I Discorsi non sono un trattato sistematico, ma un insieme di osservazioni che, in forma di libero commento ai primi dieci libri delle Storie di Livio, investono i grandi problemi connessi alla dinamica della vita storica e politica. Sono inoltre un’opera scritta con impareggiabile vigore di stile e segnata da una straordinaria capacità di analisi. Una lettura – qui presentata dall’approfondita introduzione di Gennaro Sasso e arricchita dall’esaustivo apparato di note di Giorgio Inglese – indispensabile a chi voglia penetrare nella sua autentica complessità il pensiero politico di Machiavelli, troppo spesso irrigidito in formule spregiudicate e semplicistiche.
Con la propensione all'ascolto, originariamente determinata da un difetto visivo, don Marzio è il prototipo di quei frequentatori di caffè che sanno di questo e di quello, che raccolgono notizie dalla voce degli altri e dalle gazzette per farsene portavoce, senza la cura di controllarle e di verificarne la fondatezza, mescolando verità e invenzione. Nella bottega del caffè si nasconde una vena scientifico-filosofica caratteristica del diciottesimo secolo e non manca quel doppio livello di lettura, quell'aspetto metateatrale che più volte si ritrova nel Goldoni.
Silvio Pellico usciva dallo Spielberg nell'agosto del 1830, "Le mie prigioni" furono pubblicate nel novembre 1832. La distanza di tempo è importante per capire il clima da cui nasce il libro: un clima di "vitalità" che è divenuta tutta interiore, ma anche un clima di assoluto isolamento, a cui Pellico è relegato, come dice, dal 'sospetto dei politici' e dal 'timore dei benpensanti'. C'é dunque ne "Le mie prigioni" - sicuramente - la tentazione dell'autore a erigersi un monumento, sia pure modesto, di farsi modello di precetti austeri. Ma c'é anche in esse l'affanno di un 'povero cuore': una fragilità che rende tormentosa ( e pericolosa) a lui la solitudine continua, che gli fa nemica 'l'immaginativa' e persino la più semplice memoria degli affetti. In questa verità di un movimento interiore, che ha poi sulla pagina una sua intensa proiezione figurativa, può essere letto oggi questo libro, a più di centocinquant'anni dalla sua prima pubblicazione.