La tesi del nuovo Libro di Fiamma Nirenstein è semplice: Israele è un modello positivo di convivenza civile, proprio perché è fondato su un'ideologia - il sionismo - che propone un modo di vita insieme laico e carico di valori, attento ai bisogni della collettività e alla libertà degli individui, fondato sulla pace e sul progresso, alieno per sua natura dalla violenza. Quante volte, invece, abbiamo sentito la stampa internazionale, i partiti di sinistra europei, le organizzazioni non governative, ministri e diplomatici di grandi nazioni, l'Onu stessa paragonare il sionismo all'imperialismo o addirittura al razzismo, e accusare Israele di colonialismo e crimini di guerra? Uno pseudopacifismo a senso unico che, per malafede o per incoscienza, non abdica al pregiudizio - storicamente infondato - secondo cui Israele occupa territori che non gli spettano. Quel che è nuovo, oggi, è che Israele e tutti i suoi abitanti, sia ebrei sia arabi, sono direttamente minacciati di estinzione da parte del terrorismo suicida e di coloro che - come Hezbollah in Libano, Hamas in Palestina e l'Iran di Ahmadinejad, imminente potenza nucleare - negano che l'Olocausto sia un dato della storia, che Israele sia uno Stato legittimo e sovrano, e anzi affermano apertamente di voler cancellare il "nemico sionista" dalle carte geografiche. Ma Israele siamo noi, perché la minaccia che lo sovrasta incombe su tutta la nostra civiltà occidentale, attaccata dall'estremismo islamico.
I principi che da secoli erano un punto di riferimento indiscusso non sembrano più guidare il nostro agire, mentre le scienze positive pongono più interrogativi che certezze. E in questo clima di disgregazione si è imposto uno stile di vita che mira soltanto ad arraffare, "qui e subito" e senza alcuno scrupolo, gli idoli di oggi: ricchezza, potere, sesso... Tutto è entrato in crisi: la politica, l'etica, i rapporti umani, il rispetto della vita e della morte, centrifugati in un teatro dell'assurdo dove si vive soltanto nell'"attimo presente" senza curarsi minimamente del futuro. In questo libro Vittorino Andreoli, da sempre attento ai problemi dell'uomo, ci guida in un viaggio, affascinante e doloroso, alla scoperta di quei principi che per secoli hanno guidato il nostro comportamento e delle cause della loro caduta. Un viaggio nel quale si racconta il declino di una civiltà che riuscirà a sopravvivere solo se troverà il coraggio di scoprire nuove basi su cui rifondare la propria identità.
Giuseppe Garibaldi, figura storica del Risorgimento italiano, incarna l'orgoglio di appartenere a una patria e la convinzione di essere allo stesso tempo "cittadino del mondo". Paladino della libertà, da difendere con tutte le forze, acerrimo nemico delle manovre sotterranee e dei giochi dei politici di professione, l'eroe dei due mondi è diventato nel tempo oggetto di un culto che unisce la storicità del personaggio alla sacralità del mito. In questa biografia si ripercorrono la vita e le imprese del condottiero dei mille, ma soprattutto se ne dà un ritratto che esula dall'oleografia ufficiale e per questo suscitò aspre polemiche.
"Imparare a conoscere un uomo richiede una vita intera. Questo è il matrimonio." Così ragiona Constance, semplice commessa dal passato tormentoso, alla vigilia delle nozze con Joseph Barton, più solido e rispettabile di lei. Ma la realtà ha un brutto vizio, capovolgere le aspettative, e la fiducia della giovane sposa vacilla e cade sotto il peso delle prime prove: un figlio che non arriva, la salute sempre più fragile, i volubili umori di Joseph. E infine, insperata, Angelica. Angelica che, dal primo momento, sembra riavvicinare genitori, allontanandoli tuttavia in un gioco perverso di alleanze, rivalità, gelosie. Così, gradualmente, le frustrazioni e le paure segrete di ognuno vengono a galla, trasformando la casa dei Barton in un labirinto di specchi condannato a riflettere verità sempre più terribili, In una Londra vittoriana cupa e fumosa, turbata da una serie di omicidi, il dramma di ogni famiglia si muta in tragedia, e il lettore si trova invischiato nel mistero più sconvolgente: quello dell'animo umano.
Attraverso i dipinti, i disegni e le fotografie questo volume racconta la storia della lettura femminile dal Medioevo al XXI secolo. Il tema della lettrice ha affascinato gli artisti di tutte le epoche. Sono stati tuttavia necessari molti secoli perché alle donne venisse permesso di leggere ciò che volevano. Prima potevano ricamare, pregare, allevare bambini e cucinare. Ma nel momento in cui esse colgono nella lettura la possibilità di sostituire l'angusto mondo della loro casa con il mondo sconfinato del pensiero, della fantasia e del sapere, diventano una minaccia. Le donne che leggono sono pericolose perché in questo modo si sono appropriate (e forse lo fanno ancora oggi) di conoscenze ed esperienze originariamente non destinate a loro. Queste immagini di donne che leggono sono piene di bellezza, grazia ed espressività.
Sulle cause della fine dell'Impero romano sorse già in età antica un acceso dibattito che non ha tuttora trovato una soluzione condivisa da tutti gli studiosi. Tra le molte storie scritte da coloro che di quegli avvenimenti furono testimoni oculari e assistettero alla fine di un mondo, un particolare interesse suscita la "Storia nuova" di Zosimo. Pagano e ostile al cristianesimo trionfante, Zosimo individua la ragione del crollo nell'abbandono dei culti e delle tradizioni che avevano reso grande Roma: e quando uno stato smarrisce, insieme al favore degli dèi, etica e morale, non può che sprofondare nel caos e nella guerra civile. Una lezione che, nonostante la faziosità dello storico, conserva ancora oggi il suo valore. L'introduzione di Fabrizio Conca guida alla lettura dell'opera e ai presupposti ideologici che la animano.
Pagine vigorose e delicate, testi di natura diversissima, come saggi letterari, interventi giornalistici, lettere ad amici, familiari e donne amate, quelli raccolti in questa medita e preziosa antologia che svela un Carducci lontano dagli stereotipi trasmessi dalla tradizione scolastica. Uno strumento nuovo e aggiornato per accostarsi a uno dei più grandi intellettuali italiani di fine Ottocento, la cui desueta immagine di poeta-professore, legata a una funzione di enfatico vate, viene ricondotta al suo vero segno distintivo: un costante e coerente sperimentalismo.
Parrish Island, un'isoletta al largo della Virginia, ospita una clinica per malattie mentali i cui pazienti sono agenti segreti che hanno perso la ragione, e il cui comportamento potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale. Hal Ambler è uno di loro. Solo che non è pazzo: viene tenuto sotto sedativi, gli è stata cancellata la memoria, è stato sottoposto a una plastica facciale; ma Hal sa di non essere pazzo. Sa anche di avere un talento prezioso: può riconoscere l'inganno e la menzogna semplicemente esaminando l'espressione dei suoi interlocutori. Quando riesce a fuggire, grazie all'aiuto di un'infermiera, scoprirà di non avere più un'identità.
La vicenda si colloca nell'Inghilterra del XII secolo sullo sfondo dei contrasti tra sassoni e normanni. Ivanhoe, figlio di Cedric, ama, riamato, lady Rowena. Ma Cedric ha deciso di dare in moglie Rowena a Athelstane per riportare una stirpe sassone sul trono e bandisce Ivanhoe, amico del re normanno Riccardo Cuor di Leone. Il giovane va crociato al seguito di Riccardo mentre, assente il re, Giovanni usurpa il trono. Al ritorno dei crociati, Ivanhoe batte tutti i campioni dell'usurpatore. Ma i nobili normanni lo fanno prigioniero con Cedric, Rowena e Athelstane. Vengono però liberati da re Riccardo e Robin Hood. Ivanhoe e Rowena infine si sposano.
In questo Mondo Candido 1953-1958, appaiono tanti momenti della vita politica italiana e internazionale, ma ci sono anche non pochi capitoli di narrativa dilettevole e godibile, fra un'ironia che fa sorridere e un sentimento che commuove.
Tredici capitoli che provano a raccogliere un dialogo ininterrotto tessuto da firme illustri, sconosciuti illustri e voci anonime con, per e oltre Fabrizio De André. Questo libro è nato per ricostruire un viaggio di cinque anni fatto di "parole dette": gli incontri, i dibattiti e le giornate di studio organizzate nelle più svariate sedi, dalle università alle associazioni di provincia dal 2000 al 2005. Si è indagato, raccolto, sbobinato, tagliato, ricostruito e montato perché questo materiale potesse essere "servabo". Quella "piccola parola latina" che Luigi Pintor notò e spiegò potesse voler dire "conserverò, terrò in serbo, terrò fede, o anche servirò, sarò utile". C'è un'eredità intellettuale lasciata da una voce cantautorale il cui desiderio era "essere socialmente utile" e, spontaneamente, nelle più istituzionali ma anche nelle più bizzarre situazioni, in tanti hanno scelto di partecipare a dibattiti che partivano da un verso, da un album o da un pensiero di Fabrizio utilizzandolo come passaporto per discutere il presente. Col ritmo del romanzo ma senza un ordine cronologico, questo libro prova a fare il punto su cinque anni di inaspettata partecipazione, senza cerimonie ma guardando alla ricerca con il desiderio che queste pagine possano essere solo l'inizio di un arrivo.
Questa volta non seguiremo più le tormentate vicende di Babi e Step, ma avremo a che fare con quella che si preannuncia essere una grande, splendida e immatura storia d'amore. Ancora tre protagonisti: un uomo, una ragazza e l'amore. Lui è un uomo maturo. Lei sta per prendere la maturità. Lui ha trentasette anni e lei diciassette. Che cosa avrà mai trovato un uomo affascinante come lui in una ragazzina come lei? La risposta è fin troppo scontata: vent'anni di meno! Ma sarà proprio così? E se fosse amore? Perfino la madre della protagonista, per quanto sconvolta dalla notizia, dopo averlo conosciuto non può far altro che ammettere che è proprio un tipo niente male...