"Memorie di un seduttore", pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Prefazione di Gabriella Caramore.
La successione dei numeri primi rappresenta fin dall'antica Grecia uno dei misteri più affascinanti della scienza: c'è un ordine prevedibile nella serie dei numeri primi, una regola per stabilire ad esempio quale sarà il centesimo numero primo? Nel 1859, il matematico tedesco Bernhard Riemann presentò una sua ipotesi, che sembrava rivelare una magica armonia tra i primi e gli altri numeri. Da allora, l'Ipotesi di Riemann ossessiona i matematici, e oggi chi riuscisse a dimostrarla vincerebbe un premio da un milione di dollari. In questo libro, Marcus du Sautoy presenta gli enigmi legati ai numeri primi e le loro fondamentali implicazioni in campi che vanno dalla fisica quantistica alla sicurezza informatica.
Alzi la mano chi, da adolescente, non è mai stato costretto da un amico con la passione della musica ad ascoltare centinaia di volte un suo pezzo inedito o ad assistere a ogni sua esibizione pubblica: alla fine non c'era passaggio di accordi che non conosceste a memoria, imprevisto che non foste in grado di prevedere. E voi sempre lì, sotto il palco. Con uno sguardo complice rivolto all'insù e la convinzione che se lui ce l'avesse fatta, per un indefinibile riflesso, parte di quella vittoria sarebbe stata anche vostra. Cesare Cremonini, bolognese fino al midollo, è sempre stato "quello sul palco" sin da quando, undici anni e tanta voglia di libertà, era costretto a esibirsi al pianoforte di casa davanti agli amici dei genitori. In questo libro sincero, ironico e commovente, ci racconta il suo percorso, che ha il sapore di una piccola fiaba moderna, con tutte le sue magie. La scoperta della musica grazie a due miti baffuti - suor Ignazia e Freddie Mercury -, la nascita quasi miracolosa delle canzoni, la lotta per realizzare i propri sogni quando tutti spingono perché il ragazzo metta la testa a posto. E poi i momenti difficili, i guai, le sofferenze. Fino all'incontro importante, quello che darà una svolta alla storia. E il ragazzo bolognese, incredulo ma più determinato che mai, a soli diciannove anni, si ritroverà a volare in vetta alle classifiche, con ai piedi le stesse ali che, in sella a una Vespa, lo continuano a portare sui colli della sua città.
Alle 2,53 del 13 maggio 19O9, 127 corridori partono da Milano per il primo Giro d'Italia organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Sono passati cento anni. Cento anni di Giro. Questo volume illustrato ne ripercorre la nascita e le origini, ne descrive i grandi protagonisti e le rivalità che suscitarono, ne racconta, dai pionieri fino a oggi, le figure e le imprese degli specialisti delle due ruote che hanno animato 91 edizioni della corsa rosa. Il Giro e gli scrittori, i drammi del doping e la figura del patron Torriani, assieme alle più belle immagini che documentano il rapporto con la gente, con il Paese, le sue montagne e i suoi luoghi, arricchiscono un volume che si conclude con i dati, le cifre e le curiosità di una gara che appassiona ancora, divide nel tifo e unisce nell'entusiasmo tutta l'Italia. Con la prefazione di Candido Cannavò.
Vengono qui proposti due testi, sconosciuti al grande pubblico, ma attualissimi e di facile lettura. Usciti nel 1957, gli scritti di Giovanni Battista Montini (arcivescovo di Milano e futuro Paolo VI; 1897-1978) e di Luigi Giussani (fondatore di Comunione e Liberazione; 1922-2005), ruotano attorno a un nucleo tematico comune : il senso religioso, inteso come "sintesi dello spirito" (Montini), "capacità della nostra natura" di domandarsi il significato esauriente dell'esistenza e della realtà, suprema categoria della ragione (Giussani). L'articolata introduzione di Massimo Borghesi situa i due scritti nel contesto culturale, ecclesiale e teologico della seconda metà degli anni Cinquanta, segnato da un crescente processo di secolarizzazione, nel quale si imponeva una rinnovata riflessione sul tema del senso religioso come condizione per poter incontrare l'uomo nelle sue esigenze fondamentali. Superando le strettoie del razionalismo e del fideismo, il cattolicesimo trovava nel senso religioso - riconosciuto come esperienza elementare propria di ogni uomo - la strada per dialogare con l'orizzonte contemporaneo.
Da un codice del XIII secolo Rene Khawam ha recuperato un gioiello della letteratura araba. È il testo che gli studiosi giudicano "il più antico e il migliore", lo stesso che leggevano i califfi, i visir, i mercanti e le donne dei grandi secoli della civiltà araba. Libero da aggiunte arbitrarie, contaminazioni, interventi e censure, nella sua forma autentica "Le mille e una notte" riacquista il suo fascino originario. A tessere questa sterminata e labirintica trama di storie è Shahrazâd, eroina del racconto che fa da cornice alla raccolta, e affascinante odalisca penetrata da secoli nell'immaginario occidentale. Per scampare alla condanna dello spieiato re Shahriyâr, che intende vendicare sulle vergini del suo regno il tradimento subito, Shahrazâd sfrutta le doti dell'affabulazione offrendogli notte dopo notte racconti straordinari, rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi. Rapito dalla magia della narrazione, e dal fascino della cantastorie, il sovrano dimentica le ragioni dell'odio e annulla la condanna. Le parole di Giorgio Manganelli presentano e interpretano in modo il lavoro dei traduttori.
Rosetta Loy pubblica questo libro originariamente in francese, nel 2007, accogliendo la proposta di Colette Fellous, che dirige la collana “Traits et portraits” per l ’editore Mercure de France. La narrazione è accompagnata da fotografie che fissano momenti della sua storia personale, stati d’animo, atmosfere, sentimenti che si riflettono nel racconto senza necessariamente corrispondervi, immagini che conservano la loro parte di segreto e che rimandano ad altre immagini o a parole o a un gusto, come quello del cioccolato con l’arrivo a Roma degli americani, “ i nostri liberatori nonché conquistatori ”.
La prima mano è quella del padre, un tempo forte e protettiva, mano amata
e amorosa, che sorregge, cura e salva. Scorrono i ricordi mentre l’autrice, col suo sguardo di bambina, di adolescente e poi di donna, attraversa gli anni di un’esistenza che appare privilegiata e dolente. Lo sguardo rimane sempre lo stesso, acuto, preciso, intuitivo, vero. C’è una guerra che sconvolge il Paese e la bambina la osserva attenta, i bombardamenti e la fame, l’occupazione e le stragi dei nazisti. Ci sono vacanze al mare
e in montagna, dimore borghesi con cameriere e balie, l’autista Francesco, “possente e meraviglioso”, le due sorelle e il fratello.
Ci sono i primi turbamenti, l’infelice consapevolezza del proprio corpo.
I viaggi con la famiglia su improbabili treni, mentre scene belliche di desolazione passano nel sole dell’estate davanti al portellone aperto del vagone bestiame.
La narratrice percepisce il mondo che si sgretola fuori dalle sue stanze
e intanto coltiva un senso di universale compassione che non la lascia mai, neanche quando nell’età matura conosce l’amore più doloroso e profondo, che offre al lettore con incursioni fulminee nella materia viva della memoria più recente (“La terza è una mano fragile e caparbiamente generosa, la mano di un antico guerriero che possiede ancora il ricordo delle battaglie combattute. Una mano da amare, da scaldare con il calore della bocca”).
Un libro intenso in cui, come scrive Livres Hebdo, “la nostalgia è intelligente, pudica e senza effusioni eppure carica di una tenerezza violenta e sensuale”.
Lungo le autostrade di Dubai, enormi cartelloni riportano frasi firmate Walt Disney. Il padre di Topolino è uno dei numi tutelari della spettacolare "boom city", dove un sovrano illuminato (che assomiglia a Berlusconi) cova l'utopia di un habitat così perfetto che gli uomini vi diventino inutili. Walter Siti ha visitato il Paese della ricchezza sfrenata, degli alberghi a sette stelle, del lusso e dello shopping culturale proprio nel momento in cui la crisi finanziaria cominciava a mettere in discussione quella parodia di paradiso. Ma ha visto anche il deserto, il golfo di Oman, la solida astuzia di Abu Dhabi e l'avida ingenuità degli Emirati del nord. Ha registrato il genocidio della cultura beduina e fiutato la svendita della cultura occidentale. È stato accolto in un'università femminile e ha dormito con gli immigrati poveri, privi di qualunque sicurezza e protezione sindacale. Ha osservato le tracce evidenti del lavaggio di denaro sporco e ascoltato chi difende i pirati somali. Evitando le interviste ufficiali e l'accumulazione giornalistica dei dati, se ne è andato in giro curiosando rasoterra, regalando il meglio della vacanza a un amico, lasciandosi intridere come una carta assorbente. Il viaggio di un vecchio, una riflessione sull'Occidente, una castissima storia d'amore.
Volare in alto, come fanno gli uccelli. È con questo sogno ad accendergli il sangue che ogni mattina il bambino si arrampica sulla cima del tetto di paglia e salta nel vuoto. Per stagliarsi, con lo slancio di un falco, sullo sfondo smagliante del cielo e dei monti Zagros, spina dorsale della terra tormentata che lo ha visto nascere. Sono i tempi della creazione del moderno Iran, e l'esercito dello scià è deciso a cancellare ogni traccia del popolo a cui il bambino appartiene. Strappato al seno caldo e alle canzoni della sua mamma, ora lui deve crescere in fretta, andare incontro alla battaglia che sterminerà la sua gente. E diventare Reza Khurdi, orfano di ogni cosa, soldato del nuovo Paese e persecutore del suo stesso popolo. Perché Reza ha la guerra dentro: per metà figlio dell'Iran e per metà curdo fatto di roccia, stelle e cielo, è il nemico di se stesso, destinato a sognare per sempre il sogno impossibile di una casa.
IL DISASTROSO RITORNO DELLO STATO NELL’ECONOMIA ITALIANA
È normale che una compagnia aerea pubblica fallita come l’Alitalia venga salvata con i soldi dei contribuenti?
È normale che un’azienda statale faccia causa a un’altra azienda statale e metta in conto agli italiani seicentomila euro di parcelle?
È normale che nelle imprese comunali ci siano ventitremila consiglieri di amministrazione e una poltrona ogni 5,6 dipendenti?
È normale che la società di un politico in carica sia in affari con la Regione di cui quel politico è stato presidente?
È normale che l’ex direttore della tivù di Stato, multato da un’Authority, venga nominato in un’altra Authority?
SE CREDETE CHE TUTTO CIÒ SIA NORMALE, NON LEGGETE QUESTO LIBRO.
Un fantasma si aggira per l’Europa: quello del nuovo statalismo. Spinto dal vento della crisi che soffia dagli Stati Uniti, ha investito la Gran Bretagna, la Francia, l’Olanda, la Germania. E l’Italia? Nel nostro Paese quel fantasma è sempre stato di casa. Trasformandosi, negli ultimi anni, in una manomorta pubblica che ammorba l’economia. A cominciare dalle migliaia di imprese locali, controllate dai Comuni, dalle Regioni e dalle sempre più inutili Province. Società per fare autodromi di Formula uno, per amministrare le eredità lasciate ai ciechi, perfino per comprare agenzie di pompe funebri dai privati. Imprese locali dai bilanci traballanti che sponsorizzano profumatamente squadre di basket. Aziende comunali per gestire casinò e gioco d’azzardo. Per non parlare dello Stato centrale. Dove in vent’anni si sono sperperati più di 5 miliardi dei nostri euro nell’Alitalia. Dove si resuscitano società morte e sepolte soltanto per piazzare amici e famiglie. E ne nascono di nuove a ritmo continuo: per distribuire soldi pubblici allo spettacolo, per fare la carta d’identità elettronica, per realizzare centri benessere, perfino per affidare consulenze senza gare. Il tutto con la presenza, incombente e oppressiva, della politica nelle imprese pubbliche: migliaia di posti da occupare nei consigli di amministrazione, manager scelti in base alle parentele partitiche e stipendi d’oro indipendenti dai risultati e dal merito. Dimenticatevi le liberalizzazioni e le privatizzazioni che avrebbero dovuto spazzar via la politica dal mercato e offrire servizi migliori e più economici ai cittadini. Sulla ricca carcassa del nostro Paese volteggiano avidi i Rapaci delle vecchie e nuove famiglie del potere.
Yoani Sánchez è un strana dissidente: non denuncia, non attacca, non contesta. Semplicemente racconta nel suo blog cosa significa vivere oggi nel regime comunista di Cuba: la difficoltà di fare la spesa e la fame cronica, l'arte di ripararsi gli elettrodomestici guasti, la lotta per leggere le vere notizie tra le righe del giornale di partito, la paura del ricovero in ospedale dove manca anche il necessario per sterilizzare, la convivenza forzata con la propaganda che si insinua nei media, nelle piazze e nelle scuole, il panico quando arrivano le convocazioni della polizia, la preoccupazione per gli amici in carcere, la nostalgia per i tanti che sono fuggiti e la delusione per tutti quelli che hanno smesso di credere al futuro. Ma soprattutto sfata il falso mito dell'efficienza castrista e descrive, tra tenerezza e rabbia, la frustrazione per le potenzialità inespresse e i sogni perduti di chi, come lei, è nato nella Cuba degli anni Settanta e Ottanta e si ritrova rinchiuso in un'utopia che non gli appartiene. Di questa generazione Yoani è diventata l'inconsapevole portavoce, e il suo blog, che ha fatto il giro del mondo è ora un libro.
Medea ordisce una vendetta tremenda contro il marito che l'ha abbandonata, uccidendo i propri figli e negandogli così l'autorità paterna istituzionalmente riconosciuta. Il genio di Euripide ci presenta un'eroina tragica totalmente nuova per la cultura greca del tempo, una donna appassionata e lucida, in cui l'impulso emotivo si unisce a un estremo controllo intellettuale.