Angeli. Angeli che aiutano, angeli che proteggono. Angeli che assistono, angeli che perdonano. Angeli che vendicano. Aveva mani magiche, Nando Iaccarino, capaci di mettere a punto qualsiasi motore. Fuori della sua officina, pulita e ordinata più di una stanza d'ospedale, facevano la fila gli appassionati di auto e moto d'epoca, perché quello che gli altri avrebbero buttato, lui lo riparava, sempre. Sapeva prendersi cura delle cose, Iaccarino. Ora lo hanno ucciso, e tocca ai Bastardi di Pizzofalcone scoprire chi è stato. Anche se ciascuno di loro sta vivendo un momento difficile, anche se ognuno ha le sue angosce, i suoi dolori, i suoi segreti. Anche se i grandi capi della questura, che proprio non li sopportano, sperano ancora di vederli cadere. Come succede perfino agli angeli.
A Gilead Jack non fa ritorno da tanto tempo. Invano il vecchio reverendo Boughton continua ad attendere il suo figlio più amato e più sofferto, invano l'intera famiglia si è riunita intorno alla bara della madre, sperando di vederlo comparire almeno là. A trattenere Jack non è tanto la colpa per i danni che ha loro cagionato in gioventù, e che reputa irredimibili per gli uomini come per Dio, quanto il timore di cagionarne di nuovi. Il suo demone è un occhio acutissimo per la vulnerabilità; il suo maledetto talento, distruggerla. Jack è un uomo non più giovane, che vive di espedienti e dell'elemosina fraterna, si nutre di pasti occasionali, alcol e vergogna, e ha ormai un'unica ambizione: l'innocuità. Perciò volentieri di tanto in tanto passa la notte al cimitero Bellefontaine, lontano dal consorzio umano, fra statue e lapidi a lui care come vecchie amiche. Ma una notte passi insoliti calcano quei vialetti quieti. Sono quelli di Della Miles, insegnante di liceo nera e figlia di un autorevole predicatore metodista, fortuitamente rimasta chiusa nel cimitero per bianchi di St. Louis. La buona educazione del figlio di un uomo retto vuole che Jack la scorti fino al mattino, ma la coscienza scrupolosa del figlio di un uomo pio gli suggerisce che è da se stesso che soprattutto deve proteggerla. Non è la prima volta che i due si incontrano, e non è un bene: lui ha già avuto modo di deluderla, lei di rubargli il cuore. Ma che mai potrebbe offrire Jack a una giovane di buona famiglia che il Missouri segregato degli anni Cinquanta gli impedirebbe comunque di sposare? Sa bene, Jack, che «Della era una donna istruita saldamente sistemata in una buona vita. Lui non era niente, nient'altro che un nervo scoperto, una fitta mitigata da uno o due bicchieri, da una lustrata alle scarpe». Dopotutto l'innocuità può essere un'ambizione troppo grande. Ma per il momento Jack e Della, protetti dal buio e dalla benevolenza dei morti, possono discorrere di Amleto e Giudizio universale, di predestinazione e passione. E nel dialogo muto che i loro corpi intrattengono, perfino il Principe delle tenebre può chiedersi se l'amore non possa sconfiggere anche la perdizione. Senza un soldo, senza una casa, Jack passa la notte al Bellefontaine, il cimitero per bianchi di St. Louis. Là nessuno fa caso alla sua giacca sgualcita, al volto emaciato. Ma quella notte Jack non è solo. Una donna gentile cammina per gli stessi viali, una donna che non dovrebbe essere là. Che sia il suo, scuro e splendido, il volto della Grazia? Da perfetto gentiluomo, che pure non è, Jack la scorterà fino al mattino cercando di proteggerla da pericoli e malintenzionati. E soprattutto da se stesso.
Con le competenze di un economista e la curiosità di un antropologo, Pierluigi Ciocca traccia una storia della diseguaglianza: dal Paleolitico ai Sumeri, dagli Etruschi all'Antica Roma, fino all'Età moderna e contemporanea. E mostra come ricchezza vs povertà sia una diade che per vie diverse - il potere, il bottino, il profitto - ha da sempre contrassegnato la vita dell'uomo. Oggi il divario tra ricchi e poveri è più profondo che mai. E la povertà estrema, diffusa anche nei Paesi avanzati, costituisce una piaga economica oltre che sociale e politica. Di fronte a questo dramma - e a una pandemia che ha tragicamente acuito squilibri e rivendicazioni - l'umanità non è però condannata alle divisioni che la turbano: decisivi saranno il ritorno alla crescita, gli interventi dello Stato e un diverso welfare state. In un'accezione immediata, intuitiva, povero è colui che non dispone delle risorse necessarie a soddisfare i bisogni essenziali. Ricco, al contrario, è colui che possiede denari, beni, sostanze e mezzi molto maggiori di quanto gli occorra per vivere in modo normale. Partendo da un'approfondita disamina storica, Pierluigi Ciocca affronta un tema sempre più attuale: le diseguaglianze, infatti, non sono solo un problema morale, ma anche un freno allo sviluppo.
«Una parola definitiva sulla pietà e sulla misericordia che consentono agli uomini di continuare a guardarsi in faccia senza vergogna». Eraldo Affinati Cronologia della vita e delle opere a cura di Giuseppe Mendicino. I ricordi della ritirata di Russia scritti in un Lager tedesco dall'alpino Rigoni Stern nell'inverno del 1944 vennero pubblicati da Einaudi nel 1953 nei «Gettoni» diretti da Vittorini sotto il titolo Il sergente nella neve . Apprezzato inizialmente soprattutto per il valore della testimonianza, il romanzo ha mostrato le sue grandi qualità espressive con la progressiva distanza temporale dai drammatici avvenimenti narrati. E ormai è giustamente considerato un classico del Novecento: per la lingua intensa e sempre concretissima, per l'alta moralità di fronte a esperienze estreme, per la totale mancanza di enfasi retorica, per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità.
«Di Rigoni Stern è il libro piú poetico e insieme piú scientifico... Un libro luminoso e misterioso». Paolo Cognetti. Dal larice «albero cosmico lungo il quale scendono il sole e la luna», alla quercia con la sua forza araldica, al faggio «albero felice agli dèi», al tasso simbolo della morte e dell'eternità: Rigoni Stern sceglie venti alberi a lui particolarmente cari e li «racconta», dandone le caratteristiche botaniche e ambientali, illustrandone la storia e le ricchezze, spiegando gli influssi che hanno avuto nella cultura popolare e nella letteratura, e animando il suo arboreto con le proprie esperienze di uomo di montagna, i ricordi, la nostalgia di «quando gli uomini vivevano con la natura». La descrizione si intreccia cosí alle riflessioni personali dello scrittore che vede una consonanza di vicende e di destini tra gli uomini e gli alberi, chiusi nella parabola eterna di nascita e morte, gioia e sofferenza, destinati magari a vivere a lungo, ma comunque condannati a sparire, a essere sostituiti. Cronologia della vita e delle opere a cura di Giuseppe Mendicino.
La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. «Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni». Dopo "Il treno dei bambini", Viola Ardone torna con un'intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.
Nel 2009 un gruppo di economisti capitanati dai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen e dal prestigioso economista francese Jean-Paul Fitoussi aveva scritto un rapporto che metteva in dubbio il Prodotto interno lordo (Pil) come strumento di misura del progresso e del benessere. Ciò ha dato il via a una discussione globale in relazione al Pil e a un importante movimento tra studiosi, decisori politici e attivisti, per cambiare il modo con cui misuriamo le nostre economie. Ora con "Misurare ciò che conta" Stiglitz, Fitoussi e Martine Durand - ricapitolando le riflessioni di un comitato di esperti sulla misurazione della performance economica e del processo sociale, promosso dall'Ocse - propongono una nuova agenda, «oltre il Pil». Il volume offre una panoramica di tale movimento globale negli ultimi dieci anni e propone un nuovo armamentario di metriche per stabilire la salute di una società, incluse misure sulla diseguaglianza e la vulnerabilità economica, sulla sostenibilità ambientale e su come le persone percepiscono la propria vita.
La morte improvvisa dell'amatissimo padre nel giugno 2020, in piena pandemia, getta Chimamanda Ngozi Adichie in uno stato di rabbiosa prostrazione. Le consuete parole della consolazione la irritano, il formalismo dei riti la esaspera, il dolore la dilania. Ma i suoi pensieri e le sue sensazioni, l'analisi dei diversi modi di affrontare il lutto, quello nigeriano e quello occidentale, diventano occasione per una lucida e penetrante meditazione sulle cose ultime, oltre che un canto d'amore per colui che per primo le ha insegnato a non temere il giudizio degli uomini. «Adichie è maestra nell'invenzione di mondi. I trenta frammenti di questo testo consegnano al lettore una prospettiva diversa, unita alla certezza che quanto verrà in seguito avrà la forza di una creazione originale» («The New York Times Book Review»). Cosa significa morire in tempo di pandemia? Può significare che la notizia, addirittura l'immagine di un padre senza vita, arrivi tramite una call su Zoom; se si vive in continenti diversi e il lockdown inchioda il mondo intero alla propria abitazione, può significare anche attendere spasmodicamente la riapertura degli aeroporti per poter raggiungere la città natia e celebrare finalmente l'indispensabile rito del funerale. La Chimamanda che apprende della morte improvvisa del padre per una malattia silente è la bambina inconsolabile del suo amatissimo papà, ma è anche la donna che vive a cavallo di due mondi, con le loro enormi differenze nell'avvicinare le fasi più salienti dell'esistenza umana; è la scrittrice che medita sul senso dei rituali; è la femminista che vorrebbe sottrarre la madre a quelli più umilianti, ma al contempo si rende conto del loro potere catartico. Il lutto è violento e fisico, è un ladro che strappa via i ricordi lasciando paura e furia. Eppure porta con sé un monito che in qualche modo spinge avanti: «Una voce nuova si fa strada nella mia scrittura, carica della vicinanza che avverto con la morte, della consapevolezza capillare e acutissima della mia stessa caducità. Un'urgenza nuova. Un senso di incombente precarietà. Devo scrivere tutto adesso, perché chissà quanto tempo mi resta».
Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un'epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell'arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell'ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L'incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto più di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l'arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l'impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.
Dopo il Watergate e lo scandalo Wikileaks, l'inchiesta che sta facendo tremare i vertici di Facebook. Oltre mille ore di interviste a più di quattrocento persone fanno luce sulle decisioni, i meccanismi e i protagonisti che hanno trasformato il social network più famoso al mondo in un monopolio pericolosissimo per la nostra privacy e la stessa democrazia. «Questa inchiesta conferma tutti i peggiori sospetti su Facebook». «È ancora possibile contenere e regolamentare lo strapotere e l'influenza di un'azienda come Facebook?» Sheera Frenkel scrive di sicurezza informatica per il «New York Times». In precedenza, ha trascorso oltre un decennio in Medio Oriente come corrispondente estero per «BuzzFeed», NPR e il «Times». Cecilia Kang scrive di tecnologia e politica per il «New York Times» e precedentemente si è occupata di tecnologia e business per il «Washington Post». Insieme, Frenkel e Kang hanno fatto parte del team di giornalisti investigativi finalisti del Premio Pulitzer 2019 per il miglior giornalismo nazionale. Nel novembre 2018, Sheera Frenkel e Cecilia Kang hanno pubblicato sul «New York Times» un reportage che ha svelato, attraverso inquietanti dettagli interni, come i vertici di Facebook - su tutti Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg - abbiano consentito, e successivamente tentato di negare, enormi violazioni della privacy e ingerenze da parte della Russia nelle elezioni americane del 2016. Ma quell'inchiesta era soltanto la punta dell'iceberg. Per più di ventiquattro mesi, interpellando fonti esclusive e attingendo a email, relazioni e documenti ufficiali inediti, Frenkel e Kang hanno ricostruito la storia che ha spinto una delle società più potenti al mondo a cercare di insabbiare una verità dannosa e inquietante: Facebook, negli ultimi anni, è diventato uno spregiudicato strumento di sfruttamento dei dati personali e un canale di disinformazione, odio e propaganda politica.
Essere in dialogo con la solitudine significa entrare in relazione con gli abissi della nostra interiorità. In un mondo collegato continuamente in ogni suo aspetto, la solitudine rappresenta l'occasione per scendere lungo i sentieri che portano dentro di sé, e ascoltare le ragioni della immaginazione e del cuore. Eugenio Borgna ci indica in questo libro la direzione, molto spesso confusa e difficile, per aprirsi al dialogo con la solitudine. L'esperienza della pandemia, che ancora permane, ha posto tutti di fronte al significato della solitudine e a quanto essa sia un valido strumento per conoscere il mondo esterno, nelle sue luci e nelle sue penombre. La solitudine è l'anima nascosta e segreta della vita, ma come non avere la sensazione che oggi, nel mondo della modernità esasperata e della comunicazione digitale, sia grande il rischio di naufragare nell'isolamento?
Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un'insurrezione mentale. Chi l'ha innescata - dai pionieri di Internet all'inventore dell'iPhone - non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all'uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.