Il libro «Dio. Introduzione al problema teologico», cerca di rispondere al «problema essenziale dell'uomo essenziale, dal quale ogni altro problema dell'esistenza prende chiarezza (l'etica, il diritto, l'economia...)», cioè il problema di Dio. «L'intelletto umano che tende naturalmente alla verità come al suo bene proprio, è spinto presto o tardi a porsi il problema di Dio, a cercare quindi la dimostrazione della sua esistenza: perché il significato e valore ultimo di ogni verità viene da Dio ed ha in Dio il suo ultimo fondamento, come verità per essenza da cui s'irradia ogni verità creata che è verità soltanto per partecipazione». «L'esistenza di Dio è il problema dei problemi: esso costituisce la conclusione di tutta la filosofia e della conoscenza umana sia ordinaria come scientifica, perché da esso dipende l'orientamento definitivo che l'uomo deve dare alla sua condotta e alla sua vita intera». (Cornelio Fabro)
Parlare d'amore oggi è fin troppo facile. La parola è abusata fino al logoramento, e per lo più risuona nel suo significato 'romantico': il sentimento di fusione con l'essere amato, l'appagamento di un desiderio di realizzazione che, a ben vedere, rimanda infine all'atteggiamento narcisistico sempre più diffuso. Si può superare questa accezione emotiva e superficiale dell'amore e parlarne da un'altra prospettiva? E si può, partendo da un'esperienza più autentica di amore umano, rivelare un nuovo e più profondo significato della parola Dio? Tomás Halík ne è convinto e si dedica all'impresa in questo saggio acuto, di godibilissima scrittura, ricco di riferimenti letterari e filosofi-ci, aperto ai fermenti più vivi della cultura laica. E incontra subito sant'Agostino, cui è attribuita la frase che ha scelto come titolo: Amo: volo ut sis, «Amo: voglio che tu sia». Perfetta sintesi, egli dice, del vero significato della parola amore, in controtendenza rispetto al sentire comune: facendo propria questa frase, l'io non si limita a prendere coscienza dell'esistenza dell'altro, ma la accoglie come componente fondamentale che arricchisce la sua vita, che impedisce al suo mondo di diventare terribilmente vuoto e grigio. Il vero amore umano chiede dunque di cambiare prospettiva, di avere il coraggio di dimentica-re se stessi in forza degli altri. Proprio per questo l'amore è un tema profondamente religioso, capace allo stesso tempo di parlare alle coscienze odierne per le quali il discorso cristiano suona come una lingua sconosciuta o dimenticata da tempo. Perché il Dio amore, lungi dall'essere il Dio banale stigmatizzato da Nietzsche, è un Dio che invita tutti, credenti e non credenti - 'residenti' e 'cercatori', come preferisce definirli Halík - alla magnifica danza dell'amore «in cui si fondono cielo e terra, grazia e natura, divino e umano, la Trinità divina e le tre virtù attraverso le quali entriamo danzando nell'eternità».
«La Sezione prima degli Opera Omnia di Henri de Lubac si sostanzia di quattro scritti che, sotto il titolo Luomo davanti a Dio, sono ricondotti dallo stesso Autore a questo ordine: 1. Sulle vie di Dio; 2. Il dramma dell'umanesimo ateo; 3. Vroudhon e il Cristianesimo; 4. Paradossi e Nuovi Paradossi. L'intento non è stato quello di una proposizione cronologica, ma dell'articolazione dei nuclei tematici del lavoro e della riflessione teologici e storico-teologici dell'Autore. [...] Dovessimo trovare, per quanto ci è dato osservare, un centro, non sistematico ma genetico, a questo plesso di opere, attorno a cui far gravitare l'impegno circoscritto di questa produzione letteraria, lo vedremmo in quel dialogo "disarmato" tra due ventenni, un gesuita o meglio aspirante gesuita e un neo-insegnante non credente, nelle trincee della Grande Guerra. Ci pare che il fatto, insistentemente ricordato dal teologo, conferisca l'intensità al titolo stesso scelto per la sezione e alla sua problematicità. E ci pare che esso sia ciò che concretamente segna il fuoco o l'anima dell'impegno intellettuale di de Lubac, almeno per questa sezione. [...] "La critica dell'idea di Dio in Proudhon - sottolinea de Lubac -, non porta come in Comte o in Feuerbach, a mettere l'uomo al posto di Dio [...] la religione di Proudhon non è incentrata sull'Umanità, ma sulla Giustizia. Se il problema di Dio, per certi riguardi, rimane in sospeso, la giustizia si impone assolutamente alla coscienza." La Giustizia per Proudhon è definita in tanti modi, ma è così definibile perché gode di una "pienezza che non si può definire che religiosa"» (Dall'Introduzione di Costante Marabelli alla Sezione prima dell'Opera Omnia)
L'indagine sull'origine, sulla natura e sulle funzioni del logos dell'uomo nei primi autori cristiani, in relazione alla cultura classica e tardo-antica, è fondamentale per comprendere l'antropologia e la teologia su cui si fonda la tradizione occidentale. Questo volume raccoglie gli interventi del Convegno "Il Logos di Dio e il logos dell'uomo. Concezioni antropologiche nel mondo antico e riflessi contemporanei" svoltosi presso l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna (14-15 novembre 2012). Esso si pone in continuità con gli studi pubblicati in questa stessa collana nel volume "Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos di Dio". Ricordando Marta Sordi, a cura di R. Radice e A. Valvo (2011). Il tema della ragione interpella l'uomo contemporaneo che affronta comunque la domanda sull'io. Le questioni inerenti alla ricerca di senso, all'esistenza della verità e della norma, e quindi alla formulazione di un giudizio etico, hanno, nel pensiero cristiano delle origini in rapporto con il giudaismo e con istanze ellenistiche, un fondamento ontologico. È necessaria una verifica nell'attuale contesto. E sull'identità umana integrale, alla luce della memoria storica, di conseguenza, assumono modalità significative anche il dialogo interculturale e la ricerca scientifica.
Accompagnare nella vita dello Spirito è un'arte che si incide sulla persona fin da quando è stata a sua volta accompagnata. E. Stein "come" venne a scoprire "il linguaggio di Dio nel Cuore della persona"? "Come" a sua volta ne fece dono? L'antropologia evangelica diventa allora personale, inedita, e i volti degli accompagnatori sfilano delineando relazioni personali ricche e trasparenti con grandi "la più grande donna nel cielo dei filosofi tedeschi" approda al Carmelo e Scopre Teresa di Gesù, formatrice di "pietre vive", che vivono la fede e hanno "afferrato e tengono la mano di Dio".