Silvio Pellico usciva dallo Spielberg nell'agosto del 1830, "Le mie prigioni" furono pubblicate nel novembre 1832. La distanza di tempo è importante per capire il clima da cui nasce il libro: un clima di "vitalità" che è divenuta tutta interiore, ma anche un clima di assoluto isolamento, a cui Pellico è relegato, come dice, dal 'sospetto dei politici' e dal 'timore dei benpensanti'. C'é dunque ne "Le mie prigioni" - sicuramente - la tentazione dell'autore a erigersi un monumento, sia pure modesto, di farsi modello di precetti austeri. Ma c'é anche in esse l'affanno di un 'povero cuore': una fragilità che rende tormentosa ( e pericolosa) a lui la solitudine continua, che gli fa nemica 'l'immaginativa' e persino la più semplice memoria degli affetti. In questa verità di un movimento interiore, che ha poi sulla pagina una sua intensa proiezione figurativa, può essere letto oggi questo libro, a più di centocinquant'anni dalla sua prima pubblicazione.
"E' il rendiconto psicologico di un delitto. Un giovane, che è stato espulso dall'Università e vive in condizioni di estrema indigenza, suggestionato, per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane idee non concrete che sono nell'aria, si è improvvisamente risolto a uscire dalla brutta situazione. Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a usura..." (Dostoevskij).
L'Apocalisse, attribuita all'evangelista Giovanni, è l'ultimo e forse il più misterioso dei testi che compongono la Bibbia, sicuramente quello che più di ogni altro impregnò di sè la fantasia dei lettori medioevali e moderni.
Fra la verità e il giudizio umano, fra il coraggio e il dubbio, che si alternano come onde di nebbia lungo tutto il romanzo (e proprio le nebbie, le nuvole, i vapori delle tempeste ne sono immagini chiave), si scorge a tratti la figura sfuggente del protagonista, dipinta con elusiva precisione. E' Lord Jim, uno dei personaggi più celebri, complessi, difficili e amati di Conrad, con il suo idealismo tenebroso, problematico ed essenzialmente umano.
Partendo dal cuore di un piccolo uccellino, un colibrì, Richard Bach va alla ricerca della verità che da sempre conosce. Il suo viaggio di apprendimento può portarvi dovunque, accanto a chi desiderate. Chi ha volato con "Il gabbiano Jonathan Livingston" troverà qui tante idee da condividere. Ed è bello pensare che la vera amicizia non è schiava del tempo e dello spazio. In questa edizione, le illustrazioni a colori di H. Lee Shapiro accompagnano il lettore in un viaggio breve ma intenso, al termine del quale si arriverà a comprendere la forza dei sentimenti veri.