Gesù ha voluto lasciarci un solo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati". Su questo punto però deve esserci stato qualche malinteso, perché troppo spesso capita di incontrare persone che ne hanno invertito il senso: amando Dio, si convincono di amare anche il prossimo. Invece l'amore per gli altri è parte integrante dell'amore per Dio, e la disponibilità a relazionarci con loro rappresenta il compimento della sua volontà. Eppure l'affetto che proviamo non sempre produce il bene che avevamo immaginato: ideologie, egoismi e incapacità di riconoscere l'altro come un individuo autonomo erodono lentamente i legami che abbiamo coltivato. Come possono, quindi, i credenti e i non credenti - che confidano entrambi nell'amare e nell'essere amati per dare completezza alla propria esistenza -raggiungere la felicità? E perché l'amore è così indissolubilmente legato alla tensione etica e all'idea più alta di giustizia? Attraverso esperienze personali, riflessioni e racconti delle tante vite con cui entra in contatto, don Rigoldi in queste pagine indaga le diverse forme dell'amore - da quello passionale a quello filiale - e traccia al contempo una grammatica sentimentale per riportare l'esperienza amorosa nel solco della relazione. "Ogni strada può essere tentata, perché ad amare si impara, è un compito che abbiamo per tutta la vita. Scegliere di amare e decidere di imparare: questo è il primo passo."
"Spiegatemi perché credere in Dio sarebbe ridicolo, mentre non lo sarebbe credere nell'umanità; credere nel regno dei cieli sarebbe stupido, mentre sarebbe intelligente credere nelle utopie terrene" (Aleksandr Herzen). Il comunismo fu una fede tesa a costruire un mondo più giusto, per assicurare la felicità a tutta l'umanità. Il secolo dei Lumi aveva affermato che l'uomo è buono per natura ed è la società che lo corrompe. Di qui la necessità di rimuovere tutto ciò che opprime l'uomo per realizzare il comunismo, "il momento reale dell'emancipazione e della riconquista dell'Uomo" (Marx). Messi alla prova, gli uomini continuarono ad essere imperfetti e inadeguati rispetto alle esigenze di perfezione della ragione e della dottrina. La fede nella capacità dell'uomo di realizzare "il paradiso in terra" si risolse storicamente in un vero e proprio inferno: invece del "sole dell'avvenire" "buio a mezzogiorno". La storia del comunismo invita a riflettere sull'uomo, sui meccanismi della violenza che spesso lo dominano e sul suo inestinguibile desiderio di compimento, che chiede una ragione liberata dalle secche del razionalismo, disposta ad aprirsi alla vastità del reale.