Ripartizione della materia: buddhismo; cristianesimo; ebraismo; induismo; islam; nuovi movimenti religiosi; religioni antiche: America precolombiana, Asia Minore, Siria e Palestina, Egitto, Europa, Grecia, Iran, Mesopotamia, Roma; religioni del mondo ellenistico; religioni dell'Estremo Oriente; religioni indigene: Africa, America del Nord, America del Sud, Pacifico; religioni artiche; religioni preistoriche; tradizioni esoteriche. Sessanta studiosi hanno collaborato alla stesura delle circa settecento voci.
"Il vero tema del libro - scrisse Eugenio Montale intorno al romanzo - non è il ritratto di Maria, ma il rapporto quasi mistico che può correre tra padrone e servitore", adombrando così un legame più misterioso di quello sociale e anche di quello affettivo, fra le due donne: forse una segreta affinità. Un'affinità che si attua nel libro anche attraverso lo stile: "Avevo riscontrato in Maria e nel suo mondo un modo di vita che ammiravo - dice l'autrice - ma la mia ammirazione non era tanto morale, quanto estetica: vale a dire che per me Maria era già un personaggio prima di crearlo con le parole". "Maria" uscì nel '53 nei "Gettoni" di Vittorini e fu salutato da Gianfranco Contini come un "piccolo capolavoro".
Protagonista del romanzo è Efim Rachlin, scrittore specializzato in epopee e romanzi edificanti di puro realismo socialista. A Efim non manca nulla: ha una bella casa, una moglie ricca e piacente, un figlio universitario, insomma, un rispettabile status sociale. Ma al suo sogno di alti riconoscimenti qualcosa manca: la suprema sanzione del Potere, incarnata simbolicamente da un colbacco che il Litfond dona ai suoi adepti in base al rango riconosciuto a ciascuno: agli scrittori insigni cerbiatto delle nevi, a quelli molto popolari topo muschiato, a quelli in ascesa marmotta... Ad Efim però toccherà soltanto un morbido, soffice copricapo di "gatto domestico". Partirà da questo bruciante affronto la crociata di Efim per difendere diritto e onore perduti.
"Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di summa di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie."
Di Francesca, morta inspiegabilmente suicida la sera di Venerdì Santo del 1961, Ermanno Rea tenta di ricostruire l'identità e la storia attraverso un libro che, come dice l'autore, è forse un libro di fantascienza, oppure semplicemente un giallo, un giallo esistenziale, perché indaga su un suicidio apparentemente senza ragione. O forse è piuttosto un libro di viaggio in forma di diario: un viaggio nel passato scandito dalla forma diaristica della scrittura, che mescola passato e presente, testimonianza e congettura, memoria e cronaca, in cui nulla è inventato. Nel tentativo di dare spiegazione a questa misteriosa morte, Rea torna nella sua città e apre uno squarcio sugli anni del dopoguerra a Napoli tra politica, ideali e sentimenti.