Il problema del senso della tecnica è una delle costanti della ricerca filosofica di Emanule Severino. La civiltà della tecnica, che incarna e realizza la vera anima dell'occidente, ha esteso oggi il suo dominio al mondo intero. Questo libro, scritto alla fine degli anni Settanta, prende le mosse da temi come la guerra fredda, il socialismo reale, il terrorismo, l'evoluzione del partito comunista e la presenza della Chiesa nella società italiana, per risalire da un lato alle "radici della violenza" (che affondano nel pensiero greco), e per giungere sul versante opposto a delineare gli sviluppi futuri della storia e della politica.
La filosofia futura mette in questione quella che da sempre è ritenuta una evidenza assoluta, secondo la quale ogni cosa del mondo è soggetta all'eterno flusso del divenire. La filosofia futura mostra che tale evidenza è il perimetro all'interno del quale il pensiero occidentale da sempre si stabilisce, e la civiltà dell'Occidente, ormai planetaria, va manifestandosi. L'uomo va alla ricerca del rimedio contro l'angoscia del divenire perché, innanzitutto, crede che il divenire esista. Quando si inizia a mettere in discussione questa fede, si incomincia a mettere in questione la logica stessa del rimedio.
Nel nuovo millennio, la religione è ancora in grado di comprendere e spiegare la "natura" dell'uomo? Come può, essa, scendere a patti con le forze e i prodotti culturali della nostra epoca, senza indebolire o sconfessare i presupposti della propria dottrina? Emanuele Severino mette in discussione le posizioni della Chiesa sui più cogenti temi d'attualità - l'economia, le leggi dello Stato, la fecondazione assistita, la libertà d'insegnamento - e le passa al vaglio di una critica lucida e serrata. Venuto al mondo, fino a dove può spingersi l'uomo? Quali sono realmente i suoi limiti? Gli imperativi della coscienza religiosa corrispondono davvero alle condizioni "naturali" della vita? Un esame che suscita numerosi interrogativi riguardo alla visione cristiana dei problemi su cui si giocherà il futuro della nostra civiltà.
Nell'"Etica endemia" il pensiero morale di Aristotele raggiunge la tensione speculativa più alta e la piena maturità. Posteriore all'"Etica nicomachea", questo trattato ne riformula le dottrine in una esposizione sintetica e al tempo stesso concettualmente e formalmente più rigorosa. Vi si trova, in particolare, una più solida analisi del rapporto fra la virtù etica e la contemplazione di dio, che porta Aristotele a delineare un profilo dell'uomo di straordinaria ricchezza. La paternità aristotelica dell'opera, a lungo dibattuta, è oggi riconosciuta dalla grande maggioranza degli studiosi e può considerarsi assodata. La presente edizione, condotta sul testo critico di Susemihl, è arricchita da una monografia introduttiva e da un ampio apparato di note filologiche e storiche.
"Memorie di un seduttore", pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Prefazione di Gabriella Caramore.
Con il suo 'Don Giovanni' Mozart rientra nella piccola schiera immortale di uomini il cui nome e la cui opera non sarà dimenticata.
In "Verità e menzogna" sono raccolti tre scritti di Nietzsche. Tre scritti giovanili, nei quali s'intravedono i grandi temi della maturità. C'è la distinzione tra apollineo e dionisiaco, che poi sarà al centro della Nascita della tragedia. C'è la riscoperta dei presocratici. C'è la prima e insuperata teoria della conoscenza che nega la possibilità stessa della conoscenza e propone quello scenario scettico che nella maturità approderà al nichilismo. E c'è, soprattutto, la potenza di uno stile visionario e di un temperamento esplosivo, quello stile e quel temperamento che sconvolgeranno la modernità con la forza di un terremoto.
Un marito, sposato da otto anni. Uno scienziato del matrimonio che conosce tutte le meraviglie dell'istituzione più antica del mondo. E la difende replicando ad ogni possibile obiezione. È lui il protagonista di questo scritto di Kierkegaard. Di mestiere fa il giudice. E qui prepara un appello puntiglioso e impeccabile a favore del matrimonio. Ad uso del marito fedele. Perché solo il marito è un vero uomo. Solo il marito è un uomo felice. Diceva il filosofo Gorgia: "L'illuso è più saggio di chi illuso non è". Ma sarà proprio così?
"Il diario del seduttore", pubblicato da Kierkegaard nel 1843, mette in scena l'astuto ed elegante gioco estetico del seduttore che conquista la sua preda incantandola con le armi dello spirito. Si tratta di una figura demoniaca, che arriva a possedere la donna, rapita dalla musica ammaliante della sua arte, per poi abbandonarla in una logorante disperazione. Questa nuova edizione è introdotta da uno scritto di Remo Cantoni, tra i principali interpreti italiani del pensiero di Kierkegaard, e contiene una cronologia molto ricca di particolari sulla vita del filosofo danese. Chiude il libro un saggio di Gianni Garrera sul profilo religioso del seduttore in Kierkegaard.
La religione è sempre stata un tema centrale della filosofia di Severino, a partire dagli anni di insegnamento all'Università Cattolica (culminati nel processo canonico che, nel 1970, proclamò l'incompatibilità tra la visione del filosofo e il cristianesimo). Questo libro esamina con rigore e, non di rado, spirito polemico le posizioni della Chiesa cattolica sull'idea di verità e di natura, sulla bioetica, la libertà d'insegnamento, le leggi dello Stato, l'economia. Severino illustra da un lato il conflitto radicale tra la Chiesa e la scienza, la democrazia, il capitalismo, l'Occidente liberale nel suo complesso; e dall'altro la paradossale appartenenza del pensiero espresso dalla Chiesa all'autentica tradizione dell'Occidente: il nichilismo.
Si tratta della terza delle quattro "Considerazioni inattuali" di Nietzsche. Fu pubblicata nel 1874, quando aveva trent'anni, ed è riconosciuta come la più bella delle quattro. È il suo diario, la sua "storia più intima" e il suo manifesto, che consente di comprendere la molla fondamentale e il motivo generatore di tutta la sua vita e la sua opera. Attraverso l'esaltazione del suo "unico e grande maestro" Schopenhauer, è Nietzsche stesso dunque che si presenta come educatore: educatore alla grandezza e a "compiti di portata storica universale". In essa egli espone la teoria del filosofo non come un contemplatore neutro e oggettivo, ma come un legislatore, un uomo destinato a trasformare i valori, a sovvertire ogni ordine esistente.