
"Dopo averci raccontato negli Affari di famiglia le molte miserie e la poca nobiltà dei figli dei padroni, Filippo Astone svela i segreti di Confindustria, un partito come tutti gli altri, con tanto di scandali, guerre interne e conflitti di interesse, ma anche ricco (circa un miliardo di ricavi all'anno), potentissimo e ramificato sul territorio. Di Confindustria si è sempre saputo poco o niente. In questo libro, Astone ne esamina la gigantesca struttura svelandone i meccanismi interni e le complesse e oscure alchimie. Spiega perché è così influente e come funziona il suo potere, quali sono le leggi che ha imposto e in che modo vuole ridisegnare il Paese, delegittimando il sindacato e ottenendo mano libera sui contratti.
Il Partito dei padroni racconta inoltre segreti, trame e strategie dei signori dell’economia italiana e gli scontri sotterranei che ne squassano il tessuto. Scoperchia il santuario dell’establishment economico mettendone in luce la mancanza di ricambio, i compensi incredibili e slegati dai risultati, il parassitismo e la tendenza a comportarsi in modo del tutto analogo, se non peggiore, a quello della "casta" politica.
Cesare Romiti ha attraversato cinquant'anni di storia italiana. Lo ha fatto non solo come manager, amministratore delegato e presidente della Fiat prima e presidente della Rcs poi, ma anche da protagonista di un sistema che univa finanza, capitalismo delle grandi famiglie e politica, in un intreccio che ha prodotto insieme frutti virtuosi e perversi. Un sistema che Romiti ha perfettamente incarnato, aiutato anche dall'essere stato per ventiquattro anni il rappresentante della prima e più blasonata industria italiana, un ruolo che gli consentiva di giocare a tutto campo anche fuori dai suoi cancelli. Così, anche per il suo strettissimo legame con la Mediobanca di Enrico Cuccia, non c'è stata grande operazione che lo abbia visto estraneo, o personaggio della vita pubblica con cui non abbia avuto a che fare. Unendo indubbie capacità professionali, un forte decisionismo e un innato senso del potere, Romiti è stato il capostipite di una nuova figura, quella del manager-padrone che provvisto di un mandato forte da parte degli azionisti gestiva l'azienda in completa autonomia e la rappresentava ai tavoli della politica e del confronto tra le parti sociali. Da Gianni Agnelli a De Benedetti, dal terrorismo a Mani Pulite, dalla prima Repubblica a Berlusconi, molti episodi e personalità importanti della recente storia italiana sono strettamente intrecciati con la sua biografia. In questo libro, Romiti rilascia a Paolo Madron una confessione lucida e a tratti impietosa...
Questo libro si propone un compito tanto necessario quanto controcorrente: smontare il mito della decrescita come visione alternativa della società rivelandone di volta in volta i numerosi luoghi comuni, le ingenuità o addirittura la malafede. Ha davvero senso il nuovo mito del ritorno alla terra e l'elogio dei contadini del passato? È giusto considerare l'austerità un valore contrapponendola al "demoniaco" consumismo? Siamo proprio sicuri che lo slow food sia più etico e altruistico del tanto stigmatizzato fast food? E uno Stato in cui qualcuno decidesse cosa è necessario consumare per vivere, e cosa non lo è, non diventerebbe uno Stato totalitario? Non c'è il rischio che si tratti dell'ennesima, prepotente riemersione di un'ideologia antica che ha già avuto in passato esiti politicamente nefasti? Da Carlo Petrini a Serge Latouche, da Simone Perotti a Vandana Shiva, Simonetti passa in rassegna idee e proclami di tutti quei teorici della "decrescita felice" che in nome di una visione del passato nostalgica e sentimentale, e animati da diffidenza e ostilità nei confronti della scienza, della tecnica e del progresso, finiscono col "vedere l'apocalisse con ghiotta impazienza". Con ironia e passione, e uno stile limpido e acuminato, l'autore di questo libro ci dimostra che nessuna decrescita potrà mai essere felice, ma solo estremamente pericolosa.
Che cosa hanno in comune gli ultimi samurai giapponesi e i burocrati della nostra pubblica amministrazione? Quali armi utilizzano i moderni samurai per bloccare le riforme? E perché la resistenza che oppongono è la vera ragione per cui è tanto difficile riformare, aprire i mercati alla concorrenza, evitare la corruzione? In questo libro l'economista Francesco Giavazzi e il giornalista Giorgio Barbieri individuano nella burocrazia, che da mercati bloccati ottiene potere e rendite, la corporazione che maggiormente si oppone al cambiamento del Paese.
"Che cos'è l'economia?" è una "lezione" che si sviluppa in tre parti. Nella prima si contempla il modo in cui l'uomo usa le risorse del suo ambiente: il rapporto tra economia, tecnologia, ecologia. Nella seconda si analizza il modo in cui si svolgono gli scambi all'interno dell'economia, in particolare il mercato e il ruolo della moneta. Nella terza si indagano i rapporti tra la potenza del capitalismo e il potere della democrazia. Dice Giorgio Ruffolo: "L'economia politica deve poter spiegare qual è il modo in cui le cose possono maggiormente servire per aumentare il benessere, certamente la ricchezza, ma anche la felicità, la felicità che è inscritta non nei libri di economia, ma addirittura in una delle più grandi costituzioni politiche della storia, la costituzione americana: "happiness", la felicità del popolo. Gli economisti dovrebbero essere coscienti che la ricchezza serve alla felicità, che l'economia serve all'uomo e non è l'uomo a servire l'economia".
Welfare non è un servizio, ma è una relazione. Avere cura degli altri è agire un modo di stare al mondo, è una dimen- sione umana che tocca alcuni snodi significativi: ospitalità, autorità, dovere, responsabilità.
Ma negli anni il welfare è stato istituzionalizzato, perden- do il suo senso originario. “La mia porta è sempre aper- ta”, ha detto Papa Francesco. Aver chiuso la nostra porta, aver spostato tutto, in questi anni, verso l’istituzione è stato frutto di un processo culturale profondo, che ha compor- tato conseguenze altrettanto profonde. Occorre tornare a un’idea del welfare fondata sulla fiducia, sulla socialità, sulle idee di convivenza e cittadinanza.
Questo libro avanza alcune proposte concrete e realizzabili ma soprattutto cerca di disegnare una visione comunitaria del welfare, nel suo necessario legame con la democrazia e la partecipazione.
L'era che stiamo vivendo, caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti della tecnologia, porta con sé una grave minaccia per la natura umana: un'architettura globale di sorveglianza, ubiqua e sempre all'erta, osserva e indirizza il nostro stesso comportamento per fare gli interessi di pochissimi - coloro i quali dalla compravendita dei nostri dati personali e delle predizioni sui comportamenti futuri traggono enormi ricchezze e un potere sconfinato. È il "capitalismo della sorveglianza", lo scenario alla base del nuovo ordine economico che sfrutta l'esperienza umana sotto forma di dati come materia prima per pratiche commerciali segrete e il movimento di potere che impone il proprio dominio sulla società sfidando la democrazia e mettendo a rischio la nostra stessa libertà. Il libro di Shoshana Zuboff, frutto di anni di ricerca, mostra la pervasività e pericolosità di questo sistema, svelando come, spesso senza rendercene conto, stiamo di fatto pagando per farci dominare. Il capitalismo della sorveglianza, un'opera già classica e un libro imprescindibile per comprendere la nostra epoca, è l'incubo in cui è necessario immergersi per poter trovare la strada che ci conduca a un futuro più giusto - una strada difficile, complessa, in parte ancora sconosciuta, ma che non può che avere origine dal nostro dire "basta!".
Il volume ripercorre l’evoluzione della crisi mondiale e mira a fare il punto dell’impressionante quantità di informazioni e studi prodotti sul tema, analizzando separatamente, in distinti capitoli, con un taglio sintetico ma esaustivo, gli aspetti finanziari, gli effetti sull’economia reale, le risposte di politica economica, l’impatto sull’Italia e gli sviluppi del dibattito accademico. L’esperienza professionale degli autori, appartenenti a importanti istituzioni, pubbliche e private, ha reso possibile “inquadrare” la crisi da “punti di osservazione” differenti. La crisi, iniziata nell’agosto del 2007 con le turbolenze sulmercato dei titoli subprime, dopo aver attraversato diverse fasi,
si è riaccesa nei primi mesi del 2010, quando si sono manifestate forti tensioni sul debito sovrano di alcuni paesi europei ed è culminata, in maggio, con l’intervento di
salvataggio straordinario a favore della Grecia.
Superata l’emergenza, restano ancora molte ombre per il futuro che costringono a considerare quella che si racconta come la storia, incompiuta, di tre anni difficili e non come la storia di una crisi oramai alle spalle.
A cura di Antonella Crescenzi
Contributi di Antonella Crescenzi, Paolo Biraschi, Fabrizio Marconi e Stefania Tomasini
Quote rosa. Ruolo della donna. Leadership femminile. Su questi temi discutono (e polemizzano) i mondi della politica e dell'economia. Un'economia che, adesso, esige che le donne non restino solo "l'altra metà del cielo", per citare "Il Grande Timoniere" Mao, ma diventino realmente l'altra metà dei consigli d'amministrazione. Non solo parità nell'occupazione e nel trattamento economico, quindi, ma anche nell'accesso ai vertici delle aziende pubbliche e private. In questo saggio, con l'aiuto delle dirette protagoniste sulla scena italiana, si ripercorre il percorso già fatto e si esplora quello, ancora lungo, da compiere per sfondare una volta per tutte il "soffitto di cristallo" che da sempre limita le possibilità di carriera al femminile. Senza dover diventare a tutti i costi acrobate della conciliazione tra l'essere mamma, moglie e manager.
Poco più di un decennio fa, il coronamento "monetario" dell'unità europea sembrava portare con sé infinite opportunità e grandi prospettive per tutti i cittadini dell'Unione. Tuttavia, una gran parte delle premesse che avevano portato alla nascita dell'euro sono state disattese e le promesse mancate di benessere e stabilità hanno influito pesantemente sulla vita dei cittadini europei. Giuseppe Di Taranto, che già all'indomani della creazione dell'Unione Europea denunciava i rischi e gli errori insiti nelle politiche economiche e monetarie in atto, crea oggi, con "L'Europa tradita", una narrazione che è tanto atto di accusa quanto proposta fattiva di ripensamento della politica economica e delle regole giuridico-istituzionali dell'Unione Europea. Un ripensamento "improcrastinabile, se non si vuole, in un futuro non troppo lontano, che dalla celebrazione dei cinquant'anni della CEE, nel 2007, si passi alla sua commemorazione".
Di economia tutti parlano ma pochi hanno una preparazione adatta a una comprensione effettiva di termini e concetti che pure entrano in una comune conversazione. Infatti l'economia continua a non figurare nei nostri programmi scolastici. Il "Lessico dell'economia", che nasce dalla rubrica settimanale di Fiorella Kostoris Padoa Schioppa per Radio Radicale, intende colmare questa lacuna. Rivolgendosi a un vasto pubblico, l'autrice seleziona dalle prime pagine dei giornali le parole chiave e ne spiega, in estrema sintesi, il significato: dall'inflazione al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), dal condono ediizio al Patto europeo di Stabilità e Crescita, dal deficit al debito pubblico, dalle pensioni al PIL, dal cambio euro/dollaro alla riforma delle Autorità di vigilanza sul risparmio, dal clima di fiducia al taglio del potere d'acquisto degli italiani.

