Un volume ricco di fotografie e racconti inediti per celebrare il centenario della nascita di Andrea Camilleri. Un progetto nato in collaborazione con il Fondo Andrea Camilleri e scritto dalla penna formidabile dell’inventore del detective Saverio Lamanna della serie tv Màkari. "Io e Savatteri siamo della stessa provincia che ha avuto come capotribù Pirandello, verso il quale tutti abbiamo un debito tale che continuiamo a pagare senza riuscire mai a saldarlo." Comincia da un debito questo volume illustrato nato dalla grande amicizia fra i due scrittori e promosso dal Fondo Camilleri in occasione del centenario della nascita dell'autore di Montalbano. Un racconto in parole e immagini che affronta le origini a Porto Empedocle, le memorie del fascismo e l'avvicinamento al Pci, la partenza per Roma e i primi passi da regista, l'incontro con Elvira Sellerio e Leonardo Sciascia fino al grande successo di Montalbano.
Perché le persone più intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono sempre quelle con cui lavoriamo più volentieri o con cui facciamo amicizia? Perché i bambini dotati ma provenienti da famiglie divise hanno difficoltà a scuola? Perché un ottimo amministratore delegato può riuscire un pessimo venditore? Perché, sostiene Goleman, l'intelligenza non è tutto. A caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità è una miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali l'autocontrollo, la pervicacia, l'empatia e l'attenzione agli altri: in breve, l'intelligenza emotiva.
Non è difficile comprendere che cosa significa “Europa cristiana”, poiché i temi cristiani si trovano nell’architettura, nella pittura, nella musica, nella letteratura e nella cultura politica e sociale di tutta l’Europa. E allora perché, sin dalla sua fondazione, l’Unione Europea ha spesso preferito ignorare i legami con l’identità cristiana, richiamandosi solo alla tradizione di laicità dello Stato proveniente dalla Rivoluzione francese? Se lo chiede in questo saggio il giurista e docente Joseph Weiler, mostrando i rischi e le criticità legate alla scelta di eliminare il Cristianesimo dalla storia moderna europea. "L’Europa è ancora cristiana?" costituisce una testimonianza profonda per tutti coloro, credenti e non, che si sentono europei, con un saggio che esplora la rilevanza del magistero cristiano rispetto a questioni cruciali per il dibattito sull’integrazione europea.
«Beati gli ultimi perché saranno i primi. A sorridere della spudoratezza di Dio». È la vecchia storia della maglia nera che c'è stata al Giro d'Italia dal 1946 al 1951: a indossarla, e dunque a vincerla, era colui che si classificava ultimo. Era, chiaramente, l'esatto opposto della maglia rosa, quella indossata dal primo arrivato. Valeva tanto quanto. Uno che se ne intendeva era Luigi Malabrocca, famoso proprio per aver indossato una maglia così epica e strana. Non è mai entusiasmante, nel mondo degli uomini, arrivare ultimi. Quando, però, incontri un ultimo diventato primo, è l'attimo nel quale ti si svela l'evidenza di quell'apparente assurdità architettata dal Cristo: «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti» (Mc 10,44). Il Cristo che, quando voleva deteriorare alla base le verità dei presunti santi, insospettiva con creanza e savoir-faire: «Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (10,31). Detto e fatto. Detto e rifatto. Con lo stile dissacrante e profondo che ormai gli è proprio, il parroco del carcere di Padova, vicino da sempre a Papa Francesco, segue il Vangelo di Luca per andare in gita dentro le sue provocanti immagini, in un cammino mai prevedibile come quello di Gesù, per ritornarsene poi nella vita di tutti i giorni con un'evidenza più luminosa. Come se, specchiandosi nelle pagine dei Vangeli, la vita - quella che, sovente, fatichiamo a leggere nei minimi dettagli - si ripresentasse ai suoi occhi in alta definizione. È la magia di parole, quelle evangeliche, che non hanno mai finito di raccontare tutto ciò che sognano di raccontare ai loro innumerevoli lettori.
Poe, torturata dai sensi di colpa per la morte di Damyan e annebbiata dall'alcol, non riesce piÃ^1 a lavorare come Nocchiera, così sopravvive grazie a piccoli lavori, fino a che la sorella Imogen, ora generale della Ribellione, le propone una missione cruciale: prendersi cura di Sifr, il clone di Dhanab. Dovrà evitare che i Giudici se ne impossessino per cercare di riportare in vita proprio Dhanab, oppure qualcun altro di molto potente. La ragazzina ha un'aria fragile e insignificante, e Poe accetta di proteggerla di malavoglia, pensando di sperperare in alcol i soldi che Imogen le ha promesso per la missione. Intanto, nei suoi numerosi viaggi nel multiverso, Poe ha continue visioni di Damyan e comincia a pensare che possa essere ancora vivo da qualche parte tra i Pozzi. Decide così di disintossicarsi a tutti i costi e dedicarsi alla sua ricerca, arrivando a scoprire che l'unico modo per salvarlo è scaricare la sua coscienza su un hard disk e impiantarla in un nuovo corpo. Solo la tecnologia creata da Dhanab perÃ^2 puÃ^2 farlo, quindi proprio Sifr. Tuttavia, dopo un attacco dei Giudici, la ragazzina è scomparsa attraverso i Pozzi. Poe dovrà ritrovare Sifr per avere la possibilità di salvare Damyan... ma a quale prezzo?
Luca non ha neanche quattordici anni, ma ha una sensibilità silenziosa che lo rende diverso dai coetanei. Con i genitori e il fratello maggiore abita in una località di mare, dove tutto sembra immutabile: un posto sicuro che con la bella stagione si popola anno dopo anno. Un'estate una ragazza piena di vita diventa il suo primo sogno d'amore. Quando però lei scompare, e i carabinieri bussano alla loro porta, l'esistenza di Luca e dei suoi viene segnata per sempre. Per sottrarre lui, con la sua innocenza di bambino, all'ombra che si propaga inesorabile sulla famiglia, la madre gli riempie in fretta una valigia e lo mette su un treno con un biglietto di sola andata: al Nord lo aspettano lo zio Umberto, professore al liceo, e la zia Mara con le cugine. In un mondo diverso, lontanissimo da quello della sua infanzia, Luca prova a ricostruirsi, cresce e mette nuove radici, cercando di restituire un senso a parole come fiducia e appartenenza. A sostenerlo ci sono lo zio Umberto, che per lui dà tutto se stesso, e Flavia, una ragazzina determinata a fargli ritrovare la speranza nel futuro. Con la sua penna delicata e profonda, Roberta Recchia mette in scena relazioni intense, dialoghi vibranti, e una storia che ci tiene stretti fino all'ultima pagina.
«Una cosa aveva imparato, fin da bambina: a nascondere il dolore, a esporre la lotta.» Annalisa Cuzzocrea ha seguito le tracce di Miriam Mafai grazie a una scatola blu avuta in custodia dalla figlia Sara. Dentro lettere, diari, telegrammi, ricordi della madre. Il romanzo di una vita, come dice l'autrice, che indaga pagine intime e segrete, si confronta con le passioni politiche - e non solo - di Mafai, ripercorrendo i segni degli amori e delle ferite. Un primo matrimonio mai raccontato, durato solo un anno, finito nel più tragico dei modi: con un biglietto e una pistola. L'incontro con Umberto Scalia, da cui nasceranno i figli, Luciano e Sara. Soprattutto, la lunga storia d'amore con il partigiano Nullo, il ragazzo rosso Gian Carlo Pajetta, famoso per le sue ire, e qui svelato in tutta la sua tenerezza. «E non scappare mai» scrive Nullo a Miriam sul retro di una cartolina con cui la Rai lo invita ad assistere allo sbarco sulla Luna. Perché lei correva sempre. Mentre consegnava giornali clandestini durante la Resistenza; o quando reinventava la sua vita fuori dalla casa d'artisti di Mario Mafai e Antonietta Raphaël, e dentro la caserma del Partito comunista; quando sceglieva di lasciare il figlio in collegio nel giorno del suo compleanno per seguire il presidente francese in Algeria; quando abbandonava la politica per il giornalismo, e sovvertiva le regole maschili che avevano governato entrambi i campi fino ad allora, con un femminismo tanto rivendicato, quanto sostanziale. Annalisa Cuzzocrea ha incrociato Miriam nei primi anni del suo lavoro a «Repubblica», ne ha conosciuto la durezza solo apparente, ascoltato la risata ironica e inconfondibile. Qui ricompone il colore e l'atmosfera di una storia che parte dal dopoguerra e arriva ai giorni nostri. «Camminava sicura nella tempesta» dice di lei la figlia, era annoiata da tutto ciò che è fermo, paludoso, inerte. Miriam Mafai «fuggiva da tutto quello che temeva potesse fermarla, indurla alla rinuncia. Impedirle un'assoluta libertà».
“Tutto ciò che leggerete qui è il frutto di un lungo cammino. Il racconto di quei giorni rivisti con gli occhi di oggi. Occhi che hanno visto molto, ma che spesso hanno rifiutato di guardare tante cose. Occhi che a tratti hanno versato lacrime incandescenti. Ma anche occhi che hanno registrato immagini meravigliose e indescrivibili di vita vissuta, donata e accolta. Una vita nella quale quegli occhi hanno saputo scorgere ogni giorno innumerevoli miracoli. Restituendo gratitudine a Dio per aver colmato uno spazio dolorosamente vuoto tanto da farlo traboccare.” Sono pagine dense, asciutte ed emozionanti quelle che ha scritto Nicoletta Romanoff e che compongono Come il tralcio alla vite. Con profondo rispetto per la propria storia e per quella delle persone che la popolano, condivide qui il percorso intimo della sua vita e della sua fede. A soli diciotto anni subisce un lutto gravissimo e inaspettato, e “diventa” figlia unica. A diciannove accoglie la maternità, guidata dall’amore per un nucleo famigliare desiderato e sperato. È un cammino, il suo, sul quale si affacciano dolori indescrivibili e gioie incontenibili, dubbi e cambi di rotta, strade apparentemente senza uscita in fondo alle quali, però, sempre si apre uno spiraglio di luce. Quello di Dio e della Sua parola, che opera giorno dopo giorno nella vita dell’autrice, e che giorno dopo giorno la sorprende e la accoglie, tanto nelle certezze incrollabili, quanto nei cambi di rotta e negli inciampi. Un’opera toccante che celebra amore, fede e resilienza.
«Se c'è qualcosa che vi urta nel profondo, non state lì a pettinare le bambole. Non importa in quanti sarete, se in tanti o in pochi o da soli. Impegnatevi, e collegate l'impegno a un pensiero. Magari con l'aiuto di chi ha frequentato la politica per tutta una vita e dovrebbe dedicarsi a seminare e non a raccogliere.» È un invito, quello di Pier Luigi Bersani, che nasce da un viaggio lungo tutta l'Italia e dalle conversazioni avute, spesso davanti a una birra, con studenti, giovani militanti e attivisti. E in queste pagine l'ex segretario del Partito democratico, oggi semplice iscritto, si rende disponibile per «continuare quel dialogo mettendoci un po' di radici, un po' di memoria e qualche approssimativa rima storica che possa essere utile a dare maggior consapevolezza del presente». Partendo dalla Storia, infatti, Bersani racconta le scansioni e i momenti chiave della vicenda italiana ed europea, per capire quale è il senso (e il metodo) della buona politica, quale il peso del lavoro, inteso come soggetto, nell'evoluzione delle nostre democrazie; quale atteggiamento tenere verso il nuovo tecno-capitalismo e le derive della globalizzazione. Con uno sguardo attento, impreziosito da aneddoti e ricordi personali, proprio su quel «partito della nazione», il Pd, sulla sua fondazione, sulle prospettive, sulla sinistra «da non lasciare mai incustodita». Pagine «fuor di metafora» impegnate e generose («la generosità» dice Bersani «è la materia prima della politica»), ispirate a un principio cui l'autore non ha mai derogato, ancora più valido nel confronto con queste nuove destre: «Per reagire non servono parole alate o politiciste. Servono parole per l'uguaglianza e per la dignità e il valore di ogni diversità; parole che semplicemente si facciano capire e non appaiano straniere ai luoghi dove si svolge la vita comune della gente».
Alessandro Sallusti è finito in galera per un reato, l'omesso controllo, che inevitabilmente commettono tutti i direttori di giornale (i direttori degli altri giornali, però, in galera non ci vanno); ha avuto un trisavolo fedele a Francesco II, re spodestato delle Due Sicilie, e dunque considerato un brigante dai governanti sabaudi della nuova Italia unita; ha scoperto sul manuale di storia delle medie che cosa era successo al nonno durante e dopo la guerra civile; ha sperimentato lo "stato di natura", vivendo per un mese in Amazzonia tra gli Yanomami; è stato fra i protagonisti, nel novembre 1994, dello scoop sull'avviso di garanzia che avrebbe fatto cadere il primo governo Berlusconi, mentre durante l'ultimo governo Berlusconi ha partecipato, nella villa di Arcore, alle riunioni della fantomatica "Struttura Delta" che avrebbe ordito strategie e complotti; ha conosciuto molto da vicino i protagonisti della politica, dell'economia, della società degli ultimi quarant'anni. A partire dagli episodi della sua vita famigliare, personale e professionale e con lo sguardo attento ai cambiamenti che stanno stravolgendo la nostra immagine del mondo, Sallusti mostra in questo libro il punto di vista eretico di un liberal-conservatore abituato a sentirsi minoranza - spesso irrisa - nei salotti buoni della cultura dominante, e tuttavia consapevole di essere in sintonia con la maggioranza delle persone in Europa e in Occidente, come le elezioni si incaricano invariabilmente di dimostrare. Contro la cancel culture e il senso di colpa della sinistra globalista, un liberal-conservatore difende le libertà che costituiscono l'orgoglio dell'Occidente e il suo più grande apporto alla storia del mondo. Contro le pericolose utopie buoniste, il conservatorismo rappresenta la voce del buonsenso in accordo con la realtà.
Una sera d'inverno piovosa e malinconica, don Francesco Cristofaro si ritrova ad aprire una vecchia scatola piena di fotografie. È il momento di prepararsi per l'ennesimo trasloco, e dunque di fermarsi a fare un bilancio della propria esperienza sacerdotale fino a oggi. Da qui prende il via l'autore per ripercorrere la strada, spesso accidentata, che lo ha portato a scegliere di consacrarsi al Signore e a confrontarsi con persone segnate dalla perdita, dal dolore e dalla malattia. Accompagnandoci attraverso aneddoti personali divertenti e teneri, esperienze indelebili e incontri illuminanti, don Francesco accosta la sua testimonianza a quella di uomini e donne come noi che nelle difficoltà hanno cercato la misericordia di Dio. E che solo lì hanno trovato sollievo.