Dopo il volume dedicato alla Valle d'Aosta, apparso nel 1995, la serie delle "Regioni" della Storia d'Italia Einaudi continua il suo discorso sull'articolazione storica delle realtà locali più significative del nostro territorio, e affronta uno straordinario laboratorio di culture, politiche sociali ed economiche.
Le 19 "tesi" Sul concetto di storia, risalenti al 1942 ma pubblicate nel 1950, costituiscono una tappa fondamentale nell'evoluzione del pensiero di Benjamin. Il volume ne offre l'edizione critica, con il testo tedesco nelle sue successive stesure e varianti, una nuova traduzione italiana e un ricco materiale illustrativo. Agli apparati dell'edizione tedesca si sono infatti affiancati estratti da altre opere, frammenti o appunti inclusi nel "Passagen-Werk". Sono testi che documentano stadi significativi della riflessione di Benjamin in ordine ad alcuni concetti o figure centrali ripresi nelle "tesi". Il volume offre anche alcuni testi provenienti da una piccola cerchia di intellettuali, amici e interlocutori.
Il "palinsesto" in origine era una pergamena scritta che veniva raschiata per poter essere utilizzata nuovamente. Ma questa operazione lasciava tracce del testo primitivo, che poteva a volte essere letto in trasparenza. Similmente, a livello figurato, un testo può nasconderne un altro parzialmente, mai totalmente. I due testi si prestano anzi a una doppia lettura, dove si sovrappongono l'"ipertesto" e il suo "ipotesto" (per fare un esempio, l'Ulisse di Joyce e l'Odissea). Per Genette, sono ipertesto tutte le opere derivate da un lavoro precedente, per trasformazione, come nella parodia, o per imitazione come nel pastiche. Ma pastiche e parodia non sono che le manifestazioni più evidenti di questa "letteratura di secondo grado" oggetto dello studio.
L'idea che ha ispirato questa raccolta di saggi, già comparsi nella "Letteratura italiana" diretta dallo stesso Asor Rosa, è quella di fornire una carrellata dei tipi non solo letterari, ma anche umani e storico-esistenziali che hanno costellato la cultura italiana, dalle origini ai giorni nostri: da Dante, Petrarca e Boccaccio, che hanno costituito il nucleo dei fondamenti del laico, fino alle "Lezioni americane" di Italo Calvino. Con l'espressione "genus italicum" Asor Rosa allude alla particolare caratterizzazione italiana degli autori esaminati e delle loro opere, come risulta dall'analisi delle rispettive antropologie di personaggi come Guicciardini, Sarpi, Verga, Collodi, Michelstaedter e Campana.
Il tomo centrale del secondo volume reinterpreta con abbondanza di indagini originali gli aspetti fondativi della classicità greca: il periodo aureo, quello della massima fioritura artistica e culturale, e dell'apogeo politico di Atene. Indice del volume: La storia e lo spazio greco; Le regole della convivenza; Le forme della comunicazione; Percorsi di un sapere; Gli eventi, la memoria, l'esempio.
I fortunati sketch televisivi di Troisi, Arena e De Caro che hanno inaugurato una nuova stagione della comicità napoletana.
Scritto nel 1948 e pubblicato l'anno seguente con altri due romanzi brevi in un volume, "La bella estate", che avrebbe poi vinto il premio Strega, "Il diavolo sulle colline" resta uno dei libri più belli di Pavese. Vi si trova il suo clima morale più tipico, le tensioni e la fragilità di un'adolescenza che si protrae in una giovinezza sognatrice, più portata a fantasticare se stessa che ad agire, sempre in attesa di un evento straordinario che sembra in agguato nella placida noia di giornate sempre eguali.
Indagare il fenomeno della criminalità nella sua evoluzione storica, sociale e giuridica è di grande importanza per capire una società come quella italiana, da sempre portatrice di tensioni irrisolte tra Stato e cittadini. Dall'Unità alle inchieste di "Mani Pulite", i più tipici comportamenti deviati della nostra storia sono sempre legati, in qualche modo, ad un specifica matrice "politica", nel senso di una risposta vera o presunta assenza dello Stato. Naturalmente, il fenomeno criminale non è del tutto riconducibile a questa dimensione. Nel campo dei delitti comuni, sia in quelli contro il patrimonio che in quelli contro la persona, è possibile rintracciare una specificità italiana, una chiave di lettura dei mutamenti storico-sociali.
Se i filosofi e oratori della Grecia classica sono cittadini della polis, e come tali rappresentanti per eccellenza delle virtù democratiche, in epoca ellenistica gli intellettuali vengono effigiati come guide spirituali, a volte insieme ai loro allievi, cui insegnano come vivere lontano dai dolori e dalle passioni della vita pubblica. Con un lavoro di analisi e raffronto all'interno di un materiale documentario ricco e variegato, l'autore intende offrire una ricostruzione dei contesti sociali, che mostra come i ritratti degli intellettuali, lungi dall'essere tentativi di riproduzione realistica di fisionomie celebri, siano rappresentativi degli universi culturali cui appartengono, riflettendone aspirazioni, ideali, sistemi di valori.
Nel giugno-luglio del 1996, circa sei mesi dopo il primo viaggio in Serbia, Handke compie, con gli stessi compagni di allora, un secondo viaggio, spingendosi questa volta anche oltre la Drina in territorio bosniaco e raggiungendo Srebrenica, teatro di uno dei più spaventosi episodi della "pulizia etnica" perpetrata da Karadzic. Gli spunti polemici dell'autore sono rivolti in particolare contro la manipolazione della realtà da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Handke cerca l'"altra realtà delle cose". Anche in questo libro prosegue inoltre il suo discorso poetico pur affrontando un tema all'apparenza lontano da quelli da lui trattati abitualmente.