Guida Liturgico Pastorale dall'Avvento 2019 a Novembre 2020
Dalla presentazione:
Il Risorto, inviando i suoi discepoli ad annunciare il vangelo fino ai confini della terra, assicura di essere con loro ogni giorno fino alla fine del mondo (cfr. Mt 28, 20), ossia finché il mondo raggiunga il suo fine, che è l'abbraccio del Padre.
Questo è quanto attesta il vangelo di Matteo che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico, comunicandoci anche il nome con cui il Signore vuole essere conosciuto dalla sua Chiesa: Emmanuele (cfr. Mt 1, 23), il Dio-con-noi.
Sperimenteremo questa presenza fedele e sempre nuova del Risorto attraverso la celebrazione dei Misteri di salvezza che l'anno liturgico dispiega davanti a noi, invitandoci a percorrere un autentico cammino di fede come Comunità radunata in unità dallo Spirito Santo.
La preghiera liturgica diventa così il luogo in cui conosciamo l'amore di Dio per noi e nella quale testimoniamo il nostro amore per Lui. Essa è la linfa vitale che alimenta la nostra testimonianza evangelica di Chiesa e il servizio da prestare all'umanità cui siamo inviati ad annunciare la bellezza dell'essere figli di Dio, nel Figlio amato.
Papa Francesco continuamente ci esorta a essere una Chiesa che evangelizza, una Chiesa in uscita, che mette al primo posto la preghiera e il discernimento dell'opera di Dio.
Non possiamo ascoltare il grido della città se prima non facciamo esperienza del roveto ardente nel nostro cuore; non possiamo andare dai nostri fratelli per portarli al di là del mare, se prima non ci facciamo carico dell'ansia di liberazione del Signore.
Vivere l'anno liturgico è affidarsi alla sapienza della Chiesa e mettersi in un atteggiamento di obbedienza fiduciosa che Dio si manifesterà ancora oggi nella nostra storia, per rivelarci la sua volontà di salvezza.
Attraverso la liturgia il cristiano tesse sempre l'elogio del tempo che è chiamato a vivere, perché contempla in mezzo alle contraddizioni della storia la presenza del Dio vivente, il dispiegarsi della sua offerta buona cui è chiamato a collaborare con la sua azione, affinché il mondo creda.
Siamo chiamati perciò a impegnarci sempre più in profondità, perchè 1o spirito di orazione possa sostenere le nostre comunità di fede e specialmente ci doni il gusto interiore di quanto Dio va costruendo, rendendo grazie di tutto e magnificando le sue grandi opere di amore.
Dunque, nelle parole e nelle azioni che nella Liturgia noi compiamo si esprime il Mistero della nostra salvezza che giorno dopo giorno siamo chiamati a comprendere e partecipare con maggiore consapevolezza e maturità, secondo la misura dello Spirito Santo infuso nei nostri cuori.
Come ci ha ricordato il Papa nell'Evangelii Gaudium, la liturgia della Chiesa è evangelizzazione perché è bellezza; è infatti il luogo della sinergia tra l'opera di Dio, che attraverso l'azione sacramentale ci divinizza, e l'opera nostra che è rendere al Signore quanto da Lui abbiamo ricevuto, portando frutto.
Nessuno però può dare ciò che non ha. Se non ascolteremo, sostando umili e silenziosi dinanzi alla Parola, se non ci lasceremo purificare le labbra, non potremo mai dire insieme al profeta Isaia: "Eccomi, manda me" (Is 6, 8).
Pregare, prima ancora di dire, è ascoltare. Pregare è togliersi i calzari per riconoscere di essere servi della parola che si fa piena nei nostri orecchi. Pregare è abitare una terra santa che è prima di tutto di Dio. Non è nella moltiplicazione delle parole che si raggiunge il traguardo, quanto nel compiere la volontà, cercata, ascoltata ed attuata. La preghiera è tutto questo: ricerca silenziosa della volontà di Dio che si specchia nelle piccole e grandi opere della creazione, a cominciare dal capolavoro che è l'uomo.
La Chiesa orans che vive profondamente le celebrazioni liturgiche cresce nell'amore e nella comunione ecclesiale, si nutre della Parola e dell'Eucaristia e diventa corpo vivente di Cristo, testimone della presenza del Risorto nel mondo.
La preghiera liturgica è la fonte della preghiera di ogni singolo cristiano, che in forza del battesimo è sempre espressione e voce della Chiesa intera. Educarci alla preghiera è crescere nella maturità di Cristo, nello splendore della sua grazia... è diventare autentici testimoni del suo amore per ogni uomo.
Abbiamo celebrato ormai da un anno il sinodo dei giovani: dobbiamo riconoscere che essi portano in sé una grande capacità contemplativa, sebbene soffocata dai tanti "rumori" che riempiono il mondo. Abbiamo come Chiesa il compito di aiutarli a scoprire il silenzio come uno spazio di vera comunicazione, dove è dato di incontrare Dio e di incontrare se stessi. Come padri e madri nella fede abbiamo il compito di accompagnarli nel fare l'esperienza di Elia che ha incontrato il Dio vivente nel sussurro di un silenzio leggero, nella delicatezza di un bacio di vita. Questo bacio, che è 1o stesso Spirito, lo riceviamo dal Crocifisso-Risorto sia come ultimo afflato sul legno della croce, sia come benedizione nell'apparire vivente alia sua Chiesa. Ritornare alla croce e alla tomba vuota, centro del mistero di salvezza, è sentirsi chiamare per nome per essere inviati a portare il Vangelo a ogni creatura senza temere alcun veleno, nella povertà di colui che confida unicamente nella promessa di chi lo invia.
Nella preghiera, specialmente quella comunitaria, sperimentiamo il Signore come compagno di cammino nelle strade impervie della storia, nei deserti dell'umanità, conoscendo perà a differenza di Abramo dove stiamo andando: incontro al Padre che da sempre ci attende e vuole che tutti entriamo nella comunione di amore con Lui.
Discepoli della Parola lasciamo allora che Dio parli a noi di noi stessi e andiamo al popolo a cui ci invia per portare la promessa di redenzione, riconoscendo di essere parte di esso e intraprendendo con fiducia una strada di conversione continua... la via di Cristo!
Angelo Card. DE DONATIS Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Laziale
Roma, 8 settembre 2019
Guida Liturgico Pastorale dall’Avvento 2018 a Novembre 2019
Dalla presentazione:
Il nuovo anno liturgico ci offre la possibilità di ripensare il nostro rapporto con il tempo, comprendendolo come dono.
È ancora Papa Francesco a consigliare due strumenti di orientamento: il primo è il discernimento, che ci consente di accettare e valorizzare le varie età della vita, le condizioni nelle quali ci troviamo, il contesto (familiare, lavorativo, sociale, ecclesiale) nel quale siamo posti e riconoscere che queste sono le coordinate spazio-temporali della mia salvezza, qui si apre un enorme spazio di possibilità e di occasioni per costruire il bene. Il secondo è la speranza. E l'anno liturgico inizia proprio con il tempo della speranza: l'Avvento. Il Signore è già venuto, è entrato nel tempo, ha redento la storia dall'interno della storia, diventandone persino lo spartiacque. Questo dato di fatto fonda la speranza cristiana: il Signore verrà perché è già venuto. Anzi, a ben vedere, egli viene ogni giorno, entra nella nostra vita, ci offre continue occasioni per unirci a lui, per vivere in lui, per pregustare fin da ora la pienezza della vita che ci attende in cielo.
La prima Parola che Dio ci rivolge la prima domenica di questo ciclo C del lezionario è pronunciata dal profeta Geremia: «Ecco, verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda [...] In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia». La profezia si compie in Cristo e questo compimento ci è trasmesso nella Chiesa attraverso la liturgia: il tempo del cristiano viene così trasfigurato, il credente rinnova la speranza e scopre una gioia più profonda di ogni turbamento.
Tra pochi giorni la Chiesa annovererà ufficialmente tra i santi la grande figura di Papa Paolo VI. Possiamo entrare nel nuovo anno liturgico accogliendo l'invito con cui il santo pontefice chiudeva l'esortazione sulla gioia cristiana nel 1975 e che mantiene una grande attualità: «Questo sguardo positivo sulle persone e sulle cose, frutto d'uno spirito umano illuminato e dello Spirito Santo, trova presso i cristiani un luogo privilegiato di arricchimento: la celebrazione del mistero pasquale di Gesù. Nella sua passione, morte e risurrezione il Cristo ricapitola la storia di ogni uomo e di tutti gli uomini, col loro peso di sofferenze e di peccati, con le loro possibilità di superamento e di santità. Perciò la nostra ultima parola in questa Esortazione è un appello pressante a tutti i responsabili e animatori delle comunità cristiane: non temano di insistere, a tempo e fuori tempo, sulla fedeltà dei battezzati a celebrare nella gioia l’Eucaristia domenicale. Come potrebbero essi trascurare questo incontro, questo banchetto che Cristo ci prepara nel suo amore? Che la partecipazione ad esso sia insieme degnissima e gioiosa! È il Cristo, crocifisso e glorificato, che passa in mezzo ai suoi discepoli, per trascinarli insieme nel rinnovamento della sua risurrezione. È il culmine, quaggiù, dell'Alleanza d'amore tra Dio e il suo popolo: segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la Festa eterna» (Gaudete in Domino, conclusione).
Il Signore benedica e sostenga il nostro cammino in un nuovo anno di grazia.
Angelo Card. DE DONATIS Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma Presidente della Conferenza Episcopale Laziale
Roma, 14 settembre 2018 Festa dell’Esaltazione della santa Croce