I primi testi adorniani su Beethoven risalgono al 1934, i primi progetti di un volume sul compositore al 1937, i primi appunti all'anno successivo. Ma, nonostante i buoni propositi, il libro non fu mai portato a termine, anzi non fu mai iniziata nemmeno la stesura vera e propria, probabilmente causa delle difficoltà che l'opera beethoveniana nel suo complesso poneva al filosofo. Il presente volume comprende quindi tutti i prolegomena, gli appunti, le rare parti di testo elaborate. Sono frammenti di un lavoro che pur non condotto a termine, tuttavia accompagnò Adorno per quasi quarant'anni, dalle prime fasi dell'esilio, alla California, alla Guerra e infine al ritorno in Germania.
"Scrivere racconti non è affatto un brutto modo di trascorre la propria solitudine" disse Bernard Malamud poco prima di morire. E il risultato del suo solitario lavorio sono gli oltre cinquanta racconti composti dal 1940 al 1985 e via via pubblicati nelle sue raccolte. Di essi, questo volume comprende i primi ventinove, curati e riordinati secondo la data di composizione da Robert Giroux. Da "Armistizio", il primo, datato 1940, a "Pioggia di primavera" e "Prima gli idioti", questi sono i racconti ambientati nella New York degli immigrati, dei piccoli bottegai, degli illusi e dei delusi, di quanti continuano a rincorrere il sogno all'ombra dei grattacieli.
L'universo asettico e convulso del Pronto Soccorso è entrato da qualche anno nell'immaginario collettivo, ma quasi sempre ci è stato presentato con toni esasperati e spettacolarizzanti. Ora un medico di professione prova a raccontarci la realtà per quella che è: nei reparti d'emergenza non ci sono eroi senza macchia, ma solo persone come tutte le altre. Persone meravigliose e disperate. Neurochirurghi che praticano l'occultismo, un traumatologo suicida, assassini da curare, le ferite su un volto da ricucire.
Nel 1851 la Great Exhibition di Londra raccolse per la prima volta, sotto le modernissime volte in vetro e ferro del Crystal Palace, "i prodotti dell'industria di tutte le nazioni". La sterminata famiglia degli oggetti d'uso, dagli arredi alle macchine, dalle suppellettili agli utensili, entrò così nella storia della nostra cultura, reclamando per essi un progetto formale (il design) che in un secolo e mezzo ha dato vita a una professione, a un campo culturale e a una vera e propria disciplina universitaria. Questo libro racconta la storia del design come storia del laborioso equilibrio ogni volta raggiunto fra le componenti artistiche e tecniche. Al suo centro, però, resta l'oggetto d'uso.
Immigrati che raggiunta New York con ingenue speranze soffrono di un disadattamento più grave della stessa povertà; piccoli bottegai che vivono di illusioni puntualmente sconfitte; casalinghe che sognano vite romanzesche; artisti falliti che inseguono la felicità in un'America quanto mai indifferente. Protagonisti di queste ventisei short stories di Bernard Malamud sono sempre inventori di sogni quotidiani. I racconti della maturità artistica dell'autore qui presentati, sono stati riordinati cronologicamente da Robert Giroux, il fedele editor di Malamud.
La raccolta che rivelò Pavese scrittore concentra e mette a fuoco un intero universo esistenziale, quello che sarà successivamente declinato nei romanzi e nei racconti. La Torino dei viali, dei corsi, dei prati, delle sponde del Po, delle strade in salita fra siepe e muro, popolata da creature sradicate e notturne; una campagna che non è solo e necessariamente Langa, ma tende a trasfigurarsi in una dimensione mitica e primordiale; un io che rimane distinguibile, nell'irredimibilità della propria solitudine e nell'anelito amoroso e fantastico, pur se mimetizzato nel racconto di vicende altrui. Prefazione di Vittorio Coletti.
Il libro di Blunt ricostruisce le motivazioni dell'arte cinquecentesca attraverso le ragioni concettuali e la ricerca di significati generali. E' un'esposizione nitida e una rassegna brillante delle idee sull'arte di Michelangelo, Leonardo, Vasari. Ma non è solo un'utilissima descrizione di teorie artistiche fra la metà del Quattrocento e lo scorcio del Seicento. Blunt muove da una convinzione: che la ricca e complessa fioritura artistica del Rinascimento non può esser compresa col solo studio delle opere, perché le opere e le intenzioni degli artisti e il dibattito sulle arti costituiscono un tessuto continuo e variegato.
Di questo libro Alessandro Galante Garrone ha scritto: "Non è solo e non è tanto uno spietato e rovente atto di accusa contro le cricche degli alti papaveri politici e militari, la criminale imprevidenza e impreparazione, le vergogne dei profittatori nelle retrovie, la prepotenza disumana e sprezzante dell'alleato tedesco. E' prima di tutto la tragedia dei "poveri cristi" gettati allo sbaraglio, beffati, traditi e che pure, nello sfacelo immane di un esercito e poi di uno Stato riscoprono in sé le ragioni profonde della dignità del vivere."
Partendo dall'analisi della "Nascita di Venere" del Botticelli e attraverso un esame delle fonti letterarie Didi-Huberman porta il lettore a scoprire come nel Quattrocento l'immagine della nudità celasse al proprio interno sensazioni impure, inquietanti e minacciose, tutti elementi che le letture canoniche del celebre dipinto hanno tralasciato o occultato. L'autore analizza in successione altre opere del Botticelli e approfondisce il tema della nudità facendo riferimento, tra gli altri, a Freud, Bataille, Sade e alle indicazioni di Warburg e Wind.