Milano, 1945. La guerra è finita, la città liberata, ma la vita quotidiana è segnata dalle ferite dei bombardamenti, la penuria di tutto, gli strascichi di odi e regolamenti di conti. È lo scenario che circonda la vita di Sveva ragazzina, protagonista di questo nuovo racconto autobiografico, dove piccoli fatti quotidiani assumono ai suoi occhi infantili grande importanza. Curiosa e anche un po' ribelle, osserva le dinamiche del mondo adulto e ne percepisce tutte le contraddizioni: convenzioni sociali, falsità, ipocrisie dai risvolti talvolta dolorosi. Al centro di un racconto molto personale e senza pudori è il rapporto sofferto con una madre severa e intransigente, che non esita a trattarla ingiustamente pur di salvaguardare la sua idea di perbenismo. Ma vi è anche l'affetto sconfinato per il padre, un uomo dolce e attento che non esita a proteggerla dalle piccole crudeltà della vita quotidiana. Dopo le prime pagine segnate dalle conseguenze della guerra appena finita, il racconto assume un registro ironico e leggero, che rispecchia la ritrovata serenità e la prospettiva di un benessere possibile. Il libro si chiude con un'appendice firmata dal fratello Lucio, nato dieci anni dopo di lei, che descrive dal suo punto di vista la vita di famiglia e in particolare la sorella, definita "la mia paladina".
Nel placido paese a bordo lago ci si prepara a festeggiare il Natale, l'aria è carica di una promessa di neve e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali. "Perché se Babbo Natale esiste nessuno l'ha mai visto?": dalla fatidica domanda di Tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto di Vitali, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all'altezza del loro ruolo di educatori. Così Tom e i suoi compagni decidono di cercare la verità per conto proprio, e la vicenda assume risvolti fantasiosi, a tratti comici, fino alla felice soluzione in cui i dubbi infantili trovano le loro risposte, i conflitti si risolvono e ogni cosa torna al suo posto. I personaggi che il lettore incontra tra le pagine del racconto sono caratterizzati con rara maestria: le petulanti e spigolose Stecchetti, madre e figlia; la giovane cameriera che si rivela molto più smaliziata degli investigatori; un maresciallo dei carabinieri che pare uscito da un racconto di Mario Soldati; fino al direttore Remedio Imperio, animo sensibile e poetico, che si diletta a scrivere storie per i bambini, quasi fosse l'alter ego dell'autore. Da attento osservatore, Andrea Vitali rileva dei suoi personaggi ogni minima contraddizione, fragilità e meschinità. Regalandoci un nuovo episodio della sua "commedia umana", si conferma un grande narratore di piccole storie.
Bologna, anni Settanta: una città "né la più grande, né la più piccola", famosa per la sovranità della sua cucina e la piacevolezza del vivere. È da qui che prende avvio il racconto autobiografico di Enrico Brizzi, da un luogo situato fra la ribalda Terra della Piada e la concreta Terra del Pane: i due emisferi che costituiscono l'infinito paesaggio gastronomico dell'Emilia-Romagna. Un bambino curioso alle prese con i primi, e già familiari, sapori sarà acuto osservatore di sfide all'ultimo boccone tra le zie perennemente in competizione, finché le vicende casalinghe cederanno il passo alla scoperta, esilarante, delle più peccaminose tentazioni da bar: i gelati e le bibite industriali. Divenuto adolescente, si metterà in cerca di avventure, accompagnato da un'improbabile congrega di cuochi esploratori: la temibile squadriglia Coguari. Uno zio con la passione per la retromarcia in curva e per le bettole mefitiche sarà solo uno degli indiavolati episodi che precedono il periodo universitario: anni di improbabili sperimentazioni culinarie e interscambi di prodotti tipici tra studenti. Scopriremo se cento milioni di lire valgono l'adozione del regime nutritivo più rischioso del pianeta, "la dieta del laureando". L'età adulta, gravida di nuove abitudini alimentari, di ingannevoli occasioni professionali e di incontri unici, sarà portatrice anche di domande esistenziali: chi è l'enorme Catatapulci? E cosa mangia uno Psicoatleta? Arricchito, in coda, da un ricettario.
Le tre minestre che danno il titolo al racconto autobiografico di Andrea Vitali rappresentano, con un espediente letterario tanto originale quanto spassoso, tre ministre: è così che Vitali ribattezza segretamente le zie che accompagnano gli anni della sua infanzia. Cristina, ministro degli Interni, è preposta alla conduzione delle faccende domestiche e alla cucina; Colomba, ministro dell'Agricoltura, si occupa dell'orto e delle attività agricole di famiglia; Paola infine, ministro degli Esteri, è impegnata professionalmente fuori casa e cura le relazioni con vicini e parenti. Filo conduttore del racconto di Vitali sono le qualità attribuite ai cibi di casa, più particolarmente le loro presunte virtù terapeutiche, a cui si legano vari aneddoti. Siamo in un'Italia di provincia, negli anni Sessanta, dove ancora si parla il dialetto e "la saggezza si esprime in assiomi che non ammettono repliche". Le zie circondano il ragazzino con un affetto "rustico ma profumato", dettato dal buon senso ma ancora pregno di superstizioni, retaggio di una cultura popolare di altri tempi. Ne emerge uno spaccato di vita vissuta e di costume di grande suggestione, delicatamente nostalgico e al contempo ironico. Un autentico tuffo nel passato al quale contribuisce anche il verace ricettario della tradizione locale che affonda le radici nel territorio, tra le sponde del lago di Como e le valli retrostanti.
1943, Milano è sotto le bombe degli Alleati. Una famiglia è sfollata in una cascina fuori città. Una bambina affidata alle cure dei nonni cresce immersa in un universo rurale, dove ha inizio il suo apprendistato alla vita. La bambina protagonista di questo libro è Sveva Casati Modignani, la quale affida per la prima volta a un racconto autobiografico i ricordi della sua infanzia, che si intrecciano con la memoria di cibi e sapori. Sono anni di fame, di mercato nero e di succedanei. Le donne si ingegnano a cucinare con fantasia i pochi ingredienti di cui dispongono. Nel racconto i ricordi dell'infanzia spaziano tra ricette golose e le attività solitarie della bambina che osserva silenziosa il mondo degli adulti sempre indaffarati: tra questi una nonna amorevole e un po' ruvida, che la crede posseduta dal Diavolo, e una mamma che, incapace di esprimere altrimenti il suo amore, cuce per lei abitini raffinati e cucina cibi gustosi. Il libro include un ricettario, con i piatti della cucina lombarda rivisitati dalle consuetudini di famiglia, tutti singolarmente commentati dall'autrice che rievoca con rara autenticità una cultura gastronomica radicata nel territorio, in un mondo di tradizioni e sapori dimenticati. "Il Diavolo e la rossumata" è un racconto personale, intenso, ironico, al quale non mancano tuttavia momenti intimi e a tratti drammatici, in cui Sveva Casati Modignani svela ai suoi lettori qualcosa di sé.