Affermatasi a partire dal secondo dopoguerra fra le principali potenze industriali, l'Italia rappresenta un caso a sé stante nel quadro delle economie occidentali. Tanto differenti, rispetto a quelle di altri paesi europei, sono state, oltre alle matrici del capitalismo italiano, le risorse materiali, le condizioni strutturali e le caratteristiche sociali della nostra esperienza economica. Ed evidenti sono tuttora alcune sue rilevanti asimmetrie. Sullo sfondo delle vicende della finanza e del mercato internazionale, Castronovo ricostruisce il complesso itinerario dell'economia italiana, intrecciandolo sia agli eventi politici e agli orientamenti culturali sia alle trasformazioni di natura sociale. Vengono così rievocate, insieme all'opera dei principali attori della vita economica e delle diverse componenti del mondo del lavoro, le fasi più significative di un processo di sviluppo e di modernizzazione che non fu né univoco né lineare, ma molto difforme dal punto di vista del territorio ed estremamente accidentato. Dopo aver compiuto rilevanti progressi economici, anche grazie al dinamismo di una miriade di piccole e medie imprese, senza colmare tuttavia il divario fra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, l'Italia è oggi di fronte al problema del risanamento di un ingente debito pubblico nell'ambito dell'Unione monetaria europea, e a quello della crescente competitività di grandi paesi emergenti. Nell'epoca della globalizzazione, il nostro Paese si trova dunque a percorrere un tornante cruciale per il suo futuro. Questa edizione ripensa radicalmente gli eventi degli ultimi decenni aggiornando la trattazione alle sfide del 2020.
Aggiornato a
- L. 160/2019 (legge di bilancio per il 2020)
- D.L. 124/2019 (decreto Fiscale)
- D.M. 1 agosto 2019 e 11 novembre 2019
- Ultimissima giurisprudenza 2019-2020
Dall'homo oeconomicus al capitalismo, da Dio al dio-denaro. È sempre esistito un profondo intreccio tra economia e religione, tra mercato e spirito, ed esiste ancora, anche se abbiamo perso la capacità di vedere la dimensione religiosa dentro la vita economica e sociale. Nella formazione dei nuovi economisti e scienziati servirebbe molta più antropologia e scienze umane, che invece si stanno riducendo drasticamente nei corsi di studio delle nostre università. L'homo oeconomicus - cioè lo sguardo sul mondo e sui rapporti sociali tipico dell'economia - è molto più antico della scienza economica, e se l'homo oeconomicus nella modernità si è potuto affermare come ideologia universale è perché la sua logica era molto antica e radicata nell'esperienza umana. Ben prima dell'economia, è stata infatti la religione ad inventare l'homo oeconomicus. In particolare, la logica sacrificale è alla radice dell'esperienza religiosa. Nella sua essenza il sacrificio non è altro che una moneta, una forma di scambio mercantile che gli uomini hanno applicato al loro rapporto con la divinità. Il primo commerciante è stato l'uomo primitivo, e il primo creditore è stato Dio. Se non partiamo da questo dato arcaico, non capiamo né il capitalismo né l'umanesimo occidentale. La dimensione religiosa, o meglio, idolatrica del capitalismo informa l'intera vita economica contemporanea, ma è particolarmente evidente e rilevante nella cultura delle grandi imprese globalizzate che con i loro riti, liturgie e dogmi, assomigliano sempre più a delle chiese.