La "Lettera di Aristea", scritta in greco da un ebreo di Alessandria d'Egitto, è il racconto immaginario dell'iniziativa del re Tolomeo Filadelfo di tradurre in greco la Bibbia per arricchire il prezioso patrimonio della biblioteca di Alessandria. Sotto la guida del sommo sacerdote Eleazar sei sapienti per tribù del popolo d'Israele, conoscitori delle Scritture e della cultura greca, vengono scelti come traduttori e inviati ad Alessandria; qui partecipano a banchetti organizzati in loro onore secondo gli usi ebraici, durante i quali hanno luogo lunghi colloqui con il re e la sua corte. La traduzione verrà letta pubblicamente e per tutto il popolo avrà un valore quasi sacrale. Testo greco a fronte.
L'Autore propone una antologia di lettere, nelle quali l'esperienza del dolore, vissuto in prima persona, partecipato o condiviso, fa da filo conduttore del libro.
I "Frammenti" lasciati da Pascal dopo la sua morte vennero pubblicati per la prima volta nel 1670, solo in parte, disposti secondo un ordine e con un titolo - "Pensées sur la religion" - assolutamente arbitrari. Oggi sappiamo che il disordine in cui furono trovati è solo apparente, e dunque questa edizione li ripropone nell'ordine voluto dall'autore stesso, rispettando quello che almeno in parte doveva essere il piano del libro al quale Pascal stava lavorando e che non fu mai compiuto. Una volta completata, l'opera avrebbe dovuto costituire una sorta di difesa della cristianità, ma Pascal non era un teologo, bensì un uomo di scienza, un moralista capace di penetrare il pensiero umano, un grande letterato. Quel libro si sarebbe dunque potuto definire la sua autobiografia spirituale. Questa edizione è corredata di un ricco apparato filologico che sottolinea le numerose varianti del testo pascaliano, mentre il testo francese a fronte permette al lettore di comprendere lo sforzo compiuto per rispettare, nel tradurre, il ritmo e la struttura vorticosa della lingua di Pascal.