"I cristiani e l'Impero romano" della storica Marta Sordi ha mutato la percezione del rapporto fra i discepoli di una nuova religione e la Roma imperiale: il rapporto di incontro-scontro tra il cristianesimo e il potere politico viene colto qui in tutta la sua complessità. L'autrice dà vita a un'esauriente sintesi storica dei tre secoli circa che vanno dall'ingresso del cristianesimo nell'Impero romano alla conversione di Costantino. Il rapporto tra la nuova religione e il potere politico appare articolato e complesso: i cristiani furono spesso avvertiti come pericolo e fonte di instabilità per la pax romana, ma, ciononostante, il confronto e lo scontro tra le due culture diede vita a relazioni multiformi, intessute tanto di persecuzioni quanto di incontri costruttivi e possibilità di convivenza. Scrive Marta Sordi nella Prefazione: «Dopo la svolta neroniana del 62 le persecuzioni ci furono e i martiri furono numerosi, ma lo scontro non fu quasi mai a livello politico: né da parte dei Cristiani, che continuarono ad affermare, anche durante le persecuzioni, il loro lealismo verso l'impero e a proclamarsi buoni cittadini di esso, né da parte dell'impero, che non avvertì quasi mai nei Cristiani un pericolo per la sua sicurezza e che si ridusse spesso ad essere il braccio secolare del fanatismo religioso delle folle e di una cultura intollerante».
Dopo aver riconosciuto la libertà religiosa nel 1990, dal 1997 la Russia ha ricostituito un sistema confessionista che rispecchia quello zarista, rinnegando il separatismo proclamato nella Costituzione. Alla Chiesa di Stato viene assegnato un ruolo privilegiato e si ricostituisce la triade Ortodossia, Autocrazia e Spirito nazionale. Mosca si ripropone come Terza Roma, il cui territorio canonico esorbita dai confini dello Stato. Sorgono di conseguenza dei conflitti tra le Chiese ortodosse in Ucraina, Estonia e Moldavia. Il rapporto sinfonico che si è consolidato tra Kirill e Putin porta alla sacralizzazione dell'identità nazionale russa e alla conseguente discriminazione delle minoranze religiose. Nel saggio che conclude questo quarto e ultimo volume, Stefano Caprio mostra come la Russia di Putin sia un'incarnazione della Russia di sempre: un grande Paese dalla vocazione universale e incompiuta, un popolo messianico non per elezione divina, ma per conseguenze della storia, una terra senza confini in cerca di una nuova definizione. Dopo un secolo segnato dall'ateismo più sistematico e totalitario, l'Ortodossia russa è rinata come l'Uccello di Fuoco della mitologia slava. La guida suprema di questa rinascita, Vladimir Putin, ha sottomesso ogni possibile avversario e ha mostrato al mondo la volontà della Russia di tornare a essere la superpotenza di un tempo; la Chiesa del patriarca Kirill cerca di non rimanere succube del cesaropapismo, ma di guardare al terzo millennio come alla nuova era del cristianesimo universale, unica salvezza per un mondo sull'orlo della rovina. Il volume si completa con un saggio di Stefano Caprio.
Il colpo di stato del 1917 soffoca i fermenti di rinnovamento che dalla fine del XIX secolo si sviluppano nella società civile e nella chiesa e che trovano espressione nella legge sulla tolleranza religiosa del 1905 e nella convocazione, dopo anni di titubanze, del grande concilio del 1917-1918 che delibera la ricostituzione dell'istituto del patriarcato, abolito da Pietro il Grande nel 1721. Lo scontro del nuovo regime con la chiesa è segnato sin dall'inizio dalla violenza e dalla coercizione cruenta, che viene sospesa solo a seguito dell'invasione nazista, quando Stalin si rende conto che per aggregare la popolazione contro il nemico è necessario ricostituire l'antico legame tra ortodossia e patriottismo, concedendo alla chiesa uno spazio di libertà. Prende allora avvio la nep religiosa staliniana, la quale ha vita assai breve, lasciando il posto a una fase di asservimento del patriarcato di Mosca ai fini della politica sovietica, durante la quale si procede nell'Urss e nei paesi limitrofi alla soppressione violenta della chiesa greco-cattolica e alla sua forzata aggregazione all'ortodossia, nel dichiarato tentativo di dar vita a un Vaticano moscovita, finalizzato ad assegnare alla chiesa di Mosca, pienamente controllata dal regime, un ruolo di guida sul piano internazionale al servizio della politica estera comunista. Nel contempo riprende dal 1947 una nuova fase di intolleranza che trova il suo culmine con Chruscëv, il quale, avviando il processo di destalinizzazione, finisce inconsapevolmente col favorire la nascita del dissenso civile e religioso, che contribuirà in modo significativo al progressivo sfaldamento del sistema negli anni di Gorbacëv
Un volume ricco di suggestioni, aggiornato alle ultime ricerche archeologiche, con un ricco apparato illustrativo. Un itinerario artistico che permette al lettore di seguire lo sviluppo di una delle più eccezionali avventure intellettuali e artistiche della civiltà umana. Tracciare un profilo dell'arte espressa dalla civiltà mesopotamica, la cultura sviluppatasi nella "Terra fra i due fiumi", Tigri ed Eufrate, è un'impresa allo stesso tempo ardua e necessaria. Ardua perché un'intera biblioteca è stata dedicata all'argomento sin dai primi scavi archeologici ottocenteschi; necessaria perché i più recenti ritrovamenti archeologici, le nuove scoperte e l'approfondimento delle conoscenze nel settore necessitano di continue puntualizzazioni e precisazioni che gettano nuova luce su un insieme che rapidamente evolve, rendendo più dettagliato il quadro complessivo. E questo è tanto più vero quando si esaminino le successive stratificazioni culturali avvenute in Mesopotamia, tenendo conto della continuità di insediamento verificatasi nel corso dei millenni in questa terra. Alle tre sezioni principali che componevano l'edizione originale di questo volume - quella dell'antichità che possiamo definire "classica" della Mesopotamia regale con i grandi e celebrati imperi, seguita dall'epoca dell'ellenismo, preludio all'età partica e sasanide e, infine, dalla stagione islamica, in genere un po' sottaciuta e trascurata - si aggiunge oggi un contributo che rende conto delle recenti scoperte archeologiche in merito al periodo preislamico. Il risultato è uno spaccato a tutto tondo del ruolo di centro elaboratore e diffusore della cultura che nei millenni ha avuto l'Iraq.
Lo sviluppo della ricerca storiografica e dell'archeologia hanno permesso di smontare il pregiudizio accademico che vedeva nell'arte romana il prolungamento decadente di quella greca. La cultura romana delle origini viene analizzata come koinè, comunità in gran parte omogenea che ha il suo fulcro nell'italia tirrenica Con un metodo originale Filippo Coarelli ha saputo realizzare una storia dell'arte romana che raccoglie in una visione complessiva la ricerca archeologica e storica svolta da studiosi di diversi Paesi, basando la propria indagine sul dialogo continuo tra i dati archeologici e la tradizione classica sulle origini di Roma. Nei secoli più antichi, quelli della Roma dei re, la città si trovava all'incontro di due mondi artistici ricchi e vivaci - quello etrusco a nord e quello greco-italico a sud - e costituiva una periferia artistica dove influenze e modalità espressive variegate si intrecciavano e interagivano con la sensibilità locale. Nell'età dei re, Roma apparteneva a un territorio relativamente omogeneo, quello dell'Italia tirrenica, i cui segni si colgono nell'urbanesimo, nella celebrazione del sovrano, nei templi e nell'introduzione della scrittura. Nella prima parte dell'età repubblicana - il volume giunge fino al III secolo a.C. - iniziano a prender forma componenti proprie, in un continuo scambio di somiglianza e differenza rispetto ai mondi circostanti. Il quadro politico è cambiato, con l'espansione nel Lazio e la creazione di colonie, ed è così che gradualmente inizia a delinearsi una cultura artistica riconoscibile come «romana».
Il volume di Hugo Brandenburg, pubblicato per la prima volta da Jaca Book nel 2004, è diventato un'opera di riferimento internazionale sulle prime chiese di Roma, straordinario fenomeno edilizio che, a seguito dell'editto di Milano del 313 emanato da Costantino e dal coreggente Licinio, rese Roma il primo centro di espressione e diffusione di quella nuova arte che definiamo «paleocristiana». La lettura delle Scritture, la salmodia, l'omelia e il banchetto divino che caratterizzavano le riunioni e le pratiche di culto delle prime comunità - e anche dopo l'età apostolica - si svolgevano in ampi ambienti privati, o altri edifici messi a disposizione da un membro della comunità, non costituendo ancora un'associazione religiosa riconosciuta, dotata di proprio status giuridico, e non potendo possedere beni immobili. Diversamente dai templi o dagli edifici di culto pagano, sacralizzati dalla presenza del dio, il cui culto si svolgeva per lo più all'esterno, il servizio divino dei cristiani aveva sempre luogo in ambienti chiusi. Dalla fine del II secolo, con l'accrescersi delle comunità si rese necessario avere specifici spazi destinati al culto, luoghi che verranno definiti domus dei o domus ecclesiae, dal termine greco che in origine designava la comunità stessa, l'assemblea dei credenti, ai quali via via verrà attribuita la sacralità che ne farà il «tempio di Dio». Ma bisognerà attendere l'epoca costantiniana perché questi luoghi inizino a presentare una particolare fisionomia architettonica e acquisiscano nella Chiesa cristiana la fisionomia monumentale che possiamo ancora ammirare.
Il sogno è quello dei neri d'America di liberarsi dalle catene del razzismo, dalla discriminazione, dalla repressione e la violenza degli apparati dello Stato. La ragione è quella messa in campo nel corso della Storia da una parte consistente del popolo americano nero e bianco, attraverso la protesta. Dal primo conflitto razziale del 1935 ad Harlem alla rivolta di Filadelfia del 1964, ai fatti di Watts del 1965, all'insurrezione di Detroit del 1967, alle marce di Martin Luther King e alla sfiorata guerra civile successiva alla sua uccisione, fino alle sommosse della Kitty Hawk del 1972, di Miami del 1980, di Los Angeles del 1992 e alle grandi manifestazioni del movimento «Black Lives Matter», in America e in tutto il mondo, seguite all'uccisione di George Floyd. Un secolo di storia dei movimenti di protesta che si battono per i diritti civili e la loro influenza sui cambiamenti degli assetti della politica americana.
Lontano dalle grandi tombe imperiali e dai sepolcri nobiliari della Via Appia, il mondo sommerso delle necropoli mette in luce la "normalità" e si ha la netta percezione di attraversare d'un colpo duemila anni di storia. Ricche edicole decorate con mosaici e stucchi, oppure povere sepolture in terra, occupano l'area sotto la basilica di San Pietro, e nei settori della necropoli lungo la via Trionfale, con una tale densità da stupire gli stessi archeologi che per primi si sono apprestati a eseguire gli scavi di recupero. La «necropoli vaticana», settore monumentale di un tratto di necropoli lungo la via Cornelia fortunosamente conservato sotto la navata centrale della basilica di San Pietro, fu riscoperta grazie agli scavi eseguiti durante il pontificato di Pio XXII. Un recupero archeologico di portata immensa, nonché il primo e lungimirante esempio di musealizzazione in situ di una necropoli antica. Contestualizzando le necropoli nel panorama complessivo dell'epoca, il volume mostra uno spaccato della società, della cultura, e delle credenze dei Romani tra l'età di Augusto e quella di Costantino - che sopra alla tomba di Pietro costruirà la sua grande basilica -, alle soglie del grande passaggio tra la Roma Pagana e quella Cristiana. Al centro non è la Roma dei monumenti politici e pubblici, ma quella dei monumenti e dell'arte delle famiglie di fronte al mistero dell'aldilà. Opere straordinarie per l'interesse sociale, ma anche di una compostezza artistica e un'inventività iconogra?ca impressionanti.
Nell'habitat rurale dell'Europa occidentale c'è una costanza di materiali e di forme che, pur con diverse caratteristiche locali, attraversa i secoli. In particolare, intorno all'anno Mille, con il deciso passaggio dal legno e dalla paglia alla pietra, sia per le abitazioni domestiche sia per gli interi villaggi, inizia una fioritura del modo di concepire gli spazi della vita familiare e del lavoro agricolo che durerà sino alla rivoluzione industriale. Le costruzioni lavorative e abitative e la stessa realtà paesaggistica sono ricche di riferimenti simbolici che mostrano la presenza in Europa di una diffusa "cultura della pietra".
Che cosa trasmettiamo ai nostri giovani, ai nostri fi gli? E siamo ancora capaci di far passare qualcosa di significativo o abbiamo abdicato, noi adulti, al nostro ruolo? In una società mobile e rarefatta come la nostra, i veri protagonisti della sfida educativa sono quei maestri che hanno saputo farsi anche testimoni. I venti personaggi che l’autore ha intervistato negli ultimi decenni sono figure che si pongono al confine tra poesia e profezia e che esprimono la necessità di un dialogo vitale tra credenti e non credenti, ancor più oggi che tutte le ideologie sono cadute e che i venti del nazionalismo si riaffacciano in maniera inquietante nella nostra Europa. Pensatori come René Girard ed Edgar Morin, Luigi Pareyson e Italo Mancini, Jean Guitton e Nicola Abbagnano, ma anche scrittori come Mario Tobino e Paolo Volponi, fi no a intellettuali propensi all’impegno come Serge Latouche e Salvatore Natoli, sino a due cardinali italiani che hanno fatto della dimensione culturale uno dei motivi del loro essere uomini di Chiesa, Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi , ci aiutano con le loro sollecitazioni a comprendere meglio il mondo contemporaneo. E a capire che senza l’aiuto della cultura difficilmente potremo uscire dalla crisi.
Le donne, l'ho detto e scritto a più riprese, sono le madri che hanno generato le "bombe umane" che si fanno esplodere in seguito all'esplosione demografica, all'esplosione dei problemi insolubili delle società arabo-islamiche, all'esplosione della dittatura e della repressione esplosiva operata sulle ragazze che diventano le madri schiacciate sa un sistema che le obbliga a esplodere attraverso la loro unica utilità umana: fare figli. Il futuro ci spinge inesorabilmente verso la trasformazione delle società rimaste consegnate al patriarcato e alle ingiustizie che questo genera, privilegiando l'uomo rispetto alla donna. La prova lampante che le donne arabe sono le più represse del mondo; c'è molto da fare per trasformare società arcaiche in nazioni forti e rispettate nel mondo. Il mondo si farà con le donne o non si farà.
Rita (Ghita) El Khayat, psichiatra e psicoanalista, antropologa e docente universitaria in Usa, Italia, Canada, universalista per eccellenza, è tra le più importanti intellettuali del Maghreb e del Marocco, suo paese natale. Fondatrice dell'associazione "Aini Bennai" e dell'omonimo casa editrice, nel 1999 è stata la prima donna nella storia del Marocco indirizzare una lettera pubblica a un sovrano, Mohammed VI. Autrice di decine di libri e centinaia di articoli, nel 2006il Presidente della Repubblica italiana le ha conferito la cittadinanza onoraria per meriti speciali in campo sociale, scientifico e culturale. E' stata candidata al Premio Nobel per la Pace.
La guerra di liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista viene raccontata attraverso le tante storie di resistenza che hanno fatto l’Italia e cambiato il corso della Storia. Una grande narrazione popolare e collettiva che ripercorre i luoghi dove ancora vivo è il ricordo delle migliaia di persone che hanno pagato a caro prezzo gli ideali di democrazia e libertà. Questo libro è anche un progetto multimediale sulla Resistenza, una storia corale e necessaria che l’autore, con il supporto dell’Associazione «Ponti di memoria», spinto dall’urgenza di non disperdere il ricordo, riversa in un racconto frutto di intensi studi basati su documenti storici, archivi, testimonianze, atti giudiziari, soprattutto di storie partigiane inedite. Il progetto editoriale fa tesoro di uno spettacolo portato in scena dall’autore a partire dal 2011 con il supporto musicale dei Gang e di Michele Fusiello. Dopo oltre 400 repliche, L’Italia liberata rinasce, si allarga, inizia un nuovo percorso.