365 parole "sgorgate dall'intelligenza del cuore", come le definisce nella postfazione a questo libro il Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fondazione Fratelli tutti, scelte e riscritte da altrettanti autori, esponenti delle Istituzioni civili ed ecclesiastiche, credenti e atei, Premi Nobel, artisti, giornalisti, scrittori di spicco, rappresentanti delle imprese e del mondo del lavoro e giovani missionari digitali. Questo libro è stato curato dalla Fondazione, che ha preso vita dalla enciclica omonima di Papa Francesco, la Fratelli tutti appunto, ed è stata istituita in seno alla Fabbrica di San Pietro. Come simboleggia il suo logo, composto da persone in movimento che formano l'abbraccio del colonnato del Bernini, la Fondazione si pone sulla "soglia" tra la Basilica di San Pietro e la città per promuovere fraternità e amicizia sociale. "Il vocabolario della fraternità", dunque, aspira a operare in questo orizzonte: come nelle parole del Segretario generale della Fondazione Francesco Occhetta, si pone "il compito di ispirare i lettori a un percorso di crescita interiore e a un'apertura verso la fraternità e tutto ciò che di buono e di umano esiste". Una parola al giorno, per accompagnare un anno di riflessioni e riscoprire il valore di far parte di una comunità e la necessità di "essere umani" oggi. Insieme.
Laura è giovane, bella, ardente di vita. Questo è il romanzo delle sue contraddizioni e dei suoi slanci, della lotta per la sua anima. Dalla prima innocenza alla scoperta della sopraffazione violenta e odiosa del male, che la strappa a una vita serena e protetta, passando per la facile seduzione di altri giochi, altre relazioni, fino all'incontro con Thierry, pentito della sua vita di eccessi, che riuscirà a mostrarle la vera via di salvezza. Un romanzo dalle tinte forti, ove più ancora che dall'esito della storia si è stupiti e commossi dalla tensione che la attraversa tutta. Introduzione di Mimmi Cassola.
"Andrea Volpe e le Bestie di Satana: il truce fatto di cronaca trova qui, per forza di scrittura, lo spessore di un vero romanzo" (Walter Siti). Non ricorda niente. Lo chalet, Mariangela, la videocassetta. La notte che sta sfumando in un'alba di neve è un buco nero in testa, una voragine su cui incombe una luna incendiaria. Andrea Volpe non dorme da giorni, e ha perso il conto delle droghe che ha in corpo, ma una consapevolezza improvvisa lo attraversa come un brivido quando la sua Honda termina la corsa, sul ponte del canale Villoresi: è tutto finito. È il 24 gennaio 2004, sembra la fine di un incubo, ma in realtà è solo l'inizio per quel ragazzo con gli occhi da folle e i lunghi capelli corvini. A Somma Lombardo si apre l'indagine sulle Bestie di Satana, uno dei casi di omicidi più sconvolgenti del Dopoguerra italiano, come lo ha definito la BBC. Andrea ha ventisette anni, una vita già spezzata prima che le sue dichiarazioni ai carabinieri lo consegnino alla cronaca come il mostro, prima che la giustizia faccia il suo corso e arrivi la condanna definitiva per quattro omicidi. A vent'anni di distanza dai fatti, Gianluca Herold ricostruisce la storia di Andrea Volpe, che si racconta per la prima volta in queste pagine con la fiducia e la sfrontatezza di chi prova finalmente a togliersi la maschera. Il risultato è un romanzo di scavo, che ci restituisce l'itinerario brutale di un uomo che ha abitato l'abisso, e lo fa attraverso la sua voce e quella di chi ne ha incrociato il destino. Un viaggio nel male assoluto che ci interroga con sguardo lucido e una scrittura tagliente sulla possibilità di voltare pagina.
In "Quella volta" Gerry Scotti riannoda il filo invisibile dei suoi, dei nostri anni passati. Quanti ricordi si nascondono nelle pieghe della memoria? Momenti fugaci, emozioni intense, persone e oggetti che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore, sono come piccoli frammenti di un puzzle che, messi insieme, compongono il mosaico della nostra vita. I ricordi sono un tesoro prezioso che portiamo con noi per tutta la vita. Tutti noi, infatti, ricordiamo con nostalgia le lunghe giornate estive dell'infanzia, i giochi all'aperto con gli amici, i primi giorni di scuola, l'emozione di ricevere un regalo, la paura del buio... E poi le prime infatuazioni, le amicizie profonde dell'adolescenza, ma anche le insicurezze, i dubbi, la ricerca di una propria identità. I primi lavori, le vacanze e i viaggi avventurosi, le notti insonni passate a studiare. E le delusioni, le difficoltà, le scelte difficili da affrontare. Con l'età adulta sono poi arrivati i momenti di riflessione, il bilancio di quanto abbiamo fatto e di quanto ci manca ancora da fare. Ricordiamo i successi professionali, le relazioni affettive, le gioie e i dolori della vita. Senza però dimenticare i rimpianti, le occasioni mancate, i sogni rimasti nel cassetto. Tutti questi attimi, legati nella nostra memoria ai grandi eventi della Storia, quelli che tutti ci ricordiamo, sono un tesoro prezioso che portiamo con noi per tutta la vita. Ci permettono di rivivere emozioni uniche, di imparare dagli errori del passato, di apprezzare il presente e di guardare al futuro con speranza. Sono un ponte tra il passato e il futuro. Un ponte che percorriamo, pagina dopo pagina, insieme con l'autore, divertendoci e commuovendoci di fronte ai suoi, ai nostri ricordi.
Un giovane prete della provincia di Catanzaro ha iniziato durante il lockdown a trasmettere su Youtube e Instagram le sue messe e alcune preghiere e riflessioni, per accompagnare i fedeli durante un periodo buio. Con una rapidità impressionante don Francesco Cristofaro ha costruito attorno a sé una comunità di fedeli ispirati dal suo modo limpido di parlare di temi religiosi e di raccontare le storie esemplari di molte persone che non hanno voce. In questo libro don Francesco traccia un percorso per aiutarci a comprendere la ricchezza che la speranza è in grado di portare nelle nostre vite e come cercare di alimentarla e nutrirla coltivando la preghiera e la gratitudine, e scegliendo il sorriso e l'amore come fiaccole sulla strada. Accanto alle vicende celebri e illuminanti dei santi Padre Pio, Giuseppina Bakhita, Gabriele dell'Addolorata e del beato Carlo Acutis scopriamo così alcune storie di persone comuni mai raccontate prima: le vite coraggiose, drammatiche e piene di speranza della piccola Silvia Tassone, di Angela Trevisan, di Maria Assunta Frustagli, e di Giuseppe Armeli Moccia sono grandi esempi di resilienza e fede, capaci di portare nei nostri cuori gioia autentica per la vita e di accendere quella scintilla della speranza che stiamo cercando. Un viaggio nel potere della preghiera, della gratitudine, del sorriso e dell'amore.
Quando parliamo di intelligenza cognitiva ed emotiva, tutti sappiamo intuitivamente a cosa ci stiamo riferendo: la prima è sicuramente quella che utilizziamo di più nella vita di tutti i giorni, per conoscere il mondo e agire in esso; la seconda, diventata celebre grazie al lavoro dello psicologo statunitense Daniel Goleman, ci permette di leggere le nostre emozioni, così da poter distinguere, affrontare e abitare anche le emozioni degli altri. Ma non possiamo allenare l'intelligenza umana al suo massimo potenziale se non prendiamo in considerazione anche l'intelligenza spirituale, un vero e proprio collante relazionale che permette di tenere insieme quella cognitiva e quella emotiva. In questo libro la teologa e spiritual counselor Barbara Marchica ci insegna così a capire come possiamo concretamente costruire e intrecciare relazioni di autentico valore con gli altri, e con noi stessi, proprio a partire dalla nostra spiritualità, che ci rende sempre consapevoli della differenza tra il bene e il male, lasciandoci liberi di scegliere. Partendo dai principi del Vangelo, che vede nell'esperienza universale della fragilità una strada privilegiata per conoscere davvero noi stessi, Marchica ci accompagna in un percorso di miglioramento spirituale integrando i precetti della fede cristiana con la teologia, la psicologia e le pratiche del counseling. Un vero e proprio viaggio, in grado di attivare un processo interiore capace di metterci in pace con noi stessi e darci la forza di migliorare noi, i nostri rapporti e il mondo che ci circonda. Prefazione di monsignor Luca Bressan.
«Durante il regime fascista gli italiani, parlando di Benito Mussolini - fra loro, in casa - lo chiamavano "Benito", non con il cognome, né "il duce", tanto era una presenza familiare nelle loro vite, detestata o più spesso amata. Da qui bisogna partire, per capire quell'epoca.» Ecco, capire cosa fu il regime è impossibile se non si inquadra il suo fondatore, se non si cerca di definire, nelle sue contraddizioni e nelle sue dinamiche passionali, il rapporto tra gli italiani e Mussolini. Giordano Bruno Guerri, che dell'epoca fascista è uno degli storici più acuti e attenti, ricostruisce in un volume illustrato la biografia del duce, certo, ma soprattutto quella dell'uomo Mussolini, il Benito che per vent'anni (e ancora oggi) è entrato, di prepotenza o accolto di buon grado, nelle case degli italiani. Dall'infanzia in Romagna agli esordi socialisti e rivoluzionari, dalla fondazione dei Fasci fino alla dittatura e al tragico epilogo nazionale, in queste pagine si trova la «storia di un italiano» che degli italiani non aveva una grande opinione e che sugli italiani esercitò una fascinazione spesso violenta e subdola ma anche sincera e autentica: «"Benito" era una figura vicina, semplice, simile, eppure tanto più forte, qualcuno in cui era facile e bello identificarsi». Scandagliando le ricerche storiche degli ultimi ottant'anni, Guerri offre ai lettori un ritratto mai agiografico del «fondatore e affondatore dell'Impero»; ne restituisce i contorni anche intimi e privati, riesce a proporne una radiografia politica che illumina la solitudine del Capo e la sua tendenza all'improvvisazione e a disattendere i suoi stessi principi. Infine, Guerri indica un tratto distintivo e inesplorato del Ventennio, la differenza tra fascismo e mussolinismo: «Gli italiani erano mussoliniani, non fascisti, perché in lui si volevano identificare, in un superuomo che chiamavano familiarmente "Benito"».
Dalla provincia di Bologna a Roma, per insegnare in un liceo scientifico: questo il percorso di Alessandro Laghi, giovane professore che in classe entra con i libri per le lezioni, ma anche con l'entusiasmo di chi sa di avere davanti a sé un gruppo di ragazzi che imparerà da lui e allo stesso tempo insegnerà a lui qualcosa di prezioso. La storia di Alessandro s'intreccia con quella di Serena, Marco, Jocelyn, Edoardo, Rebecca, Christian e Paolo. Ci sono i loro sogni e le loro paure, gli errori e le lezioni che imparano, che non sempre riguardano la letteratura. Un anno di vita, in un romanzo corale che racconta le grandi sfide che chiunque, a qualsiasi età, si trova ad affrontare.
La lingua italiana è generosa: sin dalla sua "nascita" ha accettato di buon grado prestiti da altri idiomi e dialetti, e si è lasciata modificare e aggiornare dalle mode e dai costumi. Come è possibile quindi che adesso nessuno capisca come parla la Generazione Z, i nati tra il 1996 e il 2010? E perché ci fa tanta paura aprirci a queste nuove possibilità lessicali? Beatrice Cristalli, linguista e formatrice, viene in soccorso di tutti quelli che con i giovani devono parlare ma non li capiscono, con il suo ricco e documentatissimo Dizionario per boomer, cercando di gettare un ponte tra le generazioni e mostrando ai "boomer" che non c'è nulla da temere una volta che si conosce l'origine, e soprattutto il senso nascosto, di ciò che si sta dicendo. Questo piccolo dizionario tematico si addentra nello slang della Gen Z (e oltre), e permette di abbandonare pregiudizi e stereotipi scoprendo che ci siamo già abituati ai neologismi di illustri precedenti letterari da Dante a d'Annunzio, da Leopardi a Pascoli.
Quando nel 1977 Riccardo Patrese fa il suo esordio con la Shadow, la Formula 1 è un mondo parecchio diverso da quello che conosciamo oggi: stipendi tutt'altro che faraonici, condizioni di sicurezza relative, incidenti fin troppo frequenti. In diciassette anni - e 256 Gran Premi - la vedrà cambiare moltissimo, chiudendo la carriera alla Benetton nel 1993 al fianco di un giovane talentuoso, tale Michael Schumacher... Rombando a tutto gas dalla pit-lane alla memory lane, l'ex pilota riannoda il filo dei ricordi, a partire dagli inizi sui kart e in Formula Italia, per passare al debutto in F1, al primo Gran Premio vinto quasi per caso, fino ai giorni di gloria alla Williams con Nigel Mansell e Adrian Newey. Tra un valzer con Grace Kelly e una partita a golf col "Principone" Ranieri di Monaco, un Giro d'Italia di Endurance con Renato Pozzetto come navigatore, l'amicizia con De Angelis, Senna ed Ecclestone, le partite della Nazionale Piloti. Senza paura di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, come il rapporto conflittuale con Flavio Briatore, gli screzi con Niki Lauda e James Hunt, e quell'occasione sfumata con la Ferrari... E, più di tutto, l'incidente fatale occorso nel 1978 a Ronnie Peterson, di cui per troppi anni Patrese è stato erroneamente ritenuto responsabile. La travolgente ed emozionante carriera di un grande protagonista dell'automobilismo degli anni Ottanta e Novanta, che ancora oggi dice di sé: «Sono un sopravvissuto».
«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c'è stata al Giro d'Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l'esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l'attimo nel quale ti si svela l'evidenza di quell'apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un'evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita - quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli - si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori.
La Generazione Z è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa. È la prima ad aver sperimentato la transizione da un'infanzia basata sul gioco a un'infanzia basata sul telefonino, ma anche da un'infanzia libera a una ipercontrollata: mentre gli adulti hanno infatti iniziato a proteggere eccessivamente i bambini nel mondo reale, li hanno lasciati privi di sorveglianza in quello online. Attingendo alle ricerche più recenti, Haidt mostra come questa "riconfigurazione" ha interferito con lo sviluppo di bambini e adolescenti causando ansia, privazione del sonno, frammentazione dell'attenzione, dipendenza, paura del confronto sociale. E mentre ne espone le disastrose conseguenze chiama alle armi genitori, insegnanti, aziende tecnologiche e governi affinché salvino la salute mentale dei più giovani.