La decisione di Vittorini di illustrare Conversazione in Sicilia con le fotografie scattate appositamente per il volume da Luigi Crocenzi testimonia inequivocabilmente l'interesse dello scrittore per le potenzialità narrative del mondo delle immagini. Proprio il fascino per il racconto fotografico lo aveva già condotto ad aggiungere un'appendice iconografica all'antologia Americana, e poi ad utilizzare ampiamente le illustrazioni nel "Politecnico". Fra le pagine di questa rivista si sancisce infatti l'incontro fra lo scrittore e il giovane fotografo marchigiano, il quale aveva pubblicato lì quattro fotoracconti prima di essere investito dell'arduo compito di riscrivere 'per immagini' Conversazione. Il volume ricostruisce le tappe di questo sodalizio attraverso i saggi di Maria Rizzarelli e Antonio Giusa, che accompagnano i frammenti dei racconti dei fotogrammi di Crocenzi. L'ultima sezione è dedicata ad un ulteriore percorso visivo, che grazie al saggio di Natale Tedesco recupera le suggestioni dei disegni di Guttuso, scaturiti anch'essi dalla lettura del romanzo vittoriniano.
L'ombra del principe di Danimarca si distende per tutto il Novecento italiano, dando vita a numerose e feconde riscritture (emerge quella di Carmelo Bene). Uno dei più assidui frequentatori degli spalti di Elsinore resta Giovanni Testori, che ci ha lasciato tre Amleti, concepiti rispettivamente in forma di sceneggiatura, tragedia e oratorio. Alla pluralità dei codici letterari e drammaturgici si accompagna una progressione tematica che culmina nell'investimento sacrificale dell'eroe, capace con la propria morte di realizzare una compiuta imitatio Christi. Stefania Rimini segue l'itinerario metamorfico dell'opera-emblema di Shakespeare all'interno dell'immaginario testoriano, studiandone e sintetizzandone le peculiarità simboliche e stilistiche.
Il Positivismo è stato lotta nei giudizi sulle filosofie e sui filosofi, nelle qualificazioni argomentative e semantiche; su certi modi di fare scienza e sugli scienziati. Ma fu anche la dimostrazione che ad entrambe le parti non mancarono argomenti validi per riformare le posizioni degli altri, difendendo strenuamente le proprie. Enrico De Michelis e Giuseppe Sergi rappresentano due realtà speculari che, non accontentandosi delle dogmatiche positivistiche, escono fuori dalle impostazioni predominanti orientandosi verso posizioni originali, rispettivamente sui temi della storia e dell'evoluzione darwiniana.
L'economia sommersa e il lavoro irregolare possono essere considerati come una vera e propria costruzione sociale. Comprendere il sommerso significa, quindi, interrogarsi sulle complesse relazioni tra diritto ed economia, tra stato, società e mercato, tra norme sociali e norme giuridiche, nel continuo ridefinirsi dei loro confini. È in questa chiave interpretativa, aperta a diverse prospettive d'indagine e alla problematizzazione dei significati delle trasformazioni socio economiche in atto nelle società contemporanee, che questo volume intende affrontare la questione dell'economia sommersa e del lavoro irregolare. Considerate le dimensioni allarmanti che il fenomeno raggiunge in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, occorre tuttavia interrogarsi anche sulle politiche di contrasto ed emersione, cercando di individuarne i punti di forza e di debolezza e valutarne le possibilità di un riorientamento futuro, nella prospettiva di definire equilibri più avanzati fra valorizzazione delle risorse economiche e nuovi sistemi di tutela dei lavoratori.
La "città dell'elefante", madìnat al-fil come un tempo era chiamata dagli arabi Catania è divenuta a partire dagli anni Settanta terra di approdo, transito e residenza per numerosi immigrati. Il volume, che è frutto di un lavoro di riflessione e ricerca avviato in seno al Centro di ricerca finalizzato Braudel dell'Università di Catania indaga proprio questa realtà osservando l'evoluzione e la specificità di un contesto locale. Introdotto da un'analisi generale del fenomeno nella città e da un quadro sulla legislazione italiana in materia, il volume propone uno sguardo ampio e articolato investendo sia la dimensione culturale, sia la sfera del mercato del lavoro. Tematiche diverse, come la rappresentazione sulla stampa, l'uso del velo islamico, la clandestinità e il lavoro irregolare, coniugate dall'interrogativo imprescindibile sul riconoscimento culturale, giuridico e sociale dell'immigrato.
Incrociando riflessioni e contributi di studiosi di diversa nazionalità e di differenti competenze, il volume offre una innovativa visione dei rapporti greco-turchi. La "tradizionale" contrapposizione viene sfumata in una fitta rete di rapporti, di scambi e prestiti reciproci che delineano un'immagine complessa di due realtà storicamente conflittuali, "costrette" a scontrarsi, ma anche ad incontrarsi. I contributi qui raccolti offrono così una riflessione sul nostro presente e sul futuro di una convivenza possibile e auspicabile tra "diversi".
Gli scritti raccolti in questo volume, larga parte dei quali tradotti in italiano per la prima volta, o proposti in una traduzione aggiornata, mettono in luce il tentativo d'insieme compiuto da Lorenz di costruire un modello di conoscenza perfettamente in linea con gli indirizzi della filosofia della scienza contemporanea. Tenendo ben saldo il legame con la teoria dell'evoluzione, Lorenz ribadisce la necessità di considerare la cultura come vincolata alla base biologica, di cui ne riproduce in forma simbolica e ritualizzata processi e tappe. Per questi motivi tanto i conflitti generazionali e parentali, quanto le più severe questioni metodologiche della scienza e della storia possono essere meglio compresi se ricondotti alla domanda fondamentale della biologia "A cosa servono?", piuttosto che chiedersi, più scontatamente, perché esistano.
Cosa sappiamo oggi dell'emozioni e dei sentimenti? Così come per l'invenzione della macchina fotografica per mezzo della quale è stato possibile "riprodurre" sia pure staticamente il repertorio virtuale di ogni nostra emozione, saremmo in grado oggi, con la tecnologia disponibile, di inventare un sistema in grado di emulare i flussi metabolici che attraversano il nostro corpo e che ci rendono felici oppure arrabbiati? Se sentimenti ed emozioni devono considerarsi "pensieri" e se è vero che oggi l'Intelligenza Artificiale (IA) può mimare alcuni processi del pensiero come l'elaborazione della soluzione di una partita di scacchi, perché mai allora è così difficile sviluppare un algoritmo che possa provare dei sentimenti e comunicarli? Cosa c'è nel sentimento che non riusciamo a cogliere e a ricreare in una macchina? Questo libro non parla solo di emozioni, parla anche di automi, di reti neuronali e di algoritmi in generale. Il suo fine sarà quello di discutere di emozioni e di sentimenti attraverso il linguaggio dei computer. Ci si domanderà se l'informatica sia in grado non tanto di emulare le emozioni, quanto di ricrearle "per sé" all'interno di un algoritmo.
Il corpus drammaturgico di Pier Paolo Pasolini vela e disvela una vertigine d'assoluto come fecondo intrecciarsi di gridato erotismo e sfacciata vocazione al martirio. La risentita definizione corporale dei personaggi diviene così pulsione rituale mirata a restaurare un precoce modello cristologico dentro il turbato paradigma di una salvezza ancora possibile. Stefania Rimini, nel ragionato intento di motivare l'arduo sistema sacrificale posto in essere dal suo autore, percorre tutte le stazioni di una via crucis ossessivamente attestata sin dagli esordi e scandalosamente prolungata, oltre l'estremo cimento didattico di Salò, nel progetto incompiuto, e monitorio, di Porno-Teo-Kolossal.
A partire da una ricerca compiuta all'interno di un Centro di Salute Mentale, la riflessione dell'autrice si focalizza sulle declinazioni locali dell' "essere, sentirsi depresse" di un gruppo di donne che abitano in Carnia, la zona montana del Friuli. Colti al momento del primo incontro con il servizio, prima della definizione di una diagnosi, i brani di queste narrazioni rendono conto delle dimensioni sociali e dell'esperienza individuale che trova nella "depressione" un modo per esprimere una costellazione di malesseri -le difficoltà nel lavoro, il peso dell'emigrazione, quello delle relazioni familiari e sentimentali- tracciando una fitta rete di rimandi tra la storia individuale, quella comunitaria e quella societaria.