Fin dai primi studi risalenti all'inizio del secolo scorso, gli affreschi della cappella del castello di Vignola, voluti da Uguccione Contrari, costituiscono un affascinante problema all'interno della pittura tardogotica padana. Connotati da un marcato intento espressivo e da un sorprendente livello inventivo, danno conto delle ricerche stilistiche più innovative in corso tra Ferrara e Bologna, ad una data che si può fissare nel corso degli anni Venti del XV secolo. Numerosi sono altresì i problemi che li riguardano, dalla precisa individuazione del loro autore, da ricercare nell'ambiente dei pittori attivi di Nicolo ili d'Este, di cui Uguccione era feudatario, ai motivi che determinarono la brusca interruzione del progetto decorativo, portato a termine nella sola volta e nelle sottostanti lunette. Nell'assenza di precisi riscontri documentari, il volume affronta le questioni tuttora aperte da molteplici punti di vista, chiarendo dapprima le ambizioni culturali di Uguccione Contrari, tra i personaggi di maggior spicco della corte estense e al centro di una vasta rete di rapporti, per poi esaminare le fasi costruttive della rocca, oggetto per suo volere di profondi mutamenti.
Pur apparsi da decenni nel volume intitolato "Aspetti religiosi della letteratura contemporanea", i saggi di Giovanni Colombo qui ripubblicati conservano tutta la suggestione dello spirito e dell'intenzione che li ha dettati. Sulla scia di Giulio Salvadori, l'autore mira a cogliere l'anima degli autori. Oltre l'interesse immediatamente storico e filosofico delle loro opere, egli si sofferma a ritrovare e a interpretare gli ideali e le ansie interiori ed esistenziali, che suscitano e muovono le loro opere. Così egli incontra Ibsen, con la sua "angoscia dell'impossibile autonomia"; Pirandello, con il suo "dramma della relatività"; Chesterton, con l'avventura della sua lucente e liberante ortodossia; Claudel, con la potente e sofferta evocazione della "lotta tra la Grazia e la natura" e con la celebrazione nell'arte del "mistero della Chiesa"; e infine Papini e Mauriac, il primo che "dall'inquietudine intellettuale riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinita Certezza", il secondo che "dall'inquietudine del cuore e dei sensi riconduce l'uomo moderno a Cristo, infinito Amore". Qualcuno ha parlato di "cristocentrismo estetico" di Giovanni Colombo: infatti, egli era persuaso che poeti e scrittori si potessero intimamente intendere come testimoni o della felice presenza, o della drammatica assenza, o dell'inquieto e inconsapevole desiderio di Gesù Cristo, come senso e soluzione dell'esistenza.
Cazzago Aldino Il cristianesimo orientale e Noi
Quali sono le caratteristiche teologiche, spirituali, liturgiche e artistiche del cristianesimo d’Oriente? In che cosa il cristianesimo orientale si differenzia da quello occidentale e latino-germanico? In quali contesti storici e religiosi sono nate e si sono sviluppate le numerose chiese sparse nell’area geografica che dall’Egitto ed Etiopia, passando per l’area mediorientale, dopo aver attraversato l’ampio mosaico dei popoli Slavi giunge alle lontane Armenia, Georgia e all’India?
Sono queste alcune domande alle quali fino a pochissimi anni fa un comune lettore avrebbe potuto rispondere con notevole difficoltà, a causa dell’assoluta scarsità di testi sull’argomento nel panorama editoriale italiano. Questo libro intende ricostruire le tappe e le modalità dell’incontro tra la cultura storico-religiosa e teologica italiana e il cristianesimo orientale di matrice bizantino-slava con particolar riferimento alle chiese ortodosse russa, greca e romena.
Da un approccio essenzialmente apologetico degli anni 1945-1965, si è passati ad una prima conoscenza del cristianesimo e della teologia orientali nella stagione del postconcilio, grazie alle traduzioni di alcuni testi, in particolare di quelli di autori russi della cosiddetta «Scuola di Parigi». Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha contemporaneamente dato avvio ad un primo recupero, in ambito teologico, spirituale e liturgico, dell’immensa eredità del cristianesimo orientale del primo millennio.
Infine per molti lettori, anche non credenti, l’arte bizantina e il mondo delle icone sono ancora la via d’accesso privilegiata al variopinto mosaico del cristianesimo orientale: un panorama finalmente ricco, a differenza di quanto sta accadendo in altre nazioni europee.
La nascita e la successiva perversione del capitalismo moderno in Italia, attraverso le biografie dei capitani d'industria e le cronache dell'affermazione e declino delle loro imprese, ripercorrendo le tappe della nascita e della liquidazione del capitalismo di stato, sostituito dall'allegra gestione delle privatizzazioni dell'ultimo decennio: di questa storia parla il libro. Mentre in altri paesi il capitale ha continuato a effettuare investimenti produttivi capaci di creare buona occupazione, le grandi fortune industriali del Belpaese si sono presto convertite in investimenti finanziari, manovre bancarie e di Borsa, acquisti e fallimenti ad arte che non generano ricchezza sociale, erodendo progressivamente i livelli occupazionali dell'industria, dell'amministrazione pubblica e dei servizi. La finanziarizzazione, il ricorso continuo alla sovvenzione (non al sostegno) statale e l'illegalità che pervade la pratica economico-politica in Italia, ancora in attesa dagli anni di Tangentopoli di una ponderata riflessione storica e politico-economica, sono le risposte asfittiche di un gruppo imprenditoriale oggi più che mai incapace di confrontarsi con i mercati esteri, con la sfida delle esportazioni, con i competitori internazionali. Tutto lascia pensare che l'attuale fase di crisi del sistema industriale e, più in generale, del sistema economico italiano oltrepassi il livello delle contingenze e abbia radici più profonde.
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".
Anna di Cipro giunge in Savoia circondata da una fama fiabesca e preoccupante insieme: viene dal Levante, da un paese rimasto nonostante tutto affascinante ma misterioso, luogo di infinite ricchezze ma anche di pericoli. La casata di Anna, Lusignan, trae la sua origine leggendaria da una fata, anzi da una donna-serpente, dotata di virtù magiche ma impossibilitata a difendersi dalle cattiverie degli uomini. Bellissima e amatissima dal marito, la "donna che non sapeva ubbidire" vive, nella Savoia della prima metà del XV secolo, il tramonto del medioevo e dell'età dei grandi marchesati: le colpe e i drammi di un'età storica spietata vengono addossati per intero a lei, la straniera, mentre ella cerca di difendere un mondo votato alla fine. Odiata dai nobili savoiardi, invidiata e calunniata, Anna ha un sogno: negli anni della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi, salvare Cipro, antica roccaforte franca e cristiana. Non ci riuscirà, ma da lei discenderà più tardi a casa Savoia il titolo regale, con i predicati ben noti di Cipro, Armenia e Gerusalemme. Nessuno gliene sarà grato. Nei testi degli storici filosabaudi è ignorata o criticata: ma Anna traversa la storia del Piemonte e della Savoia, come la sua ava Melusina la fata, portando valori culturali, sogni, credenze e ricchezze del suo paese.
L'astronomia moderna nasce nel momento in cui gli uomini puntano consapevolmente un cannocchiale verso il firmamento: non più per l'osservazione estatica del cielo stellato pieno di fascino e mistero, ma con l'attenzione rivolta solo a una minima parte di esso che si presta a essere studiata e analizzata. Un gesto semplice, dettato dalla curiosità e dalla sete di conoscenza, da cui scaturiranno le teorie e i grandi principi che sono alla base dall'astronomia moderna. Questo volume considera, oltre ai primi secoli della ricerca dopo Copernico, Ticho Brahe, Kepler, Galileo, Newton, il Settecento e l'Ottocento, le tecnologie di cui si servono gli scienziati (la spettroscopia, la radioastronomia, i veicoli spaziali, la fotografia, etc.) e le descrizioni di un primo gruppo di corpi celesti, del Sole, della nostra Galassia e delle novae e delle super-novae. L'invenzione e la realizzazione di strumenti ottici e grafici, dai primi rudimentali cannocchiali di Galileo Galilei ai telescopi odierni, sia ottici sia basati sulle onde radio, hanno consentito una conoscenza sempre più approfondita e ampia dell'universo che si è ulteriormente allargata con il lancio di satelliti artificiali, sonde e veicoli spaziali. Età di lettura: da 10 anni.
Quest'ultimo volume della serie "La storia dell'astronomia e del cosmo" è il racconto dell'evoluzione della materia cosmica dalla sua origine, non ancora pienamente compresa e spiegata. Un racconto avvincente e una storia affascinante: racconto, perché le varie fasi presentano una drammaticità difficilmente immaginabile; storia, perché l'universo non è statico, immobile e sempre uguale a se stesso, ma è qualcosa di mutevole e in costante movimento, una successione continua di eventi, di processi e di trasformazioni. La storia dell'universo coincide con quella dell'evoluzione dei viventi e quindi con la storia della vita sulla Terra e principalmente della vita intelligente. Gli uomini, quindi, sono al centro del cosmo e con l'intelligenza, lo spirito critico e l'immaginazione, ne spiegano le leggi che lo regolano, ne svelano i misteri e ne tracciano la storia. La Terra non è che uno sperduto granello di sabbia nell'immensità cosmica, ma essa ha il merito di aver favorito la nascita della vita e di essere stata la culla dell'unico essere vivente conosciuto dotato di pensiero originale e costruttore, di libertà di azione nei confronti delle stesse forze che regolano la vita dell'universo, sia pure in forme e in condizioni diverse. Età di lettura: da 10 anni.
Il volume affronta il tema sempre più urgente e scottante dello smaltimento dei rifiuti in Italia. Non potendo affrontare il problema alla radice, ovvero la produzione dei rifiuti, che richiederebbe una diversa idea di sviluppo e dei consumi, è gioco forza affrontare il tema a partire dalla possibilità dello smaltimento e delle diverse forme per operarlo. Il caso emblematico da cui si parte è l'inceneritore di Brescia, preso a modello da tutti e pronto ad essere replicato e non solo in Italia. L'autore analizza i pro e i contro a simili modelli in relazione alle altre forme di smaltimento, come la discarica e la raccolta differenziata, tenendo presente gli aspetti sociali, ambientali ed economici.
Le nostre città sono attraversate da consistenti flussi di migranti: abitanti in transito che vivono, attraversano e abitano l'urbano in termini non puramente residenziali. Questa presenza trasforma le città in luoghi di accesso, di frontiera e di transito per una moltitudine di soggettività contraddistinte da una molteplicità irriducibile di progetti migratori. Tale paesaggio pulsante e transitorio contraddice definitivamente il pregiudizio di considerare la vita stanziale come regola e normalità. La compresenza di queste identità mette in discussione anche i quadri analitici della disciplina urbanistica, abituata da sempre a ragionare in termini di invarianze territoriali e fissità dei contesti. L'urbanistica ha tradizionalmente descritto la città attraverso visioni dall'alto che appiattivano e cristallizzavano il fluire urbano in rappresentazioni cartografiche astrattamente normative. Sembra giunto il tempo per rimettere in discussione questo tipo di approccio analitico. A partire da una riconcettualizzazione dell'idea stessa di rappresentazione, il libro adotta la prospettiva del migrante: l'unico in grado di suggerire una visione in movimento dello spazio sociale. Si tratta di una prospettiva di ricerca che si rivolge agli spazi del vissuto individuale e collettivo, alla narrazione di dimensioni relazionali, ai processi di costruzione di senso, alle interpretazioni di racconti e di interazioni sociali.