È il 1925 quando Konstantin Mel'nikov (1890-1974) firma il Padiglione sovietico all'Exposition des Artistes Décorateurs, di Parigi. In città si parla solo di «jazz, calcio e Mel'nikov». Un successo, insomma. E così, tornato nel suo Paese, Mel'nikov ottiene il permesso per costruire la sua casa nel pieno centro di Mosca. Due cilindri sovrapposti, di altezze diverse, che disegnano in pianta un "8" orientato in direzione nord-sud. 58 finestre esagonali e grandi vetrate sulla facciata principale. Una casa rivoluzionaria e utopica, una perfetta sintesi di apparente semplicità e radicalità. Il testo di Barth accompagna l'evolversi dell'intera opera architettonica di Mel'nikov.
Un viaggio nelle prigioni con il più alto numero di stranieri per incontrare giovani che vivono a metà tra due mondi: un Paese di origine a cui non appartengono più e un'Italia che li ha cambiati più di quanto si aspettavano. Molti sono arrivati come minori non accompagnati, altri sono praticamente una seconda generazione mancata, che non ha portato a termine l'integrazione. Nel carcere un passato difficile si intreccia con un presente di coabitazione ricco di sfide. Che vuol dire sentirsi italiano, magrebino, ecuadoriano o albanese? Che cosa vuol dire vivere la fede cattolica, evangelica, islamica oppure ortodossa in carcere? Come passare dal culto del denaro e della violenza alla cultura dello studio e del lavoro? Il libro accosta con rigore il tema del carcere a quello degli stranieri, senza cadere in facili schematismi, analizzando anche da un punto di vista statistico le connessioni tra immigrazione e criminalità. Al tempo stesso l'autore compie una precisa scelta di campo: lavorare per il reinserimento e la prevenzione.
Età di lettura: da 8 anni.
Questo volume è un viaggio attraverso i manoscritti della Bibbia dal II secolo al Rinascimento, sia nelle forme della scrittura e delle decine di lingue in cui è stata tradotta, che nelle immagini, veri capolavori dell'arte della miniatura. I tesori conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana rappresentano la più vasta collezione di bibbie per varietà di stili e di culture, e i codici qui rappresentati, alcuni per la prima volta, sono un percorso fra Oriente e Occidente e un contributo alla storia dell'arte e del pensiero.
Il libro raccoglie tre opere giovanili del filosofo russo, a cui si aggiungono i «versi scherzosi» d’apertura del poema intitolato Tre appuntamenti, che, scritto in tarda età, funge, secondo le parole dello stesso autore, da «piccola autobiografia » di un’esperienza mistica che lo segnò in gioventù. Seguono i Princìpi filosofici del sapere integrale, in cui viene indagata quella forma di «sapere integrale» che il filosofo cercherà per tutta la vita, e il ciclo di lezioni Sulla Divinoumanità, dove l’autore si interroga sulla crisi religiosa della cultura europea del suo tempo e analizza il nesso divino-umano nell’evoluzione del mondo, con particolare attenzione al rapporto tra mentalità occidentale e orientale. In chiusura, i capitoli finali de La critica dei principi astratti – opera rimasta incompiuta –, che offrono l’analisi del caos intellettuale di fine ’800, correlata alla parzialità dei processi conoscitivi dell’uomo, nel quale si compenetrano elementi contradditori e dispersi, che trovano la possibilità di essere ripristinati nella figura di Cristo.
«Per questo il cristiano può percorrere il suo cammino nel mondo con una speranza fresca, credibile, creata dall'origine divina, e nella misura in cui permane alla fonte e beve da essa può indirizzarvi anche gli altri, gli assetati: sì, per mezzo suo può far bere anche gli altri a questa origine (Gv 4,14; 7,37ss). Può realizzare attorno a sé un modello di esistenza libero dalle potenze personali e sociali del mondo, e donare al di sopra della morte (in tutte le sue possibili forme) un presentimento di vita di resurrezione: nel nascondimento è vero (Col 3,3), ma con tanta efficienza da cambiare a livello di vita il tessuto della società umana.» (Hans Urs von Balthasar, Einsiedeln 1971) «Il destino e l'intenzione profonda della comunità cristiana è il mondo, "per gli uomini": una dedizione profonda e appassionata agli uomini e al loro destino, una tensione a rendere presente dentro la trama della convivenza solita, in cui gli uomini soffrono, sperano, tentano, negano, attendono il senso ultimo delle cose, il Fatto di Gesù Cristo unica salvezza degli uomini. Il "per gli uomini" è il motivo storicamente esauriente la vita della comunità cristiana. L'apertura incondizionata alla missione è garanzia di verità e di autenticità della vita stessa della comunità cristiana: "Per essi io consacro me stesso, affinché siano anch'essi consacrati in verità"» (Luigi Giussani, Einsiedeln 1971). Prefazione di Julián Carrón.
Vengono qui raccolti i testi di tre conferenze tenute nel 1984 da Derrida sull'opera di Paul de Man e pubblicate negli Stati Uniti due anni più tardi, con l'aggiunta di un quarto lungo saggio relativo alle polemiche sorte quando si apprese che de Man, tra il 1940 e il 1942, tenne una rubrica letteraria e artistica in un giornale belga favorevole all'occupazione nazista. Questo libro costituisce un episodio del tutto particolare all'interno della produzione derridiana, e al tempo stesso rappresenta un testo esemplare del modo di intendere la riflessione filosofica da parte del pensatore francese. La singolarità di queste pagine è dovuta al pathos che le attraversa, al loro susseguirsi come momenti di un dialogo sofferto con l'amico scomparso e con la sua opera. Il testo si presenta come un saggio sulle finzioni dell'autobiografia, all'interno del quale vengono affrontate tematiche diverse - l'esperienza della morte, la possibilità-impossibilità del lutto, la natura dell'amicizia, la problematica del nome proprio, la decostruzione, la teoria degli atti linguistici - ma che, in virtù del suo rigoroso procedere, pur nell'eterogeneità dei contenuti disegna un nesso essenziale tra memoria e responsabilità.
Il tema della fine delle forme di gestione comunitaria delle risorse e della nascita dell'individualismo agrario costituisce uno dei nodi essenziali della storia economica e sociale europea. Questo processo fece nascere forme nuove di gestione dell'agricoltura, più moderne, e contemporaneamente rese disponibile in molte regioni europee la base demografica e materiale necessaria per la rivoluzione industriale. Marc Bloch, con la profondità e l'acume storico che gli sono consueti, traccia il quadro di queste vicende. Chi erano gli uomini che propugnavano l'individualismo e chi difendeva, invece, le antiche forme di comunità? Come si svolse questa lotta e come rimasero da essa segnate le terre rurali? Una ricerca insistita del legame tra vicenda umana e vicenda politica, applicata a un passaggio storico fondamentale, uno snodo centrale dell'evoluzione verso la nostra modernità.
Come Michel Foucault e Pierre Hadot, ognuno dalla propria postazione storico-teorica, ci hanno ricordato, la filosofia antica non era solo un discorso ma anche un gesto, una. concreta pratica esistenziale proposta come modello ed esempio. L'innovativa tesi del libro è che il testimone di questa «arte della vita», di questa antropotecnica come lavoro inventivo e creativo su di sé, non è stato però raccolto dalla filosofia moderna, tranne alcune rare eccezioni (e tra queste viene qui affrontato il «caso Rousseau»), impersonale, tecnicistica, professionalizzata, ma dalle correnti più significative delle arti moderno-contemporanee, ivi comprese quelle teatrali, impegnate da Duchamp in poi non a produrre l'oggetto «opera d'arte» nel senso classico-tradizionale del termine, ma, all'interno di una pratica dell'inoperosità e di una estetica dell'esistenza, a proporre percorsi e paradigmi di vita esemplari. Se questo è vero, allora anche l'attuale modello dell'insegnamento artistico va radicalmente cambiato, ed è questo il delicato tema su cui il libro si chiude.
I santi qui presentati hanno accompagnato la vita della Chiesa negli ultimi due anni. Cinque di essi hanno illustrato il tema della misericordia vissuto durante il recente anno giubilare voluto da papa Francesco: sono stati perciò rivisti e approfonditi i profili di Faustina Kowalska, Elisabetta Canori Mora, Damiano de Veuster, Alberto Chmielowski e Leopoldo Mandic. Gli altri cinque sono stati scelti per illuminare alcuni drammi del nostro tempo. San Tommaso d'Aquino per contrastare la «aggressione al Creatore» di chi oggi pretende di ridisegnare perfino la natura umana, contrastando non soltanto la parola rivelata di Dio, ma la stessa ragione. La serva di Dio Elisabetta Leseur, per mostrare «i miracoli dell'amore» che possono unificare, guarire e santificare anche le profonde lacerazioni radicate a livello di una diversa fede. Altri due ritratti han voluto raccontare l'entusiasmo della giovinezza cristiana, che si irradiò sia dal volto di un carabiniere ventiduenne (il servo di Dio Salvo d'Acquisto) che donò la sua vita per coloro che doveva custodire; sia dal volto venerabile di un missionario ultranovantenne (il beato Clemente Vismara) che visse 65 anni nelle foreste della Birmania e «morì senza essere mai invecchiato», tanta era la gioia che continuò sempre a donare ai più poveri tra i poveri. L'ultimo ritratto è atipico perché ha voluto ricordare il centenario delle apparizioni di Fatima (1917-2017), evocandone il messaggio più ardente e più urgente: la necessità che il mondo trovi davvero rifugio nel cuore di Gesù, ma contemplandolo - ora all'inizio del terzo millennio - custodito e difeso nel cuore immacolato della sua santissima madre.
Nei tre secoli circa che vanno dall'ingresso del cristianesimo nell'impero alla conversione di Costantino, il rapporto tra la nuova religione e il potere politico appare articolato e complesso: i cristiani furono spesso avvertiti come pericolo e fonte di instabilità per la pax romana, rappresentando una minaccia alla legittimità del potere costituito. Ciononostante, diverse furono le occasioni di confronto e di scontro tra le due culture - pagano-imperiale e cristiana - dando vita a relazioni multiformi che, anziché di rigida opposizione, furono portatrici di ostilità e pacificazioni, intessute tanto di persecuzioni quanto di incontri costruttivi e possibilità di convivenza. Marta Sordi presenta la capacità del primo cristianesimo di confrontarsi con le altre religioni e culture dell'impero, e di esprimersi ugualmente tanto nei periodi di pace quanto in quelli di ostilità, dando vita a un'esauriente sintesi storica che ben ricostruisce la complessità di un'epoca in cui i cristiani non conobbero unicamente martirio e vita clandestina, né tranquilla pace turbata solo qua e là da marginali episodi di persecuzione.
"La poesia di Géza Szöcs alla profondità di pensiero, alla gravità esistenziale, alle altezze mitiche unisce un'originale tensione ludica, spesso fondata su analogie e doppi sensi impensati. Il poeta raffigura gli eventi del mondo come sorti da semi da cui potrebbero nascere anche le condizioni socio-storiche del futuro. Szöcs si distingue per la sua abilità di accendere nel linguaggio i fuochi che illuminano aspetti tragici e, allo stesso tempo, comici del destino umano nel mondo." (Tomaso Kemeny)