento, la gerarchia, le decisioni e molto altro. A quasi dieci anni dalla scomparsa, le idee di Peter Drucker sono ancora attuali ed efficaci. Comprese le sfide della Rete e del mondo digitale che Drucker è stato in grado di cogliere sin dall'inizio. Il libro raccoglie in 366 letture - una per ogni giorno dell'anno - i temi chiave del suo pensiero e li completa con indicazioni per passare dalla teoria alla pratica.
Pubblicato per la prima volta in Germania nel 1867, "Il capitale" è considerato il contributo più importante di Marx al mondo della politica economica e oggi, nelle sue critiche alla vulnerabilità della dottrina capitalistica del libero mercato, alcuni leggono l'inevitabilità della crisi finanziaria. Senza indugiare nel dibattito ideologico, ma conscio dell'attualità di molte delle osservazioni rivolte dal filosofo al sistema, Steve Shipside fornisce una rilettura del testo per il mondo del business attuale, volta a fornire a chi opera nelle aziende consigli pratici per gestire i rapporti con la società, il mercato e i lavoratori con maggiore efficacia ed equilibrio. Facendo tesoro delle osservazioni di Marx, e portandole a nuova vita attraverso esempi del XXI secolo, il libro dimostra che i business di maggior successo sono quelli che sviluppano una coscienza sociale e spiega come organizzare una forza lavoro formata da individui creativi e non "alienati", come tutelare l'ambiente senza rinunciare al profitto e perché, in definitiva, è necessario fare in modo che le persone, dentro e fuori l'azienda, siano a loro agio, in salute e felici.
Non abbiamo bisogno di manovre o aggiustamenti, quello che ci serve è un cambio di orizzonte mentale, un nuovo paradigma economico, sociale e politico che rompa con gli schemi del passato: analizzando le numerose occasioni perse dal nostro bipolarismo imperfetto negli ultimi vent'anni, Yoram Gutgeld dimostra in questa sua appassionata analisi che il declino del nostro Paese non è un processo irreversibile e che possiamo ancora tornare competitivi. Ma per ripartire dobbiamo subito accantonare una serie di luoghi comuni e alibi che non solo hanno impoverito il nostro dibattito politico, ma hanno oscurato i veri problemi che attanagliano il Paese. Dagli sprechi della pubblica amministrazione alle inefficienze della sanità, dalle occasioni mancate nel settore turistico alle buste paga dei lavoratori che devono assolutamente ricominciare a crescere, l'autore osserva le singole realtà italiane avanzando ogni volta proposte concrete, e spesso a costo zero, che permettano di superare le criticità. "Più uguali, più ricchi" racconta un Paese in cui la prima battaglia da vincere è proprio quella contro le iniquità che non sono solo all'origine dell'ingiustizia sociale, ma rappresentano anche un freno allo sviluppo economico. Portare l'equità al centro del dibattito politico non significa creare un Paese di uguali, ma uno in cui le imprese riescono a operare al meglio e le persone vengono premiate secondo le proprie capacità.
Un miliardo di persone che muore di fame contro un miliardo di obesi. La guerra per il cibo è fatta di numeri vertiginosi. Come se non bastasse, la speculazione della finanza si è buttata sui titoli agroalimentari e, insieme all'attuale modello agricolo, è responsabile di una bolla dei prezzi che ha fatto impazzire l'intero sistema economico di riferimento dei mercati locali contro quelli globali. La produzione e la distribuzione del cibo è dominata da poche multinazionali che impongono i loro prezzi e i loro prodotti sfruttando la connivenza dei governi per stabilire la loro egemonia nelle aree geografiche in crescita e le tecniche della pubblicità per conquistare le masse degli ex poveri ai gusti e alle abitudini alimentari occidentali. E nel 2050 la popolazione mondiale aumenterà di più di un terzo: supereremo i 9 miliardi, dicono le statistiche. Come sfameremo tanta gente? Giancarlo Elia Valori analizza in questo libro gli effetti economici, sociali e ambientali necessari per avviare una rivoluzionaria alimentazione sostenibile. Si tratta in primo luogo di contenere i costi "neri" nei Paesi terzi e ridurre i costi indiretti sui prodotti nei Paesi del Primo mondo. Solo attraverso un cambiamento radicale dei modelli di produzione sarà possibile impostare una nuova logica produttiva efficiente per l'intero Pianeta.
Tanto l'euro quanto l'unificazione europea sono stati celebrati - come già fu per l'unificazione italiana - come ideali romantici, che non lasciavano spazio per un'analisi economica dei costi e dei benefici. Oggi, però, il "meraviglioso esperimento" di cui parlava Robert Schuman, il sogno di una "pace perenne" dopo secoli di guerre, si è trasformato in un incubo: quella stessa Unione creata per favorire lo spirito europeo sta diventando una prigione, che istiga all'odio etnico e alimenta i peggiori stereotipi. Tenendosi a distanza dall'europeismo fanatico e dall'antieuropeismo irrazionale, Luigi Zingales analizza i fondamenti economici e le scelte politiche dell'attuale Unione Europea, vista non come fine ma come mezzo per garantire la libertà, la pace e la prosperità del nostro continente, e mette a fuoco alcune verità necessarie. Prima fra tutte che questa Europa è un patto faustiano tra Francia e Germania, che riserva al Sud del continente, e quindi all'Italia, un ruolo di comprimario e spesso di vittima. Dobbiamo ammettere che, così com'è, l'Europa non è sostenibile, ma il progetto europeo è ancora salvabile, a patto di riforme radicali in tempi brevi. Allo stesso modo dobbiamo ammettere che la crisi strutturale in cui l'Italia è precipitata negli ultimi vent'anni non è colpa dell'euro né può essere risolta con la nostra uscita dall'euro. Il vero problema è che abbiamo smesso di crescere, e in particolare ha smesso di crescere la nostra produttività.
L'Italia è il 65° paese del mondo per "facilità" di fare impresa e contemporaneamente il quarto per numero di prodotti leader nell'export mondiale, con quasi mille manufatti per i quali siamo ai primi tre posti per saldo commerciale attivo. Qual è la causa di questa palese contraddizione? E che cosa può insegnare alle nostre imprese e a chi ci governa? In un viaggio lungo la penisola alla ricerca delle ragioni e dei punti di forza replicabili delle eccellenze italiane, Giampiero Cito e Antonio Paolo propongono un'analisi del "corpo" del sistema produttivo italiano, in cui molte imprese, nonostante le difficoltà strutturali enormi e la pesante recessione, hanno saputo rispondere ai mutamenti e hanno fatto fronte alle difficoltà interne cercando nuovi mercati, con la forza della creatività, dell'innovazione, della ricerca costante della qualità. Attraverso la metaforica rassegna di questo "corpo" produttivo - testa, occhi, muscoli, ossa, pelle e cuore, fino ai piedi - vengono analizzati tutti i comparti in cui siamo i numeri 1 (dagli occhiali alle scarpe, dal velluto alla gomma, dalle piastrelle alle sedie, e molti altri) e individuati, dalla viva voce dei protagonisti, i valori imprenditoriali che li guidano e che permettono al Made in Italy di funzionare ancora, nonostante tutto. Il messaggio per tutti è questo: chiamatela testa, o "caput", se volete, ma non dimenticatevi mai di farla funzionare... Prefazione di Marco Fortis.
Precari contro pensionati, uomini contro donne, autonomi contro statali, dipendenti contro professionisti: negli ultimi anni il mondo del lavoro italiano si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, in cui tra giovani in fuga, cinquantenni licenziati e imprese al collasso - la scarsità di posti disponibili e l'assenza di riforme efficaci hanno causato una pericolosa spirale di tensioni e reciproche accuse. Dopo aver indagato per anni le realtà dell'universo occupazionale, Passerini e Marino denunciano contraddizioni e assurdità del sistema attuale e spiegano come districarsi nella giungla lavorativa italiana: dal ruolo cardine della formazione alle molteplici possibilità per reinventare il proprio mestiere, dai profili più richiesti alle migliori occasioni di impresa e investimento, fino alle potenzialità connesse alla rivoluzione delle nuove professioni, gli autori spiegano come uscire dalla guerra assurda in cui siamo imprigionati e, soprattutto, mostrano quali sono le idee e i progetti già oggi esistenti in Italia e in Europa per creare lavoro e costruire così un futuro dignitoso per noi stessi e il Paese.
Il risveglio personale di Arianna Huffington è arrivato con uno zigomo rotto e un brutto taglio sull'occhio, risultato di una caduta causata dalla spossatezza e dalla mancanza di sonno. Co-fondatrice e direttore dell'Huffington Post Media Group, celebrata come una delle donne più influenti del mondo e consacrata dalle copertine delle riviste internazionali, Arianna era, in base a tutte le metriche classiche, straordinariamente di successo. Tuttavia, trovandosi a peregrinare da un dottore all'altro, da un esame clinico all'altro, ha cominciato a chiedersi che cosa significa veramente "essere arrivati", se era davvero quella la vita che voleva. E la risposta è stata no: abbiamo bisogno di un nuovo modo per andare avanti e prosperare. La verità è che l'attuale modello di successo, che si identifica con superlavoro, esaurimento da stress, mancanza di sonno, lontananza dalla famiglia, connessione 24 ore su 24, non funziona. Non funziona per le aziende, né per le società in cui è il modello dominante, né per il pianeta. Non funziona per le donne, e neanche per gli uomini. Da questa consapevolezza parte la sfida per "cambiare passo" e ridefinire il concetto stesso di successo: oltre il binomio potere e denaro, includendo nei parametri che lo definiscono una "terza metrica" che tenga conto del benessere, del buonsenso, della nostra capacità di meravigliarci e di fare la differenza nel mondo.
C'è differenza tra l'individuo e la persona: la persona è quell'entità morale che è dotata di autonomia e relazionalità con l'altro, l'individuo massimizza invece l'utilità personale. Mettere al centro la persona vuol dire mettere al centro un'antropologia positiva. Comprendere il contesto attuale e individuare le opportunità per dare vita a una rinascita umana e culturale è la strada obbligata per guardare al futuro dell'Europa senza l'incubo di un fallimento epocale. Che cosa sta accadendo nel Vecchio continente dopo la crisi degli ultimi anni? Quali cambiamenti comporta in termini di governance delle istituzioni nazionali e transnazionali? Riflettendo sui fattori finanziari, sociali e politici che hanno portato alla crisi, gli interventi raccolti nel volume individuano le strade che possono restituire fiducia al tessuto economico e culturale che costituisce la forza del nostro Paese e che può rappresentare un modello per gli altri partner europei: dal ruolo che le famiglie possono avere nella ripresa ai modi più efficaci di investire in istruzione e capitale umano, fino alle strategie per costruire equilibri più solidi in Italia e in Europa. Esperti provenienti da diversi campi si cimentano in un dialogo ricco e stimolante e ci guidano attraverso i segni di novità e cambiamento che già oggi emergono nel nostro tessuto civile.
Dal 2007 a oggi la crisi dell'euro ha fatto cadere governi, fallire banche, capitolare intere economie. Milioni di cittadini europei stanno pagando il conto di scelte che non hanno compreso né condiviso. Le previsioni catastrofiste sulla tenuta dell'euro sono (per ora) andate a vuoto, ma in Italia il prezzo è stato altissimo: molto rigore, troppe tasse, un aumento vertiginoso della disoccupazione e del debito pubblico. Così all'improvviso la politica è stata costretta a discutere, difendere, proporre: bisogna uscire dall'euro; solo la lira può salvare le imprese; la Germania di Angela Merkel sta combattendo una guerra senza carri armati. Oppure no: dobbiamo rimanere nella moneta unica ma "battere i pugni sul tavolo", rompere i vincoli del rigore, accettare il fallimento delle istituzioni comunitarie e tornare a una "Europa dei popoli", qualunque cosa questo voglia dire. Ma al di là degli slogan, quasi nessuno sa cosa sia successo davvero: come si è passati dalla crisi delle banche a quella degli Stati e poi di nuovo delle banche? Di questo circolo vizioso senza precedenti tra debito privato e debito pubblico, la Bce è la maggiore responsabile o l'unica soluzione possibile? Consegnare il destino dell'Europa alla Banca centrale è l'inevitabile conseguenza del vuoto della politica o una sconfitta della democrazia? Il problema dell'Italia è l'Europa o semmai è vero il contrario? La notte dell'euro è stata lunga ma non è ancora finita. Queste pagine sono una guida per orientarsi nel buio.
A Venezia, già nel XIV secolo, la figura dell'Avogador aveva una funzione precisa: controllare che non venissero effettuate ruberie ai danni del bene pubblico. Poteva svolgere questo ruolo solamente chi non avesse alcun conflitto di interesse con ciò che doveva controllare. Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il MoSE, la "grande opera" ideata per risolvere il problema dell'acqua alta a Venezia, dimostrano invece il fitto intreccio che legava controllori e controllati, con conseguenze nefaste per la città, la regione e il bene comune. In questo libro Francesco Gavazzi e Giorgio Barbieri ricostruiscono la palude che per due decenni ha pervaso non solo il MoSE, ma anche l'Alta Velocità, l'Expo di Milano e altre grandi opere italiane. Dal libro emerge un sottile ma resistente filo rosso che collega la Tangentopoli degli anni Novanta al Sistema MoSE. Corruzione delle leggi prima ancora che violazione delle leggi. La vicenda del MoSE è l'emblema di un "un sistema che ha corrotto il Paese a tutti i livelli, durante la prima e la seconda Repubblica, e che ora mette con le spalle al muro la politica: spetta a lei trovare l'antidoto affinché casi del genere non si ripetano più".
Fame nel mondo, cambiamento climatico, infrastrutture che si sgretolano: nell'attuale era di ristrettezze finanziarie e difficoltà politiche non possiamo più rivolgerci ai soli governi per affrontare questi e altri grandissimi problemi sociali. Occorre - ed è già nato - un nuovo sistema economico, più collaborativo e produttivo, in cui amministrazioni pubbliche, aziende, imprese sociali, non profit e cittadini convergono per creare valore, pubblico e privato. È la "Solution Economy" che attraverso il crowdfunding, la condivisione delle risorse, lo sviluppo di app e investimenti mirati sta disegnando nuove soluzioni per problemi apparentemente non risolvibili: dalla congestione del traffico all'assistenza sanitaria low-cost, alla creazione di energie rinnovabili, alla prevenzione dell'obesità e molto altro. Ma che cosa guida questo nuovo approccio all'economia, che mette insieme bene sociale e profitto, chi sono i protagonisti del movimento e come si può farlo crescere e parteciparvi? William D. Eggers e Paul Macmillan di Deloitte rispondono a queste e altre domande, attraverso le storie delle persone e delle organizzazioni che stanno indicando la strada e l'analisi delle modalità innovative che adottano per affrontare la sfida. Una rivoluzione dei vecchi modelli operativi, un'opportunità a cui tutti possono partecipare per aumentare il benessere comune.