
Questo breve saggio di Hosea Jaffe affronta il tema dell'importanza della duplice piattaforma petrolio-automobile per il cosiddetto sviluppo dell'economia internazionale e le conseguenze che questo binomio ha nella vita di tutti noi, sia a livello quotidiano sia su scala mondiale: secondo l'autore l'accoppiata petrolio-auto è causa di molti conflitti del passato, del presente e lo sarà anche per il futuro. Jaffe mette in evidenza le ricadute negative di questa industria sia come costo in vite umane, sia come danno per l'ambiente, sia come fattore di sviluppo imperialistico. Per favorire lo sviluppo dell'industria auto-petrolio, inoltre, non si è dato corso allo sviluppo delle ferrovie e del trasporto pubblico.
L'Europa costruita sulla base di parole chiave quali "sviluppo", "sicurezza", "competizione" e "euro", non implica l'apertura e l'accoglienza dei cittadini e degli stranieri. Non si tratta di un'Europa dell'interesse pubblico e dei lavoratori, ma una costruzione che tende a realizzare, attraverso il controllo degli abitanti e delle risorse, le migliori condizioni per la competizione economica neoliberista. L'allargamento rischia di tramutarsi in un mezzo per ottenere manodopera a prezzi sempre più bassi e per ridurre le protezioni sociali. Non è, insomma, un'Europa delle persone e dell'incontro delle culture, ma Europa dei capitali. Il volume indaga queste questioni in vista di un modello diverso, di un'Europa dei popoli costruita dal basso.
La Regione Toscana ha affidato all'Os.C.Ar., l'Osservatorio permanente sul Commercio delle Armi di IRES Toscana, la redazione di questo Annuario dedicato ai temi del controllo del commercio degli armamenti. Questa prima edizione dell'Annuario propone una selezione delle ricerche dell'Os.C.Ar. riguardanti in particolare le esportazioni italiane di armi e il commercio internazionale di armamenti. Nella seconda parte vengono aperte agili finestre sull'attualità, inerenti la spesa militare italiana e internazionale, la regolamentazione europea sulla trasparenza e il controllo di armi, le armi di distruzione di massa.
Alla domanda "che cos'è il capitalismo?" le risposte si differenziano a seconda che si consideri l'evento del capitalismo un fenomeno pertinente alla macroeconomia piuttosto che alla sociologia politica, alla storia o ad altra disciplina. Si dirà che la differenza fondamentale sta nella separazione tra difensori e oppositori del capitalismo. Ma questa seconda differenza, o se vogliamo primaria dialettica, oggi si sta sempre più sfumando nei Paesi che si autodefiniscono sviluppati.
Gli interventi qui raccolti, di studiosi di diversa nazionalità e formazione, sono un primo tentativo di affrontare il tema del dopo-sviluppo. Attori sociali del Nord come del Sud si riconoscono in una comune riflessione sul tema di una decostruzione del pensiero economico che vede nello sviluppo e nella crescita del PIL il motore delle relazioni umane e l'obbiettivo delle scelte politiche dei governi. Quello che si vuole mettere in discussione è il concetto stesso di sviluppo, di povertà, di bisogni, di globalizzazione a partire dal concetto di de-crescita.
Questo volume raccoglie una parte delle molte migliaia di pagine pubblicate dalla rivista CNS (Capitalismo Natura Socialismo) dal 1991 ad oggi. La rivista, nata nel solco dell'interesse suscitato anche in Italia dalla rivista omonima edita da James O'Connor in California, ha cercato di dare risposta alla domanda se il capitalismo sia compatibile con la difesa della natura e dell'ambiente intesi come base vivente della stessa vita degli esseri. Gli articoli raccolti in questo volume contengono molti segni di questi cambiamenti e testimoniano che le grandi crisi ecologiche, esacerbate dalla globalizzazione neoliberista, trovano tuttavia origine nel capitalismo e nelle sue leggi di accumulazione illimitata.
Il compito che questo libro si assume è triplice. In primo luogo si cerca di isolare lo spirito del denaro e di vedere come la sua logica fornisca le radici al pensiero liberale e liberista. In secondo luogo, attraverso il sussidio dell'antropologia culturale della storia sociale ed economica, si tenta di mettere in luce i riflessi culturali di tale logica. Infine il lavoro si concentra nella disamina dei poteri impliciti e delle tendenze di sviluppo della pratica monetaria. Poteri e tendenze rintracciabili anche in ambiti apparentemente non correlati come la globalizzazione, la crisi ambientale e la crisi dei valori.
L'autrice del libro ha viaggiato per l'America latina, l'Africa e l'Europa per intervistare i poveri, gli esperti, i dirigenti delle compagnie, allo scopo di riportare la storia complessa dell'approvvigionamento idrico che va risolta oltre il semplice scontro tra servizio pubblico e fornitura privata o fusioni tra i due. La domanda di fondo è: le decisioni sull'approvvigionamento idrico e sull'accesso all'acqua devono essere prese dai cittadini nelle società democratiche, o dalle compagnie private e dalle multinazionali? L'acqua è un diritto dell'uomo o soltanto un altro bene commerciabile? Il testo cerca di rispondere a queste domande.
Il volume ripercorre la storia dei movimenti dei lavoratori nel secolo scorso. In particolare ci si sofferma sul periodo che va dal secondo dopoguerra ad oggi e sulla stretta relazione di questa storia con quella del capitalismo italiano. Una storia fatta di divisioni all'interno del movimento, ma anche di momenti di grande unità. Durante i primi anni Settanta, con l'inizio dell'attuale fase dello sviluppo capitalistico a livello mondiale, i movimenti cominciano ad assumere diverse posizioni nei confronti della controparte. Da un lato si insiste sulla concertazione e sulla partecipazione, dall'altro si ritorna ad una visione più politica che non tribunizia del sindacato.