Dall’antico grido di libertà del gladiatore e schiavo ribelle Spartaco alle nuove lotte nelle fabbriche moderne: secoli di storia della povertà. Di quei poveri che si auto-organizzano per liberarsi dallo sfruttamento, per il potere dei poveri, dei proletari, fino a uccidere e uccidersi tra loro, come testimonia la storia. I conflitti dei poveri sono descritti attraverso le storie di insurrezioni medioevali, rivolte, manifestazioni, proteste, di atti di pace e dialogo ed episodi come le guerre dei contadini durante la Riforma protestante tra fine Quattrocento e Cinquecento, le dinamiche dei rivoluzionari del 1789 a Parigi, dei proletari nella Russia del 1917. Non una sola storia, ma differenti interpretazioni. L’analisi viene condotta alla luce delle scienze umane: vengono descritti i complessi meccanismi della psicologia politica e dei raccordi con la sociologia nei processi di urbanizzazione e secolarizzazione, con la genesi antropologica del “capro espiatorio”.
Paolo Sorbi, sociologo laureatosi a Trento alla fine del’68, è stato tra i protagonisti del movimento di lotta antiautoritario degli studenti di Sociologia. Professore straordinario di Sociologia, per quasi quindici anni, all’Università Europea di Roma, dirige il CRIPPEG (Centro di Ricerche di psicologia politica e geopolitica) di quell’Università con una sede anche a Gerusalemme. Tra i suoi testi: Emergenza antropologica. Per una nuova alleanza tra credenti e non credenti (con P. Barcellona, M. Tronti e G. Vacca, Guerini, 2012). Collabora con «Avvenire» e «Vita e Pensiero» sui temi della globalizzazione e dell’ebraismo contemporaneo.
"La Repubblica grigia" intende studiare la moralità nella Ricostruzione italiana (dal 1943-45 al 1953-55 e, in qualche caso, al 1958) attraverso l'impegno per l'educazione alla democrazia svolto dai cattolici in forme diverse. Si ricostruiscono, dunque, le iniziative di educazione popolare, di educazione dei tecnici, di educazione sociale, di educazione dei poveri, attraverso l'opera di personaggi con ruoli diversi, da Gonella a Colonnetti, da Moro a Nosengo, da La Pira e Lazzari a don Milani. Una storia che è anche un esempio di disciplinamento sociale. Il "grigio" indica un sentimento democratico umile e sereno, non retorico, in cui i diritti si intrecciano ai doveri, allo spirito di servizio. Il volume esplora un passaggio storico cruciale per la storia d'Italia: dalla Resistenza agli anni Cinquanta, la charitas cristiana si misurò, per la prima volta (almeno su scala di massa), con la scelta per la democrazia, innervando percorsi educativi e formativi differenti, ma tutti rivolti agli uomini e alle donne di ogni classe sociale. Non mancarono opportunismi e clientelismi: vi fu tuttavia, in modo preminente, una grande passione educativa democratica e sociale.
Gli scritti qui raccolti documentano le diverse fasi dell'impegno sociale e politico di Sergio Mattarella: dal periodo della militanza nel Movimento Studenti di Azione Cattolica a quello in cui è stato responsabile del Ministero dell'istruzione, sino al discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica. Il filo rosso che attraversa queste pagine sta nell'espressione "crescere insieme": non vi sono crescita e liberazione della singola persona se non in un rapporto di stretta interdipendenza con la maturazione e la liberazione degli altri. Tutti, soprattutto i più svantaggiati, vanno aiutati a partecipare alla costruzione della città. Una sezione introduttiva presenta l'itinerario culturale e politico di Mattarella e l'importanza assunta in questo percorso dalla scuola e dalla formazione dei giovani.
La storia europea più recente ha visto attuarsi processi di secessione, con il crollo dei sistemi politici socialisti e la nascita (non sempre pacifica) di nuove entità politiche. Diverse aree dell'Europa occidentale - dalla Catalogna alla Scozia, dalle Fiandre al Veneto - sono toccate oggi da rivendicazioni che mettono in discussione i confini nazionali, ponendo la questione, cruciale, di chi (e come) possa definirli. Nicola Iannello e Carlo Lottieri illustrano le tesi liberali e libertarie in tema di diritto di secessione e nazione volontaria, evidenziando come si possa uscire dall'età delle sovranità assolutistiche e dei nazionalismi autoritari solo grazie a un radicale ripensamento delle categorie filosofico-politiche fondamentali. Per i due autori, è giunto il momento di comprendere che, in una società libera, le istituzioni sono legittime solo se godono realmente del consenso dei singoli che esse s'incaricano di servire. Oltre ai due saggi di Iannello e Lottieri, il volume propone una parte antologica, con testi di Thomas Jefferson, Ernest Renan, Ludwig von Mises, Robert McGee, Murray N. Rothbard e Hans-Hermann Hoppe.
Gli aspetti storici e culturali dell'identità degli italiani, il familismo e la privazione di Stato, la democrazia bloccata e i deficit del sistema politico, il nostro trasformismo alle prese con la globalizzazione, nello sguardo appassionato e lucido di un filosofo. «Nel tanto evocato crepuscolo della Seconda Repubblica siamo già pronti a cambiare d'abito per una terza? Non lo so, ma so di certo che diversi lo diverremo, come altre volte nella storia. Cambiamo, ma senza averlo davvero voluto e senza sapere perché, cambiamo perché la storia ci cambia».
Si parla spesso di giovani, pur sapendone molto poco, e "senza quella necessaria riserva di pudore che sarebbe probabilmente dovuta a chi ha ereditato, senza averne colpe, situazioni che altri, in anni ormai lontani, hanno contribuito a creare". Questo volume presenta i risultati di un'ampia e rigorosa ricerca effettuata dall'Istituto Demopolis per IAL e CISL e racconta un intero segmento del Paese che, fra precarietà, incertezza occupazionale e tutele sociali ridimensionate, tenta di realizzarsi nella vita e nel lavoro: i cittadini italiani fra i 18 e i 34 anni. Gli aspetti qualitativi e i dati dell'indagine demoscopica sono stati raccolti e organizzati ascoltando i giovani, studiandone le dinamiche di formazione e di ingresso nel mondo del lavoro, le modalità di orientamento, i vissuti personali e lavorativi, la percezione del futuro, le sicurezze attese, i punti di riferimento valoriali e istituzionali. La fotografia di una generazione in difficoltà, in cui il disincanto convive con un realismo insospettato e una forte capacità di adattamento, che non è rassegnazione.
Da più di trent'anni il neoliberalismo induce a credere che le regole del mercato abbiano la meglio su qualsiasi altro valore sociale, politico o economico; Nick Couldry, invece, difende con passione la voce in quanto unico valore in grado di sfidare la politica neoliberale e assicurare a ciascuno l'opportunità effettiva di parlare e di essere ascoltato. Ma avere una voce non è sufficiente: abbiamo bisogno di sapere che la nostra voce conta. Attraverso un ampio spettro di illuminanti analisi che spaziano da Blair e Obama alla teoria sociale di Judith Butler e Amartya Sen, Couldry dimostra come la chiave risieda in una dimensione più profonda del semplice richiamo alla pluralità delle voci, siano esse diffuse per strada o attraverso i media. Superando il pessimismo spesso presente in molte analisi contemporanee, propone dunque un'idea di democrazia basata sulla cooperazione sociale e ci offre le risorse culturali e analitiche per costruire una politica post-neoliberale.
Può la politica odierna rispondere alle esigenze che le pongono economia e società? Quali strategie può mettere in atto la democrazia per conseguire e mantenere un grado di benessere generale, e quindi per costruire il proprio futuro? La presente ricerca cerca di rispondere a queste domande, interrogandosi su come la democrazia può produrre la possibilità del proprio futuro, reputando che la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica costituisca un vantaggio rispetto ai sistemi autocratici. Infatti, il pluralismo che la caratterizza e la legittimazione su cui è costruita, consentono alla democrazia una grande flessibilità nei confronti dell'evento possibile e non prevedibile. Attraverso tradizioni e culture differenti l'Autore ricava modelli di decisioni politiche rivolte al futuro, analizzando anche alcune figure di matrice religiosa che diventano esempi di una sapienza secolarizzata.
Il testo affronta le nozioni fondamentali della politica, facendo parlare i filosofi più rilevanti della tradizione occidentale e illustrando i temi salienti del discorso politico (autorità, potere, giustizia, diritti, rappresentanza, diritto di resistenza, costituzione, pluralismo, tolleranza, bene comune, globalizzazione, religione e politica). Se la politica deve essere di tutti, tutti siamo chiamati a conoscerne la storia e i concetti per essere capaci di affrontare il discorso pubblico con argomenti motivati, personali e critici.
Il libro ricostruisce la storia recente delle politiche giovanili nel nostro paese attraverso la recente e ambiziosa esperienza del Forum Nazionale Giovani, la piattaforma nazionale di rappresentanza permanente riconosciuta dall'Unione Europea. Un approfondimento per riflettere sul passato, presente e futuro dell'attività politica delle nuove generazioni.
In queste pagine è racchiusa una storia intima e allo stesso tempo pubblica: la strage di via D'Amelio del 1992. Allora l'intero Paese sembrò voler reagire alla violenza della mafia, ma il sentimento di giustizia è andato poi scemando. Rita Borsellino incarna, invece, lo spirito di chi continua a lottare, portando la sua testimonianza che non cede a parole di rabbia e offre un'analisi lucida del problema della mafia, inchiodando la politica alle sue responsabilità e proponendo modelli di educazione alla legalità per le nuove generazioni.
La lunga e appassionata intervista a Savino Pezzotta, segretario generale della CISL fino al 2006 e sindacalista da sempre, si struttura come un viaggio per leggere l'impegno sociale e politico dei cattolici italiani dopo la fine della DC. Zavattaro imposta le sue domande in modo da ricostruire le varie tappe di un processo che mira, secondo Pezzotta, ad animare una rinnovata stagione nel mondo politico.