Venticinque autori, tutti autorità internazionali nel proprio ambito di competenza, tracciano il filo rosso dell'arte occidentale con saggi che si concatenano diacronicamente. Questo fa di un'opera enciclopedica un'opera storica. A differenza degli altri mondi, l'Occidente e in esso l'Europa sono leggibili storicamente, dall'arte greca sino all'arte contemporanea, pop o minimal che sia. A questo quadro partecipa anche il Mediterraneo islamico nel Medioevo e nell'epoca moderna. Col colonialismo l'Occidente si espande e la sua arte si riversa nelle Americhe. In epoca contemporanea il linguaggio artistico occidentale si fa, anche a causa della mondializzazione del mercato dell'arte, internazionale.
Passare da un tono con cui è bello intrattenersi con le persone care o con i nostri pensieri, al tono con cui ci si può intrattenere con la realtà, con il pubblico, implica un cambiamento di tono, una fluidità che per alcuni è naturale per altri no. Nel libro è analizzata questa mancanza di fluidità. La prima parte, dedicata a Hölderlin, ricostruisce le condizioni di possibilità del mancato scambio dei toni tra mondo interno e l'esterno, tra lo spirito e il mondo. La seconda parte, dedicata a Novalis, suggerisce qualche possibile correttivo.
La questione della scrittura, che occupa una posizione cruciale nella filosofia di Sini e alla quale è interamente dedicato il terzo volume delle sue Opere, negli scritti raccolti in questo secondo tomo del volume viene affrontata nella prospettiva inedita di ciò che l'autore chiama "foglio-mondo". Con questa espressione, liberamente mutuata da Charles Sanders Peirce, Sini si riferisce anzitutto al segreto della soglia filosofica e alle peculiarità della sua scrittura. Le trasformazioni storiche che l'hanno caratterizzata da Pitagora a Socrate e Platone, da Aristotele sino a Kant e a Hegel, culminano nel tentativo di trascrivere la verità del mondo nelle figure ultimative del logos concettuale: tentativo che sempre di nuovo ripropone l'incolmabile cesura fra la vita del sapere e le sue transeunti scritture. Il foglio-mondo diventa allora, più in generale, metafora di ogni sapere in quanto evento di scrittura ed elaborazione nascosta dei suoi mutevoli supporti, vanamente tesi a circoscrivere il mondo dal quale si originano e nondimeno efficaci e irrinunciabili nell'inscrivere percorsi di vita nel mondo a cui appartengono. La seconda parte del libro e le Appendici ripensano in questa luce l'eredità fenomenologico-ermeneutica, pervenendo a un confronto critico con Husserl e Heidegger e con i loro cammini fruttuosamente aporetici.
Azienda Mondo è l'ordine mondiale, in nome del quale si interviene con armi per portare la pace. Azienda Mondo è anche una scala di valutazioni, svolte sulla base della scelta fondamentale di uno sviluppo senza sosta che, per essere tale, deve produrre distruzione naturale e umana e mantenere in stato di indigenza e avvilimento una controparte. Azienda Mondo è questa struttura perversa che funziona a livello mondiale e di cui il nostro paese si vanta di essere parte. E' possibile non accorgersi, né da destra né da sinistra, del sistema a cui ci si affida, per il semplice motivo che è scomodo alzare lo sguardo ed è facile restare attaccati a un treno in corsa, l'ultima vettura agganciata al treno della Banca Centrale della nuova Europa.
Contestualmente al rigoroso restauro della chiesa di San Francesco Saverio a Mondovì, il volume, con i contributi di eminenti studiosi, mostra il successo di quest'ultima impresa con stupende tavole a colori e descrive la prima opera di Andrea Pozzo, poi divenuto famoso con le sue opere romane.
È il 25 giugno 1978. A Buenos Aires, Estadio Monumentai, va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla, e a quelli di tutti i membri della Junta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore. Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino. La partita finisce 3 a 1 per l'Argentina. A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell'Escuela de Mecánica de la Armada, I'esma, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti. Per una sera almeno, dai cieli dell'Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell'oceano. Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte. Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino. Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Mayo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa.
È il 25 giugno 1978. A Buenos Aires, Estadio Monumentai, va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla, e a quelli di tutti i membri della Junta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore. Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino. La partita finisce 3 a 1 per l'Argentina. A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell'Escuela de Mecánica de la Armada, I'esma, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti. Per una sera almeno, dai cieli dell'Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell'oceano. Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte. Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino. Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Mayo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa.
Nel 1994 l'economista inglese Hosea Jaffe componeva questo breve libro unendo tre testi e realizzando un'opera totalmente politically incorrect. La Germania stava prendendo per mano l'Europa, non solo per farle pagare la sua unificazione, ma per costringere i Paesi europei mediterranei a un'impossibile rincorsa al PIL e ad altri parametri dello sviluppo, distraendoli da politiche sociali, cioè da quella conquista che fu lo "Stato sociale". Politiche di ostacolo al progetto delle multinazionali tedesche - e non solo tedesche - e della Bundesbank, il tutto con l'aggiunta del keynesismo di guerra, il ricorso, cioè, a guerre locali devastanti ed ecologicamente catastrofiche, spesso giustificate con pretesti umanitari. La Comunità Europea, trasformata in Unione Europea dell'Euro, seguendo la Germania, ha aumentato il divario poveri/ricchi all'interno e ha reso neocolonia il suo Est. Ha condotto alla crisi profonda i suoi membri mediterranei e non solo, ha reso abituale il ricorso a interventi militari, ha esautorato il pensiero e l'azione politica. L'economista inglese di origine sudafricana, allora nei suoi 74 anni, aveva previsto con drammatica lucidità la corsa nel fosso dei Paesi europei, come i ciechi del dipinto di Bosch. Ripubblicare questo libro, a diciotto anni di distanza, ha il significato di dirsi che "capire è possibile": si vedeva da allora la corsa allegorica nel fosso dei Paesi europei e i costi deflagranti per le periferie dell'Europa e per altri Paesi colonizzati dall'Europa stessa.
Una approfondita critica al sistema capitalista internazionale
Per comprendere il capitalismo, o meglio i capitalismi nelle varie forme assunte nell'attuale fase di mondializzazione, dobbiamo rispondere ad alcune domande fondamentali: come si organizza il lavoro? Come funzionano i mercati? Chi determina l'ammontare dei profitti e l'ammontare dei salari? Chi determina le tecnologie? Perché alcuni lavoratori guadagnano più di altri? Che cosa è una crisi e quando assume un carattere strutturale invece che congiunturale? Le risposte che si possono dare a questi interrogativi dipendono in larga misura dalla prospettiva con cui guardiamo la realtà economica, cioè dal tipo di teoria che si decide di adottare per interpretarla. Questo lavoro ha un oggetto delimitato nel tempo e nello spazio. Non è un'esposizione della cosiddetta "economia pura", ma si offre come guida alla comprensione della fase attuale di mondializzazione della produzione e riproduzione sociale in forma capitalistica e della sua crisi strutturale e sistemica, con riferimenti alla teoria del modo capilatistico di produzione come processo complessivo. In questo senso si tratta di economia applicata e non della dizione accademica che individua le varie economie applicate: all'ambiente, all'ingegneria, alla sociologia, ecc. Per giungere a tale risultato, ci vuole quella "cassetta degli attrezzi" che ha permesso a Marx di appropriarsi degli strumenti dell'economia politica per poi sottoporli a critica serrata, realizzando quindi, sempre in chiave scientifica, una teoria complessa per il loro superamento e, con esso, per il superamento del modo di produzione capitalistico.