In quanto potenza politica egemonica, Roma incideva in grande misura sugli sviluppi culturali e religiosi nel suo impero, tanto più che nella visuale della religione propria dei romani la loro dominazione si doveva alla benevolenza degli dei. Anche per tali ragioni in questo libro si presta particolare attenzione alla politica religiosa dei romani e ai suoi rapporti con le posizioni religiose adottata dalle comunità giudaiche e da quelle cristiane della prima ora. In questa prospettiva, da una parte non si è trascurata alcuna delle problematiche fondamentali e della letteratura corrispondente; dall'altra si è mirato a formulare e documentare in termini chiari una problematica che è di primaria importanza anche per la questione della cosiddetta «separazione» delle strade.
Fiorita sull'altopiano del Corno d'Africa e lungo le coste del Mar Rosso prospicienti l'Arabia del Sud, la civiltà del Regno di Aksum tuttora riveste per fascino di tradizioni e ricchezza di storia un ruolo non irrilevante. Cristianizzato dalla metà del IV secolo e attore primario nelle vicende dell'area tra il III e il VII, il Regno di Aksum ha lasciato una documentazione epigrafica di grande interesse, poco nota e difficilmente accessibile, sia in greco sia in etiopico. Insieme alle ricchissime testimonianze archeologiche e numismatiche, l'epigrafia aksumita illumina mirabilmente dall'interno alcuni eventi capitali del tempo, dalla cristianizzazione alla grande spedizione militare del re Kaleb in Arabia del Sud nel VI secolo, celebrata nei secoli dalla letteratura bizantina. In questo lavoro postumo del semitista ed etiopista Paolo Marrassini le iscrizioni reali aksumite sono per la prima volta presentate in una traduzione riccamente annotata, preceduta da un'estesa rassegna introduttiva sulla storia e le tradizioni dell'Etiopia tardoantica. Un saggio di Rodolfo Fattovich sull'archeologia aksumita e una nota editoriale di Alessandro Bausi completano il volume.
Grazie all'opera di artisti e intellettuali, nel Rinascimento emerge una consapevolezza inedita del divenire storico che favorisce il culto del nuovo nelle arti, in letteratura, in filologia e nelle scienze. Il nuovo prendeva il posto del culto, una liturgia umana subentrava a quella divina. Questa rivoluzione tocca anche la cultura ebraica, motore e agente di un rinnovamento senza precedenti. Lo studio di Giuseppe Veltri ricostruisce la vita intellettuale ebraica nel Rinascimento italiano ed europeo, mettendo in luce momenti salienti del dibattito del tempo: la coscienza storica del divenire e la secolarizzazione, la funzione della poesia dantesca come ponte fra mondo ebraico e mondo cristiano, l'uso del volgare come simbolo del connubio delle diverse tradizioni, la nascita del criticismo, l'atteggiamento scettico come strategia e sintomo della crisi politica e intellettuale, il dibattito sull'immortalità dell'anima.
Questo libro racconta alcuni momenti della diffusione del cristianesimo al di fuori dell'Europa e si interessa in particolare alle trasformazioni che la predicazione cristiana ha subito nel contatto con le popolazioni extraeuropee e alle reazioni che essa ha provocato in "loro" e in "noi". Dalle guerre dei conquistadores nelle Americhe alle missioni dei gesuiti in Oriente ai culti del cargo nel Pacifico, emerge un insieme di storie che mette avanti la dimensione religiosa dell'incontro fra culture diverse ma insieme non nasconde la rete di connessioni sociali, economiche, politiche, militari a cui la religione fa talvolta da paravento - ma quanto costitutivo può invece essere un simile paravento? Come tutte le storie anche questa contiene vicende di uomini e donne che hanno commesso errori spaventosi, hanno compiuto gesti di altissimo eroismo, si sono abbassati a compromessi vergognosi. Sul piano della lunga durata, il risultato dei loro atti è il nostro mondo odierno, il cui sviluppo, comprese le guerre e le contraddizioni, pare ancora conseguenza di passi compiuti nel passato, spesso in buona fede, quasi sempre "in nome di Dio".