La Riforma protestante, secondo gli autori, non grava sul cristianesimo italiano grazie ai fermenti rinnovatori vivi e operanti nei santi e nelle sante pretridentine. Il concilio ridà alla spiritualità un robusto ancoraggio teologico, sacramentale e disciplinare. Nell'elaborazione delle dottrine e nella comunicazione delle proprie esperienze spirituali gli autori italiani non elaborano trattati ma danno una visione d'insieme sia della precedente letteratura ascetico-mistica, sia degli aspetti esperienziali. L'equilibrio latino caratterizza l'ascesi italiana. Caratteri tipici di questa spiritualità sono l'apertura alla catechesi e l'attenzione alla povertà. Gli autori rivisitano questo periodo portando alla luce con i classici, autori marginali.
Si pensa che questo libro sia stato scritto verso la fine del regno di Domiziano (95-96 d.C.), quando l'imperatore scatenò la prima grande persecuzione contro i cristiani: quella di Nerone infatti aveva colpito solo l'area della capitale. Di fronte al martirio generalizzato i credenti aspettavano un segno di Dio: un angelo si manifestò con la parola al "servo Giovanni", dettandogli l'ultimo libro ispirato della Bibbia. L'Apocalisse si presenta sotto forma di messaggio epistolare indirizzato alle "sette chiese d'Asia" proprio per intendere, con il magico numero della totalità, il mondo intero piegato sotto la violenza e l'ingiustizia. Don Chieregatti tenta di svelare nel testo quello che può dire a ognuno di noi ora, nell'ambiguità del tempo presente.
L'autore si è posto l'obiettivo di individuare le urgenze "postmoderne" a cui la New Age cerca di rispondere e descrive questo insieme eclettico di credenze: il libro si presenta come un ampio inventario degli argomenti che caratterizzano la nuova religiosità. Il quadro d'insieme denuncia la debolezza teorica di base e ritrae fedelmente, nella New Age, il soggettivismo narcisistico ed egocentrico tipico del nostro mondo. Ma Terrin considera positivamente il movimento New Age: come tante eresie, può insegnare molto all'ortodossia ed esprime comunque una tendenza forte verso una religiosità di tipo mistico che deve essere presa in considerazione.
Le numerose contraddizioni che costellano il testo del Qohelet e la sua apparente frammentarietà, associate alla radicale contestazione dei valori tradizionali della sapienza, avevano dato luogo a molte perplessità già prima dell'introduzione di questo libro nel canone ebraico. Negli ultimi vent'anni la discussione è ripresa con vigore: con nuovi strumenti e metodi di verifica gli esegeti si interrogano sull'unità strutturale dell'opera e sul suo significato teologico. L'autrice, esponendo una sintesi delle posizioni più significative, propone anche, attraverso il commento al testo, una nuova chiave di interpretazione.
Rivista dedicata alla storia del cristianesimo e alla storia dell'interpretazione cristiana ed ebraica della Bibbia, dall'antichità ad oggi, tema centrale per le scienze umane e teologiche. "Annali di storia dell'esegesi" riserva sempre più spazio ai temi più attuali della storia del cristianesimo e dei fenomeni religiosi con una prospettiva interdisciplinare, nell'intento di seguire lo sviluppo contemporaneo della riflessione scientifica. Gli articoli sono attenti ai diversi ambiti culturali, dall'esegesi alla storia delle dottrine, dall'antropologia culturale alla letteratura, dalla storia dell'arte all'archeologia. In ogni fascicolo appaiono anche recensioni e rassegne critiche. Ogni anno si pubblicano numeri monografici. La rivista è aperta a una forte collaborazione internazionale come mostra il suo comitato scientifico.