1923. Elvira, una pittrice spagnola residente a Parigi, riceve la notizia che suo marito Rémy è morto in circostanze oscure a Shanghai. Quando giunge in Cina, accompagnata dalla nipote Fernanda, scopre che Rémy non le ha lasciato altro che debiti. Unica cosa di valore: uno scrigno antico che contiene una strana mappa. Elvira apprende anche che il marito è stato assassinato dai sicari della mafia di Shanghai, la Banda Verde, proprio per quello scrigno che a quanto pare fa gola anche agli eunuchi imperiali e ai seguaci del movimento nazionalista. Intuendo lo straordinario messaggio serbato nel cofanetto, Elvira e Fernanda si lanciano sulla pista del leggendario mausoleo di Qin Shi Huangdi, il Primo Imperatore, dove si favoleggia siano conservati tesori inestimabili. All'avventurosa spedizione si uniscono un antiquario cinese, un giornalista irlandese, amici di Rémy, il suo giovane servo Biao - che rivela sorprendenti doti di deduzione matematica - e il monaco Jade Rojo, maestro di filosofia taoista e arti marziali. Solo con il loro aiuto le due donne potranno sciogliere gli enigmi e superare le prove micidiali che proteggono il luogo di sepoltura del Primo Imperatore del Celeste Impero.
Questo celebre, fortunatissimo dialogo ciceroniano (Laelius de amicitia, 44 a.C.), che s'immagina condotto da tre illustri interlocutori, affronta argomenti di sempreverde attualità: che cos'è l'amicizia, da che cosa nasce e a quali fini tende, come deve essere vissuta al meglio, quali difficoltà può incontrare - per esempio, le differenze d'età o di condizione sociale - e di quali cautele conviene avvalersi in un rapporto che resta pur sempre delicato e complesso. La tesi di Cicerone, ispirata soprattutto a "fonti di orientamento platonico e stoico, è assai nota: contro certe posizioni utilitaristiche propugnate dagli epicurei, la vera amicizia è per lui, un sentimento del tutto disinteressato, un rapporto insostituibile che, dopo la sapienza, rappresenta il massimo bene cui l'uomo possa aspirare".
Il nome di Dante è nel pensiero di molti indissolubilmente legato al titolo della sua opera maggiore: la "Divina Commedia". È facile dimenticare che il grande poema fu solo il punto d'arrivo di un percorso iniziato nella prima giovinezza. Leggere le "Rime", dai sonetti giovanili alla vitalistica esuberanza di "Sonar bracchetti" e alle atmosfere oniriche di "Guido, i' vorrei" fino alle liriche poi raccolte nella "Vita Nuova", come "Donne ch'avete" e "Tanto gentile", significa accompagnare Dante nel lungo viaggio alla ricerca di una propria voce poetica che avrà come meta finale la "Commedia". Teodolinda Barolini analizza da punti di vista innovativi e spesso inediti le singole rime, facendo luce sull'evoluzione artistica e ideologica del poeta e sui rapporti che intercorrono tra le "Rime" e il capolavoro della maturità.
Dall’Afghanistan al Nicaragua, dalla Liberia al Messico, dalla Cambogia a Cuba.
Il ritorno del decano dei reporter di guerra nelle terre insanguinate
dai conflitti degli ultimi decenni.
“A Kabul c’è paura. La gente fugge, non vuol parlare con lo straniero.” Sono queste le parole che hanno firmato il primo di una lunga serie di avvincenti reportage di Ettore Mo, giornalista di mestiere, giramondo per vocazione.
Ripercorrendo i luoghi da cui ha mosso i suoi primi passi come inviato, l’autore ci guida per il lato oscuro della terra. Ci accompagna attraverso un’avvincente escursione per mostrarci i drammi più cupi dell’umanità: la povera gente di Monrovia che festeggia Natale e Capodanno al cimitero, bevendo, mangiando e dormendo accanto alle tombe dei defunti; i molti emigranti messicani che inseguendo il sogno di raggiungere l’America si fanno mozzare le gambe dai treni merci; gli abitanti di La Oroya avvolti da un’apocalittica polvere di piombo, zinco, zolfo e arsenico emessa dalla “fonderia della morte” al centro della cittadina; la strage di civili nella terra Tamil; le favelas del terrore di Caracas e i figli della Revolución cubana in fuga da una realtà immiserita e senza scampo.
Raccontato in prima persona, a metà strada tra memoir e reportage, Lontani da qui è il resoconto doloroso e commovente di una vita intera dedicata al viaggio che chiude con un grande insegnamento: il sangue versato sui campi di battaglia non migliorerà mai il corso della storia, finché non cambierà il cuore di chi combatte.
Presentazione del libro di Alessandra Borghese e del cardinale Carlo Caffarra
“L’esperienza della fede fa nascere in me il desiderio di scoprire sempre più la verità”. Con queste parole Alessandra Borghese, giornalista e scrittrice, ha riassunto le motivazioni che l’hanno spinta a chiedere al cardinale. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, di scrivere questo libro, intitolato “La verità chiede di essere conosciuta”, che consiste in un dialogo a tutto campo nel quale il cardinale interviene su alcuni dei temi che più interessano l’uomo dei nostri tempi. “Mi interessava scrivere questo testo – ha proseguito la giornalista – per capire meglio cos’è la proposta cristiana e per riproporla a tutti in modo semplice. Il cardinale ha risposto a tutte le domande che gli ho posto, senza paura di esprimere giudizi controcorrente e scomodi rispetto alla mentalità comune. Per me è stata un’esperienza umana e spirituale importantissima”.
Il cuore dell’incontro è stata la testimonianza del cardinal Caffarra, il quale ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a scrivere questo volume che, come ha detto Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione e moderatore dell’incontro “è un testo con un titolo molto simile a quello del Meeting di quest’anno, perché la verità è sempre un avvenimento, non un discorso”.
“Ho accolto la proposta di Alessandra Borghese per due ragioni: – ha precisato il cardinale – la prima è che, diventando prete, ho contratto un debito con ogni uomo, quello di parlare di Gesù Cristo, nella certezza che quando un uomo lo incontra è salvo. Il libro è una grande occasione per pagare, in parte, questo debito e per parlare anche della Chiesa, perché l’uomo senza la Chiesa non incontrerà mai Cristo, ma l’idea che si è fatto di Cristo. La Chiesa è la presenza di Cristo vivo in mezzo a noi”. Caffarra ha poi spiegato la seconda ragione che lo ha spinto a scrivere il libro: “L’Occidente secolarizzato per la prima volta nella storia sta tentando di edificare la sua umanità come se Dio non esistesse, riponendo la sua salvezza solo in se stesso. Questo è l’evento più drammatico della storia dell’umanità, che conduce l’uomo alla disperazione per ostinazione, come la chiamava Kierkegaard. Questo è il secondo grande tema del libro, nel quale si testimonia come è possibile incontrare la presenza di Cristo come risposta alle esigenze più importanti dell’uomo”.
Secondo il cardinale, che si è commosso nel raccontare episodi della sua esperienza a testimonianza delle sue affermazioni, “esistono fatti, non dottrine, come i santi o i momenti più grandi della vita che permettono di incontrare questa Presenza oggi: la grande liturgia della Chiesa (di cui il libro parla diffusamente) è il più grande di questi fatti, perché rende il Mistero visibile e presente”.
Caffarra ha concluso il suo intervento commentando il titolo del Meeting: “Il cristianesimo è un incontro, un avvenimento. Se non è così la proposta cristiana si riduce ad una predica noiosissima”.
(M.C.)
Rimini, 25 agosto 2009
Al Centro comandi della Grand Central Station di New York, tutti gli occhi sono puntati sul tabellone: un treno locale, il Pelham 123, è fermo in galleria tra la Ventottesima e la Ventitreesima, apparentemente senza motivo. Finché, via radio, arriva un'agghiacciante comunicazione: quattro uomini armati di mitra hanno sequestrato il convoglio e tengono in ostaggio i passeggeri della carrozza numero uno. Per liberarli vogliono un milione di dollari, e li vogliono entro un'ora. Altrimenti i criminali, capeggiati dallo spietato Ryder, uccideranno i diciassette ostaggi uno dopo l'altro, al ritmo di uno al minuto. Il conto alla rovescia comincia: e mentre l'NYPD cerca disperatamente di preparare un piano d'attacco per fare irruzione sotto terra, il sindaco, deciso a salvare gli ostaggi e soprattutto la sua candidatura alle prossime elezioni, è disposto a tutto. Anche a trattare. Sarà il tenente Garber a prendere in mano la situazione: uomo chiave della sicurezza pubblica della città, conosce a menadito il sistema metropolitano di Manhattan. Ma neanche Garber può rispondere alla domanda più inquietante: anche se i quattro otterranno il riscatto, come pensano di scappare da quella labirintica trappola sotterranea che è la metropolitana di New York?
“I sentimenti di Pascal sono straordinari, soprattutto per la profondità della loro tristezza, e per un non so che d’immensità: si è sospesi fra tali sentimenti come nell’infinito.”
François-René de Chateaubriand
Un grande moralista, filosofo e matematico, un uomo dal sapere universale, decise di dedicare le migliori energie dei suoi ultimi anni allo studio delle scienze religiose. La centralità della figura di Cristo nell’itinerario speculativo, spirituale e umano di Pascal lascia una traccia indelebile in questo Compendio della vita di Gesù Cristo. L’opera, perduta in circostanze mai chiarite e ritrovata solo due secoli dopo, si compone di 354 articoli disposti in ordine cronologico: sono citazioni dirette dalle Sacre Scritture, ma anche sintesi e interpretazioni. Avvolte da una semplicità cristallina e disarmante, fedeli alla scabra e incisiva parola evangelica, queste pagine sono nondimeno intrise di una efficacissima potenza drammatica.
Gesù Cristo rivestì un ruolo di primissimo piano nella breve e profonda esistenza dell’autore, come ci mostra inequivocabilmente la Vita del Signor Pascal, capolavoro del genere biografico scritto dalla colta e sensibilissima sorella Gilberte.
Davide Monda insegna presso l’Università di Bologna. È autore di volumi e saggi sulla civiltà letteraria europea dal Rinascimento al Romanticismo.
Prefazione di Eraldo Affinati.
A bordo di un mercantile britannico non soffia un alito di vento; tutto è fermo, immobile. In un paesaggio da sogno, immerso in una soffocante bonaccia, serpeggia un inquietante segreto. Qualcosa sta per accadere: un misterioso fuggiasco verrà dal mare a smuovere il torpore della nave.
Chi è questo naufrago, che il capitano si impegna a nascondere all’equipaggio? Forse il fantasma delle sue ansie e del suo senso di colpa, colui che darà l’avvio a un viaggio notturno e misterioso verso la salvezza, attraversando le più oscure tenebre dell’animo umano.
Eraldo Affinati vede in queste pagine il racconto di “una vera e propria amputazione spirituale: Il compagno segreto spiega come si fa, secondo Joseph Conrad, a diventare adulti: bisogna scegliere, ma ciò significa rinunciare a qualcosa di se stessi, non soltanto ai rami secchi, il che non costerebbe nulla; anche a quelli fioriti, persino ai più belli. E questo è molto più difficile”.
Sospeso e disteso fra l’adesione alla storia e il più sofisticato gioco simbolico, tra echi autobiografici e prospettive universali, Conrad imprime a questo romanzo il segno supremo della sua capacità creativa. Il capitano e il suo doppio, mai veramente sovrapponibili, mai veramente distaccabili, nonostante l’apparente congedo, sono ugualmente in balia delle correnti di deriva.
In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita.
– Karol Wojtyla
Anche i “lontani” non sanno nascondere lo stupore, l’ammirazione e l’incanto per quest’uomo misterioso, potente e buono, unico al mondo, “il più bello fra i figli degli uomini”: da Marx a Renan, da Rousseau a Nietzsche, da Borges a Kafka, da Camus a Salvemini, da Kerouac a Pasolini, da un “persecutore” come Napoleone a una personalità come Gandhi, fino al libro dell’islam, il Corano. In soli tre anni di vita pubblica Gesù ha capovolto la storia umana. Lo affermano anche pensatori laici come Benedetto Croce: “il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto”.
Antonio Socci ricostruisce questa straordinaria rivoluzione e indaga sul mistero di Gesù, preceduto da duemila anni di attesa e seguito da altrettanti di amore. Circa trecento profezie messianiche, nelle Sacre Scritture, con secoli di anticipo hanno tracciato il suo perfetto identikit: data e luogo di nascita e di morte, le sue opere, addirittura il supplizio della crocifissione. Ma soprattutto Socci affronta il più grande enigma di Gesù: la sua resurrezione. La scoperta delle prove antiche e di quelle attuali è un’avventura sorprendente. Un caso unico nella storia che non ha spiegazione umana.
“Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù.”
Il centuplo è la riuscita vera, che inizia già in questo mondo,
e si compie nell’eterno.
Ci si trova davanti a un genere di libro particolare, una specie di «romanzo», come spontaneamente dissero i primi cui le bozze furono date da leggere. In esso la scoperta della vita come «vocazione» non avviene per deduzione, ma per il mostrarsi di una esperienza vissuta secondo ragione dentro l’afflato del Mistero.
Si tratta del percorso di un anno che don Luigi Giussani ha realizzato in dialogo con un centinaio di giovani decisi a impegnare la propria vita con Cristo in una forma di dedizione totale al Mistero e al suo destino nella storia: la Chiesa la chiama «verginità». Settimana per settimana i principali contenuti della fede cristiana e le loro ragioni umane sono stati svolti attraverso, prima una proposta che scaturiva dall’esperienza dell’Autore, e poi dall’appassionante gioco di domande e risposte che la proposta suscitava nei giovani, resi consapevoli e determinati nella loro esperienza di uomini.
Lo stile dei settimanali convegni è stato tutto quanto trattenuto nella forma del libro, a testimonianza di una modalità di approccio al problema come grosso problema umano e della maturità di convinzione e di affezione che questo può produrre.
Il libro può essere concepito come un racconto esemplare in cui la spontaneità, la lealtà e la serietà nella considerazione della propria esistenza rendono fin suggestivo quello che la mentalità comune totalmente oblitera e anche disistima, se non per qualche astratta paura.
Mangia troppo, beve troppo, fuma troppo, ha una mamma troppo invadente, un uomo troppo sposato e troppo pochi "pretendenti". È il ritratto di una single di oggi, moderna trentenne in carriera, quale risulta dal diario di un anno della sua vita, dove vengono raccontati, con humor e ironia, i problemi, le speranze, le delusioni di una donna qualunque.
La vita della single trentenne Bridget Jones è completamente cambiata: fidanzata con Mark Darcy, l'uomo dei suoi sogni, ha finalmente vinto la battaglia contro la bilancia. Innamorata e dimagrita, Bridget scopre ben presto che la convivenza logora persino le relazioni più romantiche. Non le resta che ricorrere ai manuali di self-help, alla scorta di sigarette e allo Chardonnay in frigo, soprattutto quando all'orizzonte compare Rebecca, filiforme, alta, elegantissima e decisamente troppo interessata a Mark. Un brillante spaccato del mondo femminile scritto con lo stile spumeggiante che contraddistingue Helen Fielding, "Che pasticcio, Bridget Jones!" è il ritorno di una delle eroine moderne più amate degli ultimi anni.