"I folletti mi dicono che si scrivono sempre nuovi libri su Babbo Natale. Senza dubbio è una bella idea! So di essere un personaggio misterioso. Temo però che vengano fuori cose un po' strane sul mio conto... Qualcuno racconta perfino che io non esisto! Ecco perché ho deciso di farvi leggere il mio diario segreto! Qui scoprirete tutto su di me, la mia casa, i miei folletti, la squadra di renne, l'organizzazione della posta, il laboratorio dei giocattoli e molto altro ancora. Buona lettura!" (Babbo Natale). Età di lettura: da 4 anni.
Il volume - primo di una serie dedicata alla riedizione delle più importanti Opere di Ildefonso Schuster -, corredato da saggi di Inos Biffi, Mariano Dell’Omo e Anna Maria Fedeli, raccoglie i principali scritti del cardinal Schuster su Ambrogio vescovo di Milano, pastore, teologo, committente di edifici sacri. In queste pagine si rispecchia in pieno il monaco benedettino, poi abate, infine arcivescovo della diocesi ambrosiana, che fino agli ultimi giorni della sua vita non solo professò una totale devozione al suo gigantesco predecessore sant’Ambrogio, ma ne studiò con impegno la dottrina, l’opera pastorale, e in special modo le memorie archeologiche milanesi, “per una più illuminata stima - com’egli stesso scrisse nel 1940 - del nostro spirituale patrimonio ambrosiano”. Oltre a numerosi saggi, appaiono nuovamente stampate anche due monografie fondamentali per valutare gli interessi storici, liturgici, artistici e archeologici del cardinale Schuster nei riguardi della città e della Chiesa ambrosiana: “Sant’Ambrogio vescovo di Milano. Note storiche”, Milano 1940, e “Sant’Ambrogio e le più antiche basiliche milanesi. Note di archeologia cristiana”, Milano 1940. L’occasione di questi due lavori fu il XVI centenario della nascita di Ambrogio, nel quale l’arcivescovo Schuster colse l’opportunità di rivalutare - come ancora egli stesso sottolineava nel 1941 - non solo il “tradizionale sant’Ambrogio”, cioè il pastore instancabile e il puro difensore dei diritti di Dio di fronte a quelli di Cesare, ma anche il “sant’Ambrogio artista: costruttore di basiliche e di battisteri; ideatore di quadri, che poi bellamente illustra coi suoi distici e colla sua lira cristiana”. L’attenzione di Schuster per la storia archeologica di Milano, capitale imperiale e cristiana, non è che l’ultimo anello di un impegno per gli studi di archeologia che Schuster sin da giovanissimo nutrì, attratto dal fascino della civiltà paleocristiana così ben visibile a Roma, dalla quale egli attingeva in pari misura - come da una pura sorgente - ispirazione, esempio ed impulso alla sua fede e alla sua cultura.
Il volume ci conduce davanti a san Francesco, ai francescani delle origini e alla rivoluzione artistica di Giotto che, divenendo il pittore di Francesco e dei francescani, ha fatto seguito a quella rivoluzione spirituale e culturale che il santo aveva promosso. I testi di Engelbert Grau e Raoul Manselli costituiscono ormai due classici di riferimento per introdursi all'operato di Francesco e ai passi fondamentali del nuovo ordine religioso, che in breve tempo sarà presente nelle città d'Europa. Il testo di Serena Romano rappresenta una sintesi inedita di come l'arte di Giotto sia divenuta l'espressione figurativa della realtà religiosa e sociale che si stava affermando e, nel contempo, abbia aperto la strada a un nuovo straordinario capitolo della storia dell'arte.
Uscito negli Stati Uniti nel 1932, “Uomo morale e società immorale” fu tradotto e pubblicato in Italia da Jaca Book nel 1968. A distanza di decenni, la tesi che quest’opera illustra, pur essendo stata poi ripresa e sviluppata dal suo autore, mantiene intatto il valore di monito contro ogni cristallizzazione etica, valido per affrontare le contraddizioni odierne. Niebhur elabora un discorso che capovolge le premesse dell’intera tradizione moralistica americana e dei suoi miti, trasformandoli da ideali morali in inevitabili luoghi di giustificazione dell’egoismo collettivo di una società bianca che era andata aumentando vertiginosamente il suo potere su altri popoli.
Niebhur, senza utilizzare una critica marxiana, coglie anche l’aspetto sistemico del capitalismo e delle sue conseguenze dirompenti sul proletariato e il sottoproletariato. In ogni gruppo umano c’è meno capacità di guidare e controllare razionalmente gli istinti e un più sfrenato egoismo di quanto non ne dimostrino, nelle loro relazioni personali, gli individui che compongono il gruppo.
L’analisi parte dal Vicino Oriente, Egitto, Palestina, Siria, e giunge sino alla Cappadocia e all’Armenia, un mondo da non confondere con Bisanzio, un mondo che consente uno sguardo sul paleocristiano molto plurale: arte cristiana orientale, arte bizantina, ma anche romana e italica. Nel testo di Zibawi coesistono una chiave di lettura iconografica e una freschezza capaci di inquadrare l’intero arco dello sviluppo dell’arte cristiana nei primi secoli. Storia dell’arte e storia di un fenomeno antropologico e artistico che attua un meticciato tra le varie culture che si affacciano sul Mediterraneo, e che ha condotto alla nascita dell’arte bizantina e romano-cristiana. Viene qui presentato un paleocristiano visto dalla sponda orientale del Mediterraneo.
«La casa è la piccola nazione della famiglia», ha affermato Gaudí in uno dei pochissimi scritti autografi a noi pervenuti. Il suo interesse per questo tema e gli straordinari esiti in esso raggiunti sono dunque maturati sullo sfondo di una meditata attenzione alle radicali trasformazioni sociali e urbane del proprio tempo, nella Catalogna. Spazi, forme e ornamenti traducono in luoghi di vita una sintesi di cultura, tra le più innovative nel contesto dell'architettura prodotta tra la seconda metà del XIX e l'inizio del XX secolo. In questo volume gli autori propongono un'approfondita lettura del suo progetto per dimore, di città e di campagna. Ne esplorano anche il legame con il mondo della natura che, nel progetto di parchi, giardini e città-giardino, porta alla luce uno dei più attuali, anzi profetici, contributi dell'architetto catalano. Nell'inedito taglio interpretativo dell'abitare gaudiniano qui proposto, viene inoltre data grande importanza al vasto numero e alla grande qualità dei collaboratori dell'architetto, mettendo in piena luce la maestria del mondo artigianale a lui coevo e la sua capacità di convogliarne abilità e tecniche nel progetto della casa, della città, del paesaggio. Una ricca sezione antologica sugli stessi temi, di riflessioni di pugno dello stesso Gaudi o raccolte dagli allievi, conclude il volume.
Il pontificato di Paolo VI ha rappresentato per molti osservatori il rinnovamento di una Chiesa che sembrava lontana dalle istanze del mondo secolarizzato. Al tempo stesso, la sua elezione al soglio pontificio ha segnato un momento di stretta continuità per i lavori del Concilio Vaticano II, convocato dal suo straordinario predecessore, Giovanni XXIII. Proprio alla volontà e alla forza riformatrice di Giovanni Battista Montini si devono le grandi innovazioni in virtù delle quali è ancora possibile domandarsi fin dove possa condurre lo spirito conciliare sempre presente nella Chiesa. Possiamo considerarlo il Papa che ha fatto entrare la Chiesa nella modernità. Da queste pagine emerge il ritratto di una personalità dal carattere affettuoso, portatrice di una concezione sublime del papato cui va aggiunta un'immensa capacità di amare e servire l'umano. Un pontefice che ha saputo rivedere formule, abiti, linguaggi e costumi percepiti quasi come anacronistici nel mondo contemporaneo, raggiungendo quell'assoluta semplicità necessaria alla trasmissione di una profonda spiritualità e di una carità vissuta e praticata.
Due persone molto diverse s'incontrarono nell'agosto 1968 ad Istanbul, crocevia di storie e mondi: il professore francese, Olivier Clément, quarantasette anni, e il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Athenagoras, ottantadue anni, vissuto tra l'Oriente ottomano e nazionalista, gli Stati Uniti e infine la Turchia. Il motivo era un'operazione editoriale. Ma fu un incontro da cui scaturì un messaggio che parla ancora oggi. Sullo sfondo la "rivoluzione" del '68. Nel colloquio affiorano molte domande sul futuro del mondo, sul cristianesimo in un tempo non più religioso o religioso in modo diverso. Oriente e Occidente si parlano. In queste pagine si ripercorrono anche le storie dei due personaggi. Dal loro intreccio, sgorga un messaggio di umanesimo spirituale. Quale futuro per il cristianesimo, l'Occidente e l'Oriente alle prese con l'Islam? Stupisce l'emergere, durante la guerra fredda, della percezione dell'aurora di un mondo globale. Per me, scrivere questo libro è stato immergermi in una vicenda personalmente rilevante. La mia esistenza di giovane (allora) e di credente è passata attraverso il '68, le sue discussioni e crisi. Nel clima del Vaticano n, ho sentito come il cristianesimo dovesse rivolgersi di più ad Oriente. Incontri, letture e l'attrazione verso figure e luoghi. Tra questi, Istanbul e Athenagoras, e poi l'amicizia con il suo "biografo", Clément, pensatore originale e cristiano profondo. C'è in queste pagine un'indicazione - quasi la mappa di un itinerario - per il cristianesimo, diviso, investito dalla secolarizzazione e poi dalla globalizzazione, bisognoso di un ressourcement alle radici. Non la fuga in un fortilizio della fede o dei valori tradizionali, ma l'assunzione delle fratture del nostro tempo. Oggi si comprendono meglio le idee e le indicazioni suggerite dalle storie dei due personaggi e dai lontani colloqui del 1968.
Testimone di numerosi conflitti che lacerano la Chiesa, l'Europa e il mondo nel corso del XV secolo, Nicola Cusano è alla ricerca della concordia. Crede che per realizzarla nella pratica, sul campo diremmo noi oggi, occorra coglierne i fondamenti filosofici, teologici, eterni. Nel "De pace fidei" egli mette in scena, in un dialogo lungo diciannove capitoli, i delegati della maggior parte delle nazioni allora conosciute. Essi si esprimono sulle loro religioni e i loro riti e grazie a ciò le loro controversie verranno risolte e non si dovrà ricorrere al conflitto. «Cesserà la guerra, il livore dell'odio e ogni male e tutti conosceranno che non vi è se non una sola religione, pur nella diversità dei riti». Il metodo utilizzato da Cusano nello svolgimento di questo testo delinea già le strutture della concezione moderna dell'homo religiosus.
Il référence book internazionale sulla decrescita. Oltre cinquanta lemmi, suddivisi per linee di pensiero e organizzati in ordine alfabetico: questioni centrali, azioni, alleanze e pratiche. Lo strumento più completo per chi voglia addentrarsi nel vocabolario di una nuova era.
“L’uomo è disposto a fare a meno della libertà. Ma è Dio, Dio non l’uomo, che non può e non è disposto a fare a meno della libertà dell’uomo. Dio ha bisogno della libertà dell’uomo e della libertà del mondo”. In questa frase si concentra Il senso della creazione, insieme a origine, scopo e motivi della filosofia di Nikolaj Berdjaev. Terminato nel febbraio del 1914, pochi mesi prima della guerra e tre anni prima della rivoluzione, quest’opera nasce proprio dall’esigenza di esprimere una via diversa da quelle indicate dal prometeismo rivoluzionario del marxismo e dal trionfo di un individualismo che separava spiritualità e giustizia sociale.
Le Conferenze sull’Esamerone (Collationes in Hexaëmeron ) che raccolsero per l’ascolto tutta la Parigi intellettuale dell’epoca sono l’ultimo e appassionato intervento di Bonaventura contro l’infatuazione suscitata nella facoltà delle arti a opera di Aristotele. Di fronte a una filosofia assoluta, che si istituisce in antitesi alla fede e si sottrae a ogni suo giudizio, Bonaventura ripresenta l’unità del sapere cristiano, secondo il modulo e la sensibilità che gli sono congeniali. In questa predicazione dal 9 aprile al 28 maggio 1273, Bonaventura lascia il suo testamento spirituale. La curatela, la traduzione e le note delle Collationes di Vincenzo Cherubino Bigi forniscono un’ottima guida alla comprensione e alla lettura di un’opera in cui polemica e contemplazione, dibattito e mistica, storia e verità si intrecciano, dando vita a un testo che rappresenta uno stimolante invito allo studio della Scolastica.