
Il tema dell'agricoltura sta tornando di attualità. Diversamente da altri pur interessanti libri sui contadini, questo è un libro dei contadini, nel senso che dà la parola alle loro narrazioni. I testimoni che abbiamo incontrato sono i protagonisti di un'agricoltura che resiste, che costruisce esperienze plurali e che indica una via d'uscita dall'impasse dell'agricoltura industrializzata. Nelle loro narrazioni abbiamo riconosciuto la passione e l'orgoglio di essere contadini, la forte integrazione di vita e lavoro, i tratti di una contadinità che recupera saperi e tradizioni rigiocandoli dentro la modernità, intrecciandoli con saperi e modi moderni. Sono contadini per scelta, che hanno un'idea di futuro che contiene la riconciliazione con la natura e con la società, e una visione dei rapporti economici ispirata non al profitto dei singoli ma alla ricerca del benessere collettivo. Il loro fine non è l'arricchimento, ma quello di una vita dignitosa in equilibrio con la natura, e le loro pratiche, di lavoro e di impresa, sono spesso all'altezza di un cambiamento radicale del modello di sviluppo fin qui dominante. Prefazione di Pier Paolo Poggio.
"Crescita, crescita": è la parola magica pronunciata a sazietà per salvarci da crisi che non cessano di succedersi... Questo per la pretesa dell'uomo di credere di poter sfruttare senza limiti i suoi simili e il pianeta e di aver creato un modello destinato a generare sempre maggior ricchezza, sempre maggiore felicità. Tuttavia, a partire dalle tesi di Nicholas Georgescu-Roegen, noi sappiamo che ciò non è possibile, mentre Ivan Illich e André Gorz ci hanno insegnato che è possibile un altro schema di società, capace di rispettare insieme l'ambiente e l'uomo. Gli "incontri" di Latouche sono con gli indios latinoamericani, con l'autarchia italiana tra le due guerre, con i precursori della decrescita, con la mercificazione dei viaggi alle Seychelles, con l'Africa, con la Cina e con i dibattiti e le esperienze in corso in Europa. L'opera ha un andamento quasi biografico con il susseguirsi di avvenimenti, esperienze e riflessioni. Prefazione di Patrick Piro.
Negli scorsi 25 anni, più di 150 milioni di giovani migranti si sono mossi dalle campagne verso le periferie industriali della Cina. Per dimensioni e rapidità, una migrazione senza precedenti. Su imposizione dei giganti dell'industria globale, ossia dei committenti che hanno stretto accordi con fornitori cinesi, i lavoratori affrontano orari, ritmi di lavoro e condizioni di vita che non concedono respiro. Sono in particolare i grandi marchi dell'elettronica che attingono al lavoro vivo di queste persone, con l'obiettivo di lanciare sul mercato nuovi prodotti a getto continuo. Qui si mette a fuoco il caso più eclatante: il legame della committente statunitense Apple con la cinese Foxconn. Entrambe hanno fondato le proprie fortune sul regime di fabbrica-dormitorio, destinato a lasciare tracce profonde nella società cinese e nel resto del mondo. Questo libro è il risultato di ricerche sulle vite e sulle aspirazioni dei migranti cinesi inurbati che lavorano per la Foxconn, e ancor più per la Apple, sulle lotte di giovani diventati adulti in fretta che raccontano in prima persona la loro situazione, cercando di rompere il loro isolamento sociale.
Storico delle istituzioni politiche, studioso della Bibbia e teologo protestante, sociologo e critico del sistema tecnico, Jacques Ellul (1912-1994) è uno dei principali precursori della decrescita. Maestro di Ivan Illich e ispiratore di José Bove, nei suoi scritti ha denunciato gli eccessi della società occidentale attraverso la critica della ragione geometrica e la denuncia del disvalore generato dal progresso tecnico e del fallimento della promessa di felicità della modernità, arrivando a teorizzare la riduzione del tempo di lavoro. "Non può esserci una crescita illimitata in un mondo limitato" è il messaggio dei brani scelti per presentare la figura del più grande contestatore della corsa senza freni della tecnica, il cui pensiero è illustrato in modo efficace in un saggio inedito di Serge Latouche.
Segretario Generale del PCI dal 1972 al 1984, Enrico Berlinguer (1922-1984) è protagonista di una ricerca politica e di una vicenda umana che alludono alla critica di un modello consumistico che a partire dagli anni '60 stava corrodendo la società italiana e l'Occidente tutto. Nei due discorsi sull'austerità del 1977, inseriti in questo volume al termine di un esauriente saggio di Giulio Marcon, sono contenute la critica al modello di sviluppo e la visione dell'economia capitalistica che più lo avvicinano all'attuale riflessione sulla decrescita. Pensieri di un leader sobrio, timido e austero, carismatico senza cedere al narcisismo, alle apparenze e al culto dell'immagine.
L'opera di Charles Fourier (1772-1837) sviluppa una filosofia della ricchezza e una critica dell'industrialismo e del commercio che prefigurano gli eccessi dell'economia di mercato e anticipano la riflessione socialista. Leggere il suo pensiero alla luce di una problematica - la decrescita - che gli è in parte estranea, si rivela quindi attività feconda, che consente di esplorarne una parte finora non indagata. Senza negare i paradossi dell'opera di Fourier, Chantal Guillaume ne sottolinea la critica controcorrente del "capitalismo termo-industriale".
Dell'opera di Tolstoj (1828-1910) si conoscono i potenti affreschi romanzeschi e la riflessione teorica sulla non-violenza. Tuttavia i suoi testi cristiani, le sue analisi di economia politica e la sua osservanza di pratiche e valori contadini ne fanno anche un precursore della decrescita. A prescindere dai loro presupposti teologici, cui non si è tenuti necessariamente ad aderire, questi scritti contengono un insegnamento prezioso per chi vorrebbe lottare, anzitutto nei suoi comportamenti quotidiani, contro il delirio di una società fondata sull'idea di onnipotenza. Ma Renaud Garcia mostra anche che sulle questioni del denaro, del lavoro o del "progresso", il pensiero di Tolstoj, lungi dall'essere quello di un saggio isolato, contiene proposizioni politiche in grado di servire da base alla trasformazione delle nostre società.
Questo libro parla di economia e si rivolge a tutti, anche a chi reputa di non avere strumenti per cercare di capirne qualcosa o di saperne di più. L'economia, che Thomas Carlyle definì "scienza triste", è in realtà una parte importante di noi, un fenomeno che bene o male conosciamo tutti, anche senza rendercene conto. Facendosi carico dell'educazione a una migliore coscienza del fatto economico, una buona scienza economica promuoverà una maggiore coscienza di ciò che intimamente ci riguarda, ogni giorno e ogni ora del giorno. Cambiano le idee e le culture dominanti, cambiano ancor più velocemente le tecniche, creature del progresso. Questo, tuttavia, non è un libro "tecnico", e non perché vuole evitare di risultare di ardua lettura, ma perché vuole raggiungere il suo scopo. Che è quello di essere un vero manuale di economia, e come tale generale, esauriente, diretto a chiarire cos'è l'economia e per quale motivo deve stare a cuore a chiunque. L'economia è la sperimentazione dei fatti già pregiudicati nelle cose. Sua regola indefettibile è che il pensiero si traduce in azione per effetto della volontà. E manca, nell'aritmetica del denaro, l'"ombra" della volontà. Motivo per cui l'economia della moneta è limitata, e va superata. Per questa stessa ragione quella dell'economia è una scienza dello spirito, per nulla noiosa, tutt'altro che triste.
Il référence book internazionale sulla decrescita. Oltre cinquanta lemmi, suddivisi per linee di pensiero e organizzati in ordine alfabetico: questioni centrali, azioni, alleanze e pratiche. Lo strumento più completo per chi voglia addentrarsi nel vocabolario di una nuova era.
"Non è più possibile muovere una critica alla società dei consumi senza fare riferimento alle analisi di Jean Baudrillard [...]. È quasi impossibile non riprendere alcune delle sue formule, tanto pregnanti sono le sue intuizioni e forte la seduzione del suo stile letterario. Lo smontaggio della macchina pubblicitaria, la messa in luce della sua onnipresenza manipolatoria e ossessiva sono stupefacenti. La pubblicità ha un ruolo centrale nella costruzione di una società dello spettacolo, anticamera della società del simulacro. I primi cinque libri del nostro autore, un vero e proprio smontaggio della società della crescita, potrebbero, a una prima lettura, essere perfino presi per il pentateuco della decrescita."
Che al centro dell’economia vi sia il denaro sembra uno di quegli assiomi che rientrano nel novero delle ovvietà. Il perdurare della crisi finanziaria offre la testimonianza più potente del fallimento del denaro nel garantirci un’esistenza migliore e un’economia più giusta. Diventato un fine a se stesso, sciolto da ogni vincolo sociale, il denaro, oggetto oscuro e ingovernabile, meta e ossessione degli sfruttati non meno che degli sfruttatori, deve essere abolito per la liberazione della politica e per la salute sociale. Il progressivo abbandono del criterio della moneta è un destino, un fatto ineluttabile, ma la realizzazione di un’economia postmonetaria è oggi un monito da mettere in pratica tempestivamente per realizzare un’altra politica e un nuovo diritto capaci di mettere insieme efficienza economica, giustizia sociale e libertà individuale.
Capitalismo vs democrazia. Una battaglia che si combatte prima di tutto dentro ognuno di noi. Se la libertà individuale è un valore assoluto, altrettanto lo è la costruzione di un'identità sociale centrata su valori comuni nei quali tutti devono poter «essere» per autodeterminarsi. Ma fino a quando l'interesse individuale teso all'accumulazione illimitata prevarrà sui valori comuni le democrazie saranno fortemente a rischio. E in tale prospettiva che questo libro affronta la forte tensione esistente nelle società capitaliste animate da una competizione estrema e guidate da una logica razionale positivista, come una lotta tra lupi e agnelli. In tale scenario vengono individuate anche delle vie d'uscita, come un approccio fenomenologico all'economia per uscire dal positivismo economico, dove la relazione con la materialità è un concetto, un'idea, una funzione potenziale del nostro essere che si iscrive nella coscienza e definisce «la domanda di diritti umani e sociali». Per queste ragioni afferma che solo un cambio dell"«io» che si apre al mondo e costruisce il «noi», come flusso di coscienza comune, potrà permetterci di superare le società capitaliste che hanno ormai perduto ogni capacità di portare avanti una costruzione comunitaria.

