La questione antropologica è oggi più che mai urgente in tutti gli ambiti. Che cosa è l'uomo? Meglio, chi è l'uomo? Varie sono le risposte, spesso tra loro inconciliabili. Eppure il presente e il futuro dell'uomo, nonché del pianeta in cui vive, dipendono non poco dalle risposte di cui si occupa l'antropologia teologica. In tale orizzonte il volume presenta in particolare il pensiero di Chiara Lubich, offrendo alcune novità dal punto di vista metodologico e contenutistico. Dopo un'introduzione sulla persona e l'opera letteraria della Lubich, vengono esaminati i contenuti più importanti della sua concezione antropologica, alla luce della specifica metodologia dell'autore: una "metodologia dall'interno", che si differenzia da quelle che la tradizione teologica ha definito "dall'alto" o "dal basso". Ne deriva la constatazione di quanto pertinente sia per l'antropologia della Lubich l'attributo a essa associato di "trinitaria".
Di quanto sia fecondo e ricco il ministero della cura dei malati ci dà testimonianza questo scritto. Non una trattazione di pastorale sanitaria, ma una narrazione esistenziale, una spigolatura di esperienze concrete e toccanti, arricchite da riflessioni spirituali e dalla testimonianza di alcuni pazienti che hanno vissuto - nella luce della speranza cristiana - il momento della prova. In questo suo diario, o zibaldone, come padre Andrea Stefani lo definisce, si rincorrono storie e riflessioni che ci introducono nel mistero della malattia, della vecchiaia e della morte. Di fronte alla sofferenza più acuta e incomprensibile, il cristiano non conosce una strada per aggirare il dolore, conosce piuttosto la strada della compagnia: la "compagnia degli uomini" e la "compagnia di Dio". Perché la "notte oscura" della Croce non arriva quando giungono le prove, le malattie, le morti, ma quando chi soffre resta dimenticato e solo.
Con la bolla "Misericordiae Vultus", papa Francesco ha indetto un Giubileo Straordinario dedicato alla celebrazione della misericordia. Ma cos'è la misericordia? E che vuol dire essere misericordiosi? Esistono domande senza risposte, ma non risposte senza domande, ciò vale anche per la misericordia: essa rappresenta un tentativo di rispondere a situazioni negative che la precedono. Le due aree in cui sorge la domanda alla quale la misericordia cerca di rispondere sono quelle della sofferenza e della colpa (o del peccato, se ci si colloca in un ambito religioso). La misericordia è contraddistinta da una carenza connessa al fatto che le due parti non si pongono sul piano di parità: un conto è aiutare e perdonare, altro essere aiutati e perdonati. Perché non scompaia il senso dell'uguaglianza diviene allora indispensabile appellarsi alla dignità umana.