L'odio come energia vitale, un tetro futuro già riconoscibile nel presente. E un romanzo che è fiaba, parodia, invettiva.
Forse più di altre regioni, l'Abruzzo continua a essere vittima di numerosi stereotipi: nonostante lo sviluppo che l'ha caratterizzata negli ultimi decenni e che l'ha portata a essere all'avanguardia in numerosi settori economici, dal turismo all'industria, si tende ancora a riassumere questa realtà locale nell'immagine ormai antiquata della regione del pastore dannunziano o del cafone siloniano. Organizzato in una vetrina di saggi, il volume percorre la storia abruzzese prestando particolare attenzione agli aspetti economici e sociali della regione, ma senza trascurare quelli politici e culturali.
Continua la pubblicazione dei singoli libri della Bibbia, accompagnati dall'introduzione di un protagonista della letteratura (ma non solo). In questo caso, Steven Rose, docente di biologia presso la Open University di Londra. Così la Bibbia si offre come opera letteraria di immenso valore culturale e non solo teologico: l'interpretazione degli autori di oggi prescinde da qualsiasi lettura confessionale. Ne è un esempio il prologo che Rose ha scritto per il primo libro della Bibbia: la sua difficile identità (ebreo, ateo, biologo) ci permette infatti di leggere la "Genesi" in chiave moderna, legandola a problemi scientifici ed etici sempre attuali.
Il mondo si è sempre diviso tra chi tracciava confini e chi tracciava rotte. I primi tendono a chiudersi in una stabilità, in una identità, gli altri ad aprirsi al cambiamento, al molteplice. I lettori di "Q" si sono appassionati alle vicende di un Nessuno che ha tanti nomi e che passa da una guerra o una rivoluzione a una nuova speranza. E' insomma la figura per eccellenza del "Nomade", con un nome "multiplo", che fonda e trasforma il suo stesso mito, incessantemente, e pratica lo "sradicamento". Dopo lo straordinario successo di "Q", Luther Blissett ripubblica in una nuova edizione i due testi più importanti scritti prima di quel romanzo.
Scritta a Corinto, probabilmente nell'inverno dell'anno 58-59, la Lettera ai Romani occupa un posto assolutamente centrale nel pensiero paolino. Slegata da problematiche contingenti, priva di stretti riferimenti alla situazione concreta della comunità cristiana a cui è indirizzata, essa è una riflessione sul Vangelo in quanto tale, e raggiunge una profondità e un'ampiezza che non hanno riscontro in altri scritti: questa è senz'altro la più squisitamente teologica delle lettere di san Paolo, e non a caso è quella che ha avuto maggior influenza sullo sviluppo della teologia della Chiesa, da san'Agostino ai giorni nostri. Il volume si inserisce nella serie di pubblicazioni dei libri della Bibbia introdotti da famosi scrittori, in questo caso S. Vassalli.
Nel V secolo a.C., Atene raggiunge l'apogeo politico e culturale: uscita vittoriosa dalle guerre persiane, diviene la potenza egemone del mar Egeo e di buona parte del Mediterraneo orientale; contemporaneamente nascono le tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, fondamento dell'intera storia del teatro occidentale. Potere politico e militare da un lato, apice culturale dall'altro: due eventi paralleli che, secondo Meier, non possono essere solo considerati come il frutto di una coincidenza. Da questa prima osservazione consegue la tesi su cui si basa il saggio: i cittadini ateniesi, in un periodo di enormi responsabilità politiche e sconvolgimenti sociali, avevano bisogno della tragedia come legame con una tradizione ormai destabilizzata.
Da sempre gli studiosi psicoanalitici cercano di dare un senso all'universo dell'inconscio. "L'inconscio come insiemi infiniti" rappresenta il tentativo di rifondare i concetti base della teoria psicoanalitica in un trattato discorsivo in cui si partecipa dal vivo ai ragionamenti, alle dimostrazioni. Ne scaturisce un percorso che è al tempo stesso un originale ampliamento del discorso freudiano e una riflessione critica sui fondamenti del pensiero scientifico. Vengono insomma definite le regole peculiari dell'universo dell'inconscio, per cui l'insieme delle sue immagini e dei suoi eventi diventa catalogabile, comprensibile: l'insieme delle percezioni inconsce raccoglie elementi tra cui esistono relazioni simmetriche cui si può dare un ordine.
All'indomani della sua pubblicazione, la biografia scritta da Melissa Muller ha fatto scalpore. Il motivo: il ricorso a un documento scottante, ovvero a cinque pagine dello stesso "Diario" di Anne Frank, rimaste a lungo inedite per la volontà di Otto Frank, il padre di Anne. Sono pagine in cui la giovane parla del matrimonio dei suoi genitori, rivelandone anche gli aspetti oscuri: pagine che, gettando nuova luce sui rapporti interni alla famiglia Frank, contribuiscono a umanizzarla, a toglierle quella patina mitica di cui il successo del "Diario" di Anne l'aveva ricoperta. Ed è in questa chiave che va letta la biografia: non come un libro-scandalo, ma come la più approfondita testimonianza sull'autrice del principale documento sulla shoah.
Il testo di questo spettacolo prende spunto da una serie di trasmissioni radiofoniche di Moni Ovadia con Mara Cantoni, a partire da una griglia di testi di Brecht, Magris, Benjamin e altri. Di qui si sviluppò uno spettacolo, nato dalla collaborazione con Giorgio Strehler e il Piccolo teatro di Milano, incentrato sulle storielle, l'umorismo, la pietà e il mondo struggente degli ebrei poveri.
In questo breve trattato di introduzione all'etica, l'autore mette a confronto i diversi problemi che deve affrontare chi si occupa e scrive di filosofia morale, e arriva a offrire una stimolante alternativa ai numerosi testi che, nonostante l'intento di sistematicità, paiono disperdere sotto la mole delle informazioni i veri nodi cruciali di una materia così difficile da definire e circoscrivere. Per ottenere il suo scopo, l'autore spiega e analizza la più diffuse posizioni etiche, valutandone la coerenza prima di passare a esplorare la natura del concetto di "bontà" in relazione al principio di responsabilità, alla libertà di scelta, ai ruoli, agli standard, alla natura umana.
Mimetizzarsi, a volte, può sembrare più facile che nascondersi. E' quello che fanno tre sconosciute, anonime a se stesse. Tre donne dagli sguardi intensi, eppure rassegnati a non trovare vie d'uscita. Una di loro approda a Parigi senza motivo né scopo, quasi per caso; cammina per strade ignote sperando di imboccarne una che sia finalmente la sua. Incontrerà un amore, forse, ma tacito e misterioso, in fuga fin dal principio verso uno strappo inevitabile. Un'altra a Parigi non ci arriverà mai. Ha sedici anni e "la bellezza del diavolo"; non desidera che partire, ma in valigia porta una pistola. La terza arriva da Londra: dalla finestra, di prima mattina, sente passare i cavalli destinati al mattatoio. Sarà l'angoscia a definire il suo orizzonte.