Immensa costruzione ideologica e mitologica, in cui una grande congerie di dati è ordinata in modo da costituire una struttura ciclica della storia, l'opera di Spengler ebbe una ricezione imprevedibilmente ampia. Dall'introduzione di Stefano Zecchi: "Tutto ciò che passa è soltanto un simbolo, dice Spengler ricordando un verso del Faust, che ritorna come un leitmotiv wagneriano in "Il tramonto dell'Occidente". Ma anche, aggiunge, il movimento dell'esistere e del conoscere ha un significato se ha un valore simbolico. Spengler riabilita così i concetti di simbolo e destino che la cultura moderna ha deriso e avvilito, credendo di poterli sostituire con quelli di segno e progresso, più funzionali alla filosofia analitica e al controllo tecnico-scientifico dell'esistenza. Ma questo non significa che "Il tramonto dell'Occidente" possa essere letto come una tradizionale reazione allo spirito dell'Illuminismo, anche se proprio a questa interpretazione deve il suo grande successo".
Dopo quasi ottant'anni, questo saggio conserva intatta la sua carica "eversiva" contro il pregiudizio e i luoghi comuni. Nel 1929 fu considerato scandaloso dagli ambienti più tradizionalisti. Oggi, molte idee in esso sostenute sono entrate nel dibattito politico e alcune sono state recepite dalla legislazione del diritto familiare. L'impietosa critica del filosofo è contro la religione cristiana, colpevole di aver imposto una morale sessuofobica. In realtà, Russell non svilisce il ruolo sociale del matrimonio, anzi lo considera "la migliore e più importante istituzione che possa esistere tra esseri umani". Anche la vita sessuale, per essere del tutto soddisfacente, non può essere disgiunta da una profonda intesa affettiva. Ma l'analisi va oltre, coinvolgendo figli, contraccezione, divorzio, omosessualità, salute e istruzione pubblica, in una riflessione ricca di stimoli su temi di perenne attualità. (Prefazione di Piergiorgio Odifreddi)
Questo caposaldo, rimasto enigmaticamente incompiuto, è il testo che più di ogni altro ha influenzato la cultura filosofica del Novecento. Fin dal suo primo apparire nel 1927 e poi, a ondate successive nel 1946, negli anni Sessanta, il fascino e l'influenza esercitati da quest'opera hanno alimentato la riflessione e le polemiche di quanti si sono occupati di Heidegger. Tutto ciò che è accaduto dopo nella cultura occidentale è in qualche modo il risultato dell'esplosione filosofica determinata da questo libro.