Data di pubblicazione: Settembre 2014
Codice: 9788862504973
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€ 34,50
Il Convegno nazionale di studio svoltosi a Potenza il 22-23 settembre 2011, di cui qui si pubblicano gli Atti, ha inteso rivisitare, per un arco cronologico ben definito (1848-1876), peculiari modalità di approdo del Mezzogiorno d'Italia nello Stato unitario. E ciò a partire da una significativa area regionale, quale la Basilicata, guardando, nel lungo periodo, al prima e al dopo il biennio 1860-61. Un 1860-61 da Sud che, a differenza del Centro e del Nord Italia, si caratterizzò per diffuse e articolate conflittualità interne, con distinti obiettivi di approdo verso lo Stato unitario, da parte di ceti dirigenti siciliani con priorità per l'affrancamento dalla subalternità a Napoli, da parte di quelli del Mezzogiorno provinciale peninsulare nella speranza di un successivo credito con la capitale, presto vanificato dalle sue rideterminate funzioni. Di fatto con il risultato complessivo di un più debole appuntamento unitario, i cui riflessi, anche per l'assetto fortemente centralistico del nuovo Stato, avrebbero, tra l'altro, determinato incisivi riassetti e ricollocazioni d'ordine istituzionale-amministrativo, in parallelo con il dilatarsi e accentuarsi di conflitti politico-sociali. Dal che un Mezzogiorno continentale di fatto all'opposizione fino al 1876, quando le rappresentanze istituzionali meridionali, largamente 'a sinistra', sarebbero risultate fondamentali per l'avvio e l'affermarsi di una nuova fase nel rideterminato quadro politico-istituzionale nazionale.
Il Convegno nazionale di studio svoltosi a Potenza il 22-23 settembre 2011, di cui qui si pubblicano gli Atti, ha inteso rivisitare, per un arco cronologico ben definito (1848-1876), peculiari modalità di approdo del Mezzogiorno d'Italia nello Stato unitario. E ciò a partire da una significativa area regionale, quale la Basilicata, guardando, nel lungo periodo, al prima e al dopo il biennio 1860-61. Un 1860-61 da Sud che, a differenza del Centro e del Nord Italia, si caratterizzò per diffuse e articolate conflittualità interne, con distinti obiettivi di approdo verso lo Stato unitario, da parte di ceti dirigenti siciliani con priorità per l'affrancamento dalla subalternità a Napoli, da parte di quelli del Mezzogiorno provinciale peninsulare nella speranza di un successivo credito con la capitale, presto vanificato dalle sue rideterminate funzioni. Di fatto con il risultato complessivo di un più debole appuntamento unitario, i cui riflessi, anche per l'assetto fortemente centralistico del nuovo Stato, avrebbero, tra l'altro, determinato incisivi riassetti e ricollocazioni d'ordine istituzionale-amministrativo, in parallelo con il dilatarsi e accentuarsi di conflitti politico-sociali. Dal che un Mezzogiorno continentale di fatto all'opposizione fino al 1876, quando le rappresentanze istituzionali meridionali, largamente 'a sinistra', sarebbero risultate fondamentali per l'avvio e l'affermarsi di una nuova fase nel rideterminato quadro politico-istituzionale nazionale.