Le nozze e la concupiscenza, Contro le due lettere dei Pelagiani, Contro Giuliano,
La critica finora ha prestato poca attenzione al De paradiso (= par.) e al De Cain et Abel (= Cain et Ab.) di Ambrogio. Chi voglia averne qualche notizia deve ricorrere per lo più alle storie generali della letteratura cristiana antica, alle patrologie o alle biografie ambrosiane; e troverà, come è naturale attendersi da opere di tal genere, qualche breve informazione concernente la cronologia, il contenuto, il carattere o le fonti dei due scritti.
A prescindere da quanto è detto, in una prospettiva prevalentemente filologica, nell'introduzione alla prima (e fino ad oggi unica) edizione critica, quella di Karl Schenkl, solo l'ultima delle questioni di cui si è detto, la questione delle fonti, ha attratto l'interesse degli studiosi. Citate in lavori che riguardano il pensiero di Ambrogio in riferimento a singoli passi, le due opere, innsé e per sé, si può ben dire siano state trascurate.
Il volume fa conoscere ad un vasto pubblico uno dei piu grandi teologi del Novecento.
Vivace e documentato panprama storico della teologia cattolica dalle origini fino ai protagonisti del dibattito conciliare e postconciliare.
Il libro di Giuditta vuol esprimere quasi una teologia della storia; così la narrazione riprende tutta la storia sacra di Israele e la vede riassunta in un solo episodio. Ma se tutta la storia si riassume nella storia di Giuditta, questo dice che l'esito della storia è la vittoria del popolo di Dio sul mondo coalizzato contro la nazione ebraica. Tale vittoria vuol essere l'annuncio dell'èra messianica.
«Perché tempi e feste dell'anno liturgico possano divenire momenti di vita cristiana e ritmi dell'azione ecclesiale non è più possibile affidarsi alla meccanicità del calendario: le feste bisogna viverle dal di dentro e i tempi bisogna renderli formativi negli elementi che li costituiscono».
Edizione critico-analitico-comparativa, al testo latino si affianca la versione italiana, con esaurienti note storiche.