David fa sempre molte domande. Durante le lezioni di danza si muove come vuole. A scuola si rifiuta di fare le addizioni e si ostina a leggere esclusivamente il 'Don Chisciotte'. Ma è il calcio la sua vera passione. Un giorno Julio Fabricante, direttore di un vicino orfanotrofio, invita David e i suoi amici a formare una vera squadra di calcio. David ha deciso: lascerà Simón e Inés per vivere con Julio. La scelta getta la famiglia nello sconforto, ma David è inamovibile. I genitori acconsentono, loro malgrado, ignari di quello che succederà di lì a poco. Perché nella nuova sistemazione David si ammala di una misteriosa malattia... Coetzee torna a esplorare il mondo de "L'infanzia di Gesù" e "I giorni di scuola di Gesù": con le sue atmosfere evocative, il richiamare e allo stesso tempo allontanarsi da un allegorico ri-racconto evangelico, gli enigmi e le inaspettate dolcezze, la trilogia di «Gesù» raggiunge con questo romanzo il suo culmine artistico e simbolico. Coetzee non ha intenzione di fornire risposte, ma di porre grandi domande: non è forse questo il compito più arduo della letteratura?
Gennaio 1942, gli Stati Uniti sono ormai entrati ufficialmente nel conflitto e il Paese è in preda a una paura che alimenta l'odio razziale. In un parco di Los Angeles la tempesta smuove la terra riportando alla luce i resti carbonizzati di un uomo. Il cadavere viene collegato a una rapina avvenuta nel '31, un colpo che ha fatto epoca: nessun arresto, nessuna refurtiva recuperata. Mettere le mani su quel bottino diventa l'ossessione di tutte le persone implicate nell'indagine. Però, quando due detective rimangono uccisi in un ritrovo per drogati, la vicenda si fa, se possibile, ancora più torbida. La guerra è appena cominciata, ma qualcuno sta già preparando la prossima.
Qual è il tratto che ci differenzia da tutti gli altri esseri viventi? Di solito in cima alla lista figurano la capacità di pensare e di parlare: sono due prerogative esclusive dell'uomo, non c'è dubbio. Eppure i nostri antenati, milioni di anni fa, per svilupparle si sono dovuti alzare in piedi e mettere in cammino. Il linguaggio e i pensieri umani si sono evoluti in modo tanto singolare proprio quando abbiamo iniziato a compiere spostamenti impossibili per qualsiasi animale. Siamo esseri mobili, in tutti i sensi. Oggi però, dopo aver tanto camminato, gli uomini si sono un po' fermati, viaggiano ovunque ma in fondo sono sempre fermi. Shane O'Mara, che di mestiere fa il neuroscienziato, e che per passione non può proprio astenersi dal passeggiare ogni giorno, ci spiega in queste pagine perché sarebbe il caso di ricominciare a fare affidamento sulle nostre gambe: per essere più in forma ma non solo, anche per essere più creativi e più aperti ad accettare le idee e i punti di vista degli altri. Camminare riduce lo stress e rallenta l'invecchiamento del nostro cervello, fa bene ai muscoli così come alla nostra socialità e alla nostra mente. E dopo aver letto questo libro non avremo più scuse per non alzarci dal divano e fare una bella passeggiata.
Solo un caso molto complesso può distogliere, anche se per poco, il vicequestore Vanina Guarrasi dalla caccia ai propri fantasmi e riportarla in azione. Anzi, qualcosa di più di un caso: un intrigo internazionale all'ombra dell'Etna. Esteban Torres, cubano-americano con cittadinanza italiana e residenza in Svizzera, viene trovato morto nel parcheggio dell'aeroporto di Catania; qualcuno gli ha sparato al cuore. L'uomo ha un passato oscuro, e girano voci che avesse amicizie pericolose, interessi in attività poco pulite. Eppure le indagini sono completamente arenate: nessun indizio che riesca a sbloccarle. Questo finché a Taormina, dentro un pozzo nel giardino di un albergo, si scopre il cadavere di Roberta Geraci, detta «Bubi». Torres e Bubi si conoscevano. Molto bene. Con l'aiuto della sua squadra e dell'immancabile Biagio Patanè, commissario in pensione che non ha perso il fiuto, Vanina riporterà alla luce segreti che hanno origine in luoghi lontani. Ma non potrà dimenticare gli incubi che la seguono fin da quando viveva a Palermo. Questioni irrisolte che, ancora una volta, minacciano di metterla in pericolo.
Prendendo spunto dai temi e dai problemi con cui ci confrontiamo ogni giorno, attraverso la lettura di autori prediletti come Spinoza e Montaigne, Augias ricollega il presente al passato e alle cause che l'hanno provocato, rendendo più comprensibile e meno ansioso l'orizzonte degli eventi. «Viviamo anni rivoluzionari in cui scompaiono abitudini consolidate, canoni politici, riferimenti culturali ed etici che a lungo hanno dato fisionomia alla nostra civiltà. Innovazioni scientifiche e tecnologiche inimmaginabili fino a pochi decenni fa hanno reso possibili e anzi banali risultati e capacità smisurate; i cambiamenti si succedono con vertiginosa velocità trasformando non solo il nostro mondo fisico e virtuale, ma la psicologia delle nuove generazioni - secondo alcune diagnosi la loro stessa stessa antropologia -, e comunque introducendo nuovi modi di vivere, e nuove epidemie [...] Proprio perché siamo nel mezzo di una bufera, è ancora più importante avere consapevolezza e memoria del percorso che ci ha portato fin qui. Dovendoci attrezzare per sopravvivere in quanto Sapiens, è utile conservare quanto più si possa di un sapere che contiene insegnamenti fondamentali quale che sia il tipo di comunicazione e di convivenza che nel prossimo futuro ci aspetta [...] La memoria del passato serve a mettere i fatti in prospettiva, tracciare un percorso, individuare le cause e i loro effetti, fornire - quando è possibile - un punto d'orientamento. Non c'è futuro, luminoso o obbligato che sia, che ci salvi dal dovere di trasmettere il passato, prima che tutto finisca travolto da un nuovo mondo, come presto o tardi certamente avverrà».
La speranza ci consente di vedere la realtà con occhi non annebbiati e non oscurati dalle esteriorità e dalle consuetudini, dalle convenzioni e dalle ripetizioni, e ci consente di aprirci al futuro, liberandoci dalla ostinata prigionia del passato e del presente. Eugenio Borgna traccia un lucido percorso attraverso le tappe della letteratura, da una parte, e del suo lavoro di psichiatra, dall'altra, sul concetto di speranza. Essa è fragile ma è l'unica via per liberare l'essere umano dalla solitudine e dagli abissi dell'anima. In perenne ascolto dei suoi pazienti e in dialogo serrato con Cesare Pavese, ricostruisce l'esile figura di una delle forze più rivoluzionarie della vita.
Secondo il racconto dei Vangeli, Gesù, dopo l'Ultima Cena, si ritira nei pressi di un piccolo campo poco fuori Gerusalemme: è il Getsemani, l'orto degli ulivi. Alla testa di un gruppo di uomini armati, arriva Giuda che indica Gesù ai soldati baciandolo. Questo bacio è divenuto il simbolo dell'esperienza straziante del tradimento e dell'abbandono. Ma anche i suoi discepoli e Pietro stesso, il più fedele tra loro, tradiscono il Maestro lasciandolo solo. Nella notte del Getsemani non c'è Dio, ma solo l'uomo. È lo scandalo rimproverato a Gesù: aver trascinato Dio verso l'uomo. La notte del Getsemani è la notte dove la vita umana si mostra nella sua più radicale inermità. In primo piano c'è l'esperienza dell'abbandono assoluto, della caduta, della prossimità irreversibile della morte e della preghiera. La notte del Getsemani è la notte dell'uomo.
Larry ha appena perso il padre, ebreo ortodosso di Brooklyn, ed è ospite, o meglio prigioniero, in casa della sorella, severa esponente della comunità religiosa di Memphis, Tennessee. Con lei sta celebrando i sette giorni di lutto stretto, la shivah. E dopo la shivah verrà il Kaddish del lutto, la preghiera per il defunto che il figlio maschio deve recitare ogni giorno per undici mesi alla presenza di un minian di almeno dieci maschi ebrei. Ma, una volta tornato a Brooklyn, lo scapestrato Larry manterrà il suo impegno? E ne sarà poi all'altezza? Una soluzione esiste ed è là dove tutti i saperi si fondono e diffondono: il World Wide Web. Sul sito kaddish.com, connubio di moderna tecnologia e antiche tradizioni pensato proprio per supplire alle mancanze di ebrei poco rigorosi come Larry, è possibile assoldare bravi e devoti studiosi della Torah che, in cambio di un compenso in denaro, si incaricano di salvare l'anima del defunto per conto terzi. Sembrerebbe la quadratura del cerchio, per il (non) credente postmoderno, ma sarà davvero così? Gli effetti della navigazione notturna di Larry nell'oceano di internet finiranno, a molti anni di distanza, per farlo approdare proprio in quella Gerusalemme ancestrale da cui lui aveva cercato in ogni modo di tenersi alla larga. E nel «folle guazzabuglio» dei vicoli di Nachlaot, dove «ci sono case signorili nascoste dietro cancelli sgangherati, e stamberghe là dove ci si aspetta di scorgere case signorili», nelle viuzze popolate da donne che incarnano la resilienza e l'abnegazione delle prime pioniere del sionismo, nelle scuole talmudiche frequentate da impavidi giovani dediti all'incessante studio della Torah e rabbini venerandi e imperscrutabili, Larry finirà per scoprire insospettate verità.
La vita è una lotteria. L'incertezza genera dubbi e il dubbio ci fa sentire a disagio; quindi ci piacerebbe ridurre, o meglio ancora eliminare, l'incertezza. Ma l'incertezza è ovunque, fa capolino in qualsiasi considerazione legata all'avvenire, si tratti del tempo, dell'economia o del sesso di un nascituro. Persino quelle quantità che crediamo di conoscere, come il numero di abitanti di un paese o le traiettorie dei moti dei pianeti, contengono delle possibilità di errore. Non stupisce perciò che l'uomo abbia da sempre cercato di definire, comprendere e limitare l'incertezza. Nel corso dei secoli, mossi da curiosità o competizione, pionieristici matematici e scienziati hanno via via ridotto le selvagge zone di incertezza per addomesticare le probabilità e le statistiche. Eppure, anche se da sconosciuta l'incognita è diventata conosciuta, il nostro pessimismo ci fa poi concludere che alcuni quesiti sono comunque irrisolvibili, e che le nostre intuizioni ci hanno ingannato. O peggio ancora: quando comprendiamo quanto l'incertezza sia onnipresente e mutevole, ci scontriamo con il caos, la meccanica quantistica e i limiti delle nostre capacità predittive. L'incertezza non è sempre un male. Ci piacciono le sorprese, purché siano piacevoli. A molti diverte puntare qualche soldo sulle corse di cavalli e la maggior parte degli sport non avrebbe senso se sapessimo all'inizio chi vincerà. Alcuni futuri genitori ci tengono a non sapere il sesso del nascituro. La maggior parte di noi, sospetto, non vorrebbe conoscere in anticipo la data della propria morte, e tanto meno come si verificherà. Ma queste sono eccezioni. La vita è una lotteria. L'incertezza genera spesso dubbi e il dubbio ci fa sentire a disagio; quindi vogliamo ridurre, o meglio ancora eliminare, l'incertezza. Ci preoccupiamo di che cosa succederà. Teniamo d'occhio le previsioni del tempo, pur sapendo che il tempo è notoriamente imprevedibile e che le previsioni sono spesso sbagliate. [...] Le faccende umane sono sempre state caotiche, ma anche in ambito scientifico la vecchia idea di una natura che obbedisce a leggi esatte ha lasciato il posto a una visione più flessibile. Possiamo trovare regole e modelli che sono approssimativamente veri [...] ma sono pur sempre provvisori, destinati a modifiche se e quando arrivano nuovi dati. La teoria del caos ci dice che perfino quando qualcosa obbedisce effettivamente a regole rigide, può lo stesso essere imprevedibile. La meccanica quantistica ci dice che, arrivando alle scale minime, l'universo è intrinsecamente imprevedibile. L'incertezza non è solo un segno di ignoranza umana; è ciò di cui è fatto il mondo.
I racconti di "Non esiste saggezza" provengono dai luoghi della realtà quotidiana: sono volti che emergono dalla folla dei viaggiatori, in zone neutrali di transito. Soprattutto, figure di donne: con esse, la voce del narratore è partecipe, solidale, protettiva, come a voler condividere il peso di un segreto in varie forme doloroso, a volerle affrancare da un destino ostile. Appaiono improvvisamente: a un casello autostradale, la bambina solitaria chiede a un automobilista ignaro di accompagnarla verso il mistero. L'attesa notturna in un aeroporto è colmata dai versi di una poetessa russa, dalla sosta sfuggente di una sconosciuta. E, improvvisamente, queste donne scompaiono: dall'ambulatorio di una missione umanitaria, ultimo posto in cui sono state viste una dottoressa volontaria e la ragazza colombiana sua compagna, nella rischiosa sfida a ingiustizie e prevaricazioni. I personaggi maschili si trovano a cercare, a inseguire: un'impressione, un sospetto, una curiosità che li spinge oltre i limiti del prevedibile, talvolta del lecito. E la raccolta si completa con un vero e proprio romanzo di formazione in miniatura, ambientato negli spazi metafisici della Murgia. "Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle."
Se non vi è mai successo di nascondere in casa una ragazza in mutande appena fuggita da una retata in un bordello al quarto piano del vostro palazzo, non siete il tipo di persona a cui capitano queste cose. Vincenzo Malinconico lo è. Dovrebbe sapere che corre un rischio bello serio, visto che è avvocato, e invece la fa entrare e poi racconta pure un sacco di balle al carabiniere che la inseguiva e va a bussargli alla porta. È così che inizia "I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)", il romanzo in cui Malinconico - avvocato di gemito, più che di grido - oltre a patrocinare la fuggiasca in mutande (che poi scopriremo essere figlia del sindaco, con una serie di complicazioni piuttosto vertiginose), dovrà affrontare la malattia che lo travolgerà all'improvviso, obbligandolo a familiarizzare con medici e terapie e scatenandogli un'iperproduzione di filosofeggiamenti gratuiti - addirittura sensati, direbbe chi va a cena con lui - sul valore della pena di vivere. Un vortice di pensieri da cui uscirà, al solito, semi-guarito, semi-vincente e semi-felice, ricomponendo intorno a sé quell'assetto ordinariamente precario che fa di lui, con tutti i suoi difetti e le sue inettitudini, una persona che sa farsi voler bene, pur essendo (o forse proprio perché è) un uomo così così.
Le sorprendenti ricchezze letterarie dell'Egitto dei Faraoni furono una delle scoperte di J.-F. Champollion, il geniale decifratore della stele di Rosetta. Da allora nuove spedizioni e ritrovamenti hanno accumulato una documentazione di immenso valore, che ci consente di ricostruire la storia millenaria di una civiltà affascinante, e di comprenderne il pensiero, le concezioni morali, i sentimenti, gli aspetti della vita quotidiana. Opere morali e sapienziali, di astrologia e di interpretazione dei sogni, testi politici e profetici, raccolte religiose e funerarie, satire, storie popolari, opere narrative, racconti di viaggio: dai «giacimenti» dell'Egitto antico, tardo, ellenistico e romano, Edda Bresciani ha selezionato con rigore scientifico, ma anche con attenzione alle esigenze del lettore non specialista, una raccolta di rara suggestione, vero specchio dell'eterna civiltà del Nilo.