Queste tragedie sono in realtà commedie: scenette teatrali in due battute basate sul 'nonsense' e sul paradosso. Achille Campanile mette in luce la pericolosità dei luoghi comuni, scardinandoli dall'interno e dissolvendoli nella loro assurdità. I personaggi che si muovono su questo palcoscenico immaginario, in un'atmosfera di sospensione ossessivamente nutrita di dettagli, hanno una sola battuta a testa per giocare il loro ruolo. Talvolta le stesse note di rappresentazione costituiscono l'intero contenuto della tragedia, come in quella d'apertura, "Una tragedia evitata in tempo", nella quale l'unico protagonista non recita una sola battuta; o in quella di chiusura, "Un dramma inconsistente", il cui solo personaggio è Nessuno, la scena "si svolge in nessun luogo" e Nessuno "tace". Beppe Severgnini, difensore appassionato della lingua italiana, sottolinea come Campanile tratti le parole: "Con delicatezza, infilzandole una a una, come un collezionista di farfalle. In un romanzo si può sbagliare una pagina, in un racconto un paragrafo, in un articolo qualche parola. In una 'Tragedia in due battute' neppure una virgola. Campanile trasforma la precisione stilistica in una vertigine letteraria".
Lo stretto di Messina e le opere incompiute che bloccano l’Italia
251 a.C.: il console Lucio Cecilio Metello unisce Calabria e Sicilia con un sistema di zattere galleggianti. Un ponte provvisorio per elefanti, carri e soldati.
1870: l’ingegnere Carlo Navone progetta un tunnel ferroviario. Solo quattro anni di lavoro e otto chilometri di binari sottomarini per collegare Reggio e Messina.
2008: se ne sono occupati 33 governi, 234 ministri e sono passate 12 legislature. Un quintale di documenti e 160 milioni di euro spesi. Lo hanno promesso tutti: Mussolini, Craxi, Prodi e Berlusconi. Ma del ponte nemmeno l’ombra.
Cosa saranno mai tre chilometri? Passeggiando in tutta tranquillità, si percorrono in meno di tre quarti d’ora.
Eppure è dalla notte dei tempi che tre chilometri di mare tengono lontana la Sicilia dal resto d’Italia. File interminabili per imbarcarsi sui traghetti, disservizi e ritardi da record: ecco come tre chilometri si trasformano in un’avventura costosa. Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare del Ponte sullo Stretto, definendolo ogni volta in un modo diverso: grande opera, ecomostro, segno del progresso, favore alla mafia, simbolo di rinascita... Mille e più attributi che hanno alzato un inutile polverone attorno a un progetto considerato l’emblema di un Paese immobile.
Con Questo ponte s’ha da fare, Giuseppe Cruciani svela impietosamente scandali, cifre e retroscena dell’Italia dei cantieri bloccati, dall’autostrada Tirrenica alla metropolitana di Roma, dai treni ad Alta Velocità alla Salerno-Reggio Calabria. Ma nella classifica delle opere incompiute, il ponte resta al primo posto: la società Stretto di Messina è nata nel 1971, da allora sono stati spesi fiumi di denaro da governi di qualsiasi colore, con l’unico risultato di aver accatastato una montagna di progetti e documenti. Oggi continuiamo a chiederci se vale la pena di affrontare questa impresa, trascurando un dato incontrovertibile: tornare sui nostri passi costerebbe molto più che portare a termine il lavoro. E’ ora di accettare questa sfida, non tanto per scrivere l’ultimo capitolo dell’unità d’Italia, ma per far sì che tre chilometri tornino a essere tre chilometri. Per chiunque.
Chi restituì la sapienza greca all’Occidente?
La controversa rivalutazione del ruolo dell’Islam nell’incontro tra Medioevo e cultura classica.
La cultura greca non tornò all’Occidente solo grazie all’Islam: a salvare dall’oblio i filosofi antichi sarebbe stato innanzitutto il lavoro dei cristiani d’Oriente, caduti sotto dominio musulmano, e dunque arabizzati. Questo sostiene il medievista francese Sylvain Gouguenheim ricordando come, prima delle traduzioni dall’arabo effettuate in Spagna, autori quali Giacomo Veneto avessero già messo mano alle opere aristoteliche. La civiltà islamica, inoltre, non avrebbe mai dimostrato un vero interesse per la sapienza greca: da parte musulmana si sarebbe trattato più che altro di un approccio selettivo, forte nei settori della logica o delle scienze della natura ma debole, per non dire inesistente, sul piano politico, morale o metafisico.
In un libro documentato e appassionatamente argomentato, che non ha mancato di suscitare violente polemiche tra gli specialisti, Gouguenheim ricostruisce il percorso dei greci e di Aristotele in particolare nel Medioevo. E riconsegna all’Europa il merito di uno sforzo culturale che solo in tempi recenti, anche per ragioni ideologiche, si è voluto ascrivere all’Islam.
"Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico." Così Oriana Fallaci nella premessa a "Il sesso mutile", il primo libro che pubblica con Rizzoli, nel 1961. L'anno precedente, inviata de "L'Europeo", è in Oriente insieme al fotografo Duilio Pallottelli per un'inchiesta sulla condizione delle donne. È partita alla ricerca di tracce di felicità e nel libro racconta la sua esperienza: a Karachi in Pakistan assiste al matrimonio di una sposa bambina e si ribella all'idea delle donne velate; a New Delhi incontra Rajkumari Amrit Kaur, figura di grande potere in India, e le sembra che assomigli a sua nonna; in Malesia conosce le matriarche che vivono nella giungla; a Singapore c'è la scrittrice Han Suyin, che sente subito amica; a Hong Kong le cinesi non hanno più i piedi fasciati ma le intoccabili abitano ancora sulle barche, senza mai scendere a terra; a Tokio è smarrita di fronte all'impenetrabilità delle giapponesi e a Kyoto affronta il mistero delle geishe; alle Hawaii cerca invano i segni di un'esistenza originaria intatta. Il viaggio si conclude a New York, dove il progresso ha reso più facile la vita delle donne a confrontarsi con "un mondo di uomini deboli, incatenati a una schiavitù che essi stessi alimentano e di cui non sanno liberarsi".
Una donna è assassinata da Pathe, un hacker diabolico che l'ha adescata infiltrandosi nei file del suo computer. L'uomo ha infatti un programma che gli consente di entrare nella vita delle persone che conosce in rete, per poi attirarle nella sua trappola mortale. Vuole fare il numero più alto possibile di vittime, a partire dal capo dell'unità di polizia di Los Angeles che indaga sui crimini informatici. Per fermare questa follia omicida, il detective Frank Bishop decide di ricorrere a un altro hacker, detenuto per reati analoghi a quelli di Pathe. Inizia così una partita mortale fra l'hacker "buono" e il sadico killer...
"Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto... Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio." Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spieiata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all'interno di un orrore che non conosce eccezioni: il pianto disperato di un bimbo di tre mesi, la cui madre è morta asfissiata dal gas letale, richiama l'attenzione del Sonderkommando, lo scavare frenetico tra i corpi inanimati, il ritrovamento e subito dopo lo sparo isolato della SS di guardia che ammutolisce per sempre quel vagito consegnandolo alla storia. Per decenni l'autore ha preferito mantenere il silenzio, ma il riaffiorare di quei simboli, di quelle parole d'ordine, di quelle idee che avevano generato il mostro dello sterminio nazista ha fatto sì che dal 1992 abbia incominciato a parlare, e quei racconti sono la base della lunga intervista che è all'origine di questo libro. Prefazione di Walter Veltroni.
Nata dalla "General History of Astronomy", edita dalla Cambridge University Press, questa Storia dell'astronomia ripercorre oltre 5000 anni, dal 3500 a.C. alle soglie del 2000, di curiosità, superstizioni, scoperte e rivoluzioni, coniugando la completezza e l'accuratezza di un testo scientifico con uno stile semplice e comprensibile a tutti. Dalle credenze preistoriche e dai dogmi di Aristotele all'astronomia moderna - basata sulle osservazioni e non su idee filosofiche o religiose -, all'astrofisica, la scienza che studia la natura fisica dei corpi celesti. Da Ipparco e Tolomeo a Copernico, da Hubble alla cosmologia dei molti universi, dai grandi monumenti megalitici europei alle misteriose figure del deserto di Nazca in Perù, fino ai fondamenti dell'astronomia cinese e di quella islamica. Un'opera, frutto dei contributi di sei grandi studiosi internazionali, che giunge fino alle scoperte più recenti: la ricerca sulle nebulose, l'espansione dell'universo, lo sviluppo della radioastronomia e i nuovi potentissimi strumenti d'osservazione a Terra e nello spazio.
Hesse compie una personalissima sintesi della religione e delle religioni, partendo dal rifiuto del paterno protestantesimo e riconoscendosi in un cristianesimo adogmatico. Ma non è l'idea di divino e di Dio, che secondo San Tommaso d'Aquino non è possibile conoscere, al centro della sua fede, bensì l'individuo. Egli crede nell'uomo e nelle leggi dell'umanità, ed è a partire da questa fede che costruisce il suo credo: una rivalutazione dell'esperienza individuale della storia che va oltre i dogmi e le mode in nome di una religione della pace.
L'amore profano e l'amore sacro, le antiche credenze e la nuova scienza, la morte individuale e lo sconvolgimento universale, la società borghese e il mondo della corte sono raccontati nella poesia di John Donne attraverso una fitta trama di storie e di scene, in cui i ritmi drammatici, i sorprendenti parallelismi e le travolgenti arguzie mai si piegano alla concettosità di maniera, ma nascono dalla singolarissima passione espressiva di uno dei maggiori poeti di lingua inglese. In questa nuova edizione sono presentate le raccolte complete dei Songs and Sonnets, delle Elegie, degli Epigrammi, delle Satire e dei Sonetti sacri, nonché un numero cospicuo di Epistole in versi e Una anatomia del mondo. Chiude il volume l'ultimo sermone dell'autore, II duello della morte. La raccolta è corredata da un'ampia introduzione e i testi sono accompagnati da un ricco corpo di apparati critici.
Alternando i colori cupi della tragedia a quelli brillanti di una commedia ironica, lo "Ione" mette in scena l'incontro della principessa ateniese Creusa con il figlio adolescente, da lei abbandonato alla nascita per tenere segreto lo stupro di cui è stata vittima. Autore della violenza è Apollo, dio della verità oracolare, che ha salvato il bambino e lo ha fatto crescere nel suo santuario di Delfi. Nell'intreccio si susseguono equivoci, rivelazioni, un avvelenamento e una condanna a morte sventati in extremis. Il riconoscimento tra madre e figlio, voluto dalla provvidenza divina ma favorito dal caso, garantisce alla fine, non senza ombre, la felicità dei protagonisti. L'introduzione e il commento evidenziano, nell'originale disegno di questa moderna tragedia "a lieto fine", i modi in cui la drammaturgia di Euripide dissacra il mito di fondazione di Atene e della stirpe ionica.
“Non c’è crescita senza l’opportunità di fare esperienza”
“La libertà è il presupposto dell’educazione.
E l’obiettivo più importante dell’educazione è la libertà stessa.”
Un libro generoso e attento in cui Bernardi ci espone le sue riflessioni sul complesso rapporto con i figli. L’autore suggerisce come impostarlo e costruirlo puntando sull’educazione, la tolleranza e l’indipendenza del pensiero, rifiutando la violenza e il consumismo, per giungere alla difficile conquista della libertà, obiettivo fondamentale per ogni individuo.
"Bagheria" è un racconto affidato alla memoria. L'autrice, bambina, arriva in Sicilia dopo aver trascorso due anni in un campo di concentramento giapponese. Con infantile intensità vive la scoperta delle proprie origini, della nobile famiglia materna, così radicata in quel paesaggio fatto di palazzi baronali e case che sembrano reggersi una all'altra. Nell'omertà delle pareti domestiche si consumano rapporti tortuosi, dove il prezzo da pagare ricade sempre sulle donne, sacrificate alla "legge" dell'onore in una società che tutto sa, ma finge di non vedere.