Pi˘ che un saggio critico, queste pagine del Marrou riferiscono uníesperienza di lettura lucida e partecipata. La partecipazione ha trovato stimolo nelle soleggiate stagioni di Marsiglia; la lucidit‡ proviene dalla sensibilit‡ storica dellíautore, dal suo senso di prudenza scientifica, da un accostamento metodico del passato, attento ai contesti complessi (filosofico, musicale, architettonico) e da una visione equilibrata nÈ voltairiana nÈ apologetica del Medioevo.
CíË poi il tocco caratteristico del Marrou, col suo linguaggio duttile, il suo giudizio sottile, il procedimento colloquiale, brillante, non privo di humor e non alieno dalla beccata polemica.
ComíË detto dalla Finoli, che ne ha curato líedizione italiana: líinterpretazione del Marrou ´riesce a dare uníimmagine dellíantica lirica provenzale pi˘ viva, pi˘ intera, pi˘ affascinante di quanto non facciano opere pi˘ elaborate e impegnativeª.
"'Gloria' è la prima parte della grande esposizione balthasariana della fede cattolica. Prendendo le mosse dagli attributi dell'essere (bello, buono, vero), Balthasar ha trattato in questa prima parte della "bellezza" del mondo e della "gloria" di Dio, nella seconda ( Teodrammatica) della libertà finita e infinita, e nella terza (Teologica) l'insieme delle questioni concernenti la verità creata, la verità divina, nonché il loro reciproco rapporto. Gli scribi e i farisei della nostra epoca, i quali trasformano la bibbia in fredde chiacchiere che uccidono lo spirito e 0 cuore, io non li voglio certo a testimoni della mia fede intima e viva. So bene come costoro sono arrivati a questo punto, e poiché Dio perdona loro di aver ucciso Cristo peggio dei giudei, perché riducono la sua parola a lettera morta e riducono lui, il vivente, a vuota immagine idolatrica, poiché Dio perdona loro, perdono loro anch'io. Solo vorrei esporre me e il mio cuore non là dove viene frainteso, e perciò sto zitto davanti ai teologi di professione... altrettanto volentieri quanto davanti a quelli che non vogliono più saperne di tutto questo per la ragione che, cresciuti fin dall'infanzia nella fede della morta lettera e del terrore, hanno perduto la voglia di ogni religione che pure è il primo e il supremo bisogno dell'uomo... Era necessario che tutto ciò si verificasse nel modo come ora è ovunque e in particolare nella religione, e quanto alla religione le cose stanno quasi al modo come stavano quando Cristo venne al mondo. Ma proprio come dopo l'inverno succede la primavera, è sempre venuta dopo la morte dello spirito nuova vita, e la realtà santa è sempre santa, anche se gli uomini non lo avvertono. E c'è pure qualcuno che nel suo cuore è più religioso di quanto egli voglia o possa dire, e forse anche qualche nostro predicatore dice di più di quanto altri suppongono, perché le parole da lui adoperate vengono comunemente e in mille maniere fraintese." (Hölderlin)