In questo racconto biografico Eberhard Horst analizza l'eccezionale, controversa e discussa personalità di Federico II di Hohenstaufen aggiornandola ai valori più attuali. Rinuncia così a voler vedere nel re di Sicilia un Cavour medievale, già maturo per la concezione dell'unità d'Italia. Certamente mentre combatteva le sue battaglie politiche, contro il Papa o contro le città del nord Italia, Federico attuò l'opera di uno statista che è rimasta il suo monumento più originale. Con sicuro realismo fondò scuole, dette legislazioni, risolse problemi ecologici e chiamò alla sua corte filosofi, eruditi, giuristi, scienziati: quanto di meglio la cultura avesse da offrire, anticipando il Rinascimento.
Scrivendo il "De oratore", nel 55 a.C., Cicerone mirava non solo a valorizzare la sua figura in un momento di eclissi politica, sotto l'incombere del potere dei triumviri, ma a definire un progetto culturale, inteso a rafforzare e mantenere il prestigio del ceto aristocratico. L'eloquenza era a Roma la disciplina dominante, connessa con la prassi politica e civile. Cicerone, che ne era autorevole esponente, ne illustra i precetti sulla traccia di un nuovo statuto. Emanuele Narducci, con la sua prefazione, guida il lettore a una approfondita comprensione dell'opera. Testo latino a fronte.
Il romanzo, a distanza di quasi centoquarant'anni dalla sua prima pubblicazione e rispetto alle altre opere di Tolstoj, rimane la più candida e poetica rivelazione sul mondo dello scrittore poco più che trentenne. L'idea fondamentale di quest'opera è il senso della vita sottoposto a molte verifiche e infiniti ritocchi. Da un comune romanzo sull'amore Tolstoj costruisce un romanzo sulla vita, anzi sulla vitalità che avrebbe distinto più tardi molti dei suoi personaggi. Egli tenta di fissare quest'attimo nella sua naturale fugacità quando la donna e l'uomo si avvicinano a quello stato di grazia che si avverte nel momento dell'innamoramento.
Quando nella casa di campagna di Nikolaj Kirsanov arriva il figlio Arkadij con l'amico Evgenij Bazarov, si delinea subito il conflitto tra vecchie e nuove generazioni. Evgenij è un giovane medico, fiducioso solo nelle scienze sperimentali, un nichilista, lo definisce l'autore, con un termine che avrebbe poi avuto grande fortuna. Le sue idee turbano Kirsanov e irritano suo fratello, lo scettico Pavel. In una città vicina i due incontrano la bella vedova Anna Odincova di cui Bazarov si innamora, ma da cui è rifiutato. Dopo un duello con Pavel, Evgenij contrae, durante un'autopsia, un'infezione che non vuole curare e muore assistito da Anna, con pietà, ma senza amore.
Il senso della fuga del tempo e della capacità delle cose percorre tutta l'opera di Seneca.
Albert Schweitzer, teologo protestante e musicista, partì missionario e in un appassionato sforzo di imitazione di Cristo si diede alla cura della popolazione africana fondando un ospedale (a Lambaréné, nel Congo francese). Divenne, nel mondo, simbolo della generosa dedizione ai malati di lebbra. Fu a causa di questo fascino che un grande romanziere di formazione cattolica come Gilbert Cesbron volle dedicargli questo dramma teatrale. Nei tre personaggi del dramma (il dottore, il costruttore, il missionario) si esprimono tre modi di intendere la promozione umana e l'esito della carità. La figura di padre Carlo emerge per maggiore umiltà e ragionevolezza. Nell'amicizia e nella differenza tra lui e Schweitzer è proposto il tema profondo dell'opera.