Un percorso che va dalle finestre dell'amore romantico a quelle della seduzione moderna, dalle finestre "umili", sature di sofferenza economica ma anche di sentimenti forti, a quelle "elevate", sempre più isolanti, asfittiche, mortuarie. Insomma, illuminando di sbieco le opere di Verga, qui si ricostruisce una rete di dettagli profondamente suggestivi, dimostrando ancora una volta la grande forza di uno scrittore per il quale tout se tient, tutto fa sistema semico.
Legalisti, esposti consapevoli, giovani ignare, legalisti disincantati, normativi dogmatici, contestatori, narcisi aggressivi, irriducibili, dietro queste definizioni si palesano otto tipi di atteggiamenti verso la legalità. La ricerca realizzata in alcune scuole di Perugia, per un totale di 2.380 studenti delle scuole medie e superiori, conferma come non esista un indistinto universo giovanile portatore di un'omogenea cultura generazionale della legalità. Esistono piuttosto tante immagini che in tema di valori rispecchiano quella frammentazione sociale che caratterizza la società adulta. Ne risulta un senso comune giovanile di cui le rappresentazioni sociali della scuola, dei valori, del bullismo, dei comportamenti a rischio, del senso delle regole sono tanti tasselli utilizzati dalle ragazze e dai ragazzi per dare senso alle loro esperienze individuali. Il quadro finale è un affresco fatto di alcuni scuri, ma anche di tanti chiari; un'utile descrizione rivolta a tutti coloro che progettano interventi educativi, lavorano nelle scuole e, in generale, si interessano alla formazione e alle politiche giovanili.
L'Archivio di storia della cultura non ha certo problemi di identità, confessati o nascosti come quando l'indicazione di una nuova serie o la discontinuità grafica lo denunciano o lo mascherano. Ha semmai, tra le ragioni del successo di un indirizzo innovativo, da distinguere quel che sotto la formula ha adeguato temi tradizionali al nuovo linguaggio e quel che ha contribuito, proprio attraverso il nuovo linguaggio, a dire cose nuove a una cultura fin troppo incline all'empiria dell'usa e getta, ristabilendo ogni volta gli strappi delle mode nel circolo virtuoso tra narrazione e pensiero. Tessitore, il più autorevole studioso europeo del moderno Historismus, ha suggerito un'equivalenza tra la sua "storia della cultura" e lo "storicismo degli storici", che è valsa nelle vicende tormentate della storiografia italiana contemporanea a tener desto in ogni forma il colloquio tra gli storici generali e gli storici della cultura, sospingendo a una fertile contaminazione dei linguaggi verbali e no.
Dal mondo del lavoro alla sfera privata, un'analisi delle donne nelle loro tante sfaccettature, un percorso nell'universo femminile attraverso le opere di Andrea De Carlo, una delle maggiori voci della narrativa contemporanea. Donne che attraggono i protagonisti, ma soprattutto donne che li accompagnano nell'acquisizione della propria identità e nel riappropriarsi di una "nuova" esistenza. Dal binomio "donne e potere" al dorato e "oscuro" mondo dei media, dal "focolare domestico" alla sfera dell'arte, un quadro attuale delle donne e delle loro peculiarità. I sogni, le passioni, le aspirazioni e l'inevitabile contraddittorio scontro con la realtà.
Nell'attuale dimensione postmoderna, la complessità rappresenta il nuovo paradigma sia filosofico che scientifico di approccio alla realtà e, comportando una revisione delle logiche cognitive, esplica i suoi effetti in tutti i campi dell'agire umano, incluso ovviamente il diritto. Così non è possibile prescinderne, e il sistema sociale, nel senso culturale e reale, deve apprendere le modalità di confrontarsi con la complessità. La problematica e le metodologie della comunicazione definiscono forse il terreno e lo strumento essenziali per descrivere e governare la complessità.
Si raccolgono in questo volume le relazioni del primo ciclo di incontri Scritture e letture (dedicato alla novella e al racconto) realizzato nel 2008, a Catania, dall'Associazione degli italianisti-sezione didattica. Un'iniziativa, di cui questo libro rappresenta il primo frutto, con cui si è inteso avviare, nell'ambito della letteratura italiana, un dialogo non episodico tra scuola e università, prospettando un rapporto nuovo, meno frammentario, tra i docenti dei diversi ordini di istruzione. Un dialogo già testimoniato dai contributi presenti in questo volume: relazioni di italianisti di varie università del paese (R. Caputo, P. Guaragnella, R. Luperini, N. Mineo), e proposte didattiche di docenti della scuola secondaria siciliana. La prospettiva è infatti quella di superare la convenzionale formula delle conferenze di "aggiornamento" occasionali, del rapporto unidirezionale tra ricerca universitaria e insegnamento scolastico. Per sostituire ai monologhi irrelati un'interazione dialogica, nel rispetto delle reciproche competenze, tra ricerca universitaria e scuola, con la convinzione che l'incontro di pratiche e saperi diversi possa giovare all'insegnamento della letteratura italiana.
Il capitale umano è un tema di grande interesse. Intorno alla sua diffusione e formazione ruotano discorsi di studiosi, responsabili politici e imprenditori. Anche l'opinione comune pare esser passata dalla sommaria opinione secondo cui "un pezzo di carta può sempre servire" alla persuasione che oggi e nel prossimo futuro sarà sempre più difficile trovare una buona occupazione, svolgere un ruolo attivo nella società e far crescere l'economia nazionale se si è sprovvisti di una preparazione adeguata. Meno concordi sono invece i giudizi su che cosa sia il capitale umano, come possa essere valutato e perché sia così importante. Quali dono le sue caratteristiche? Come rilevarle? Quale fondamento ha il suo unanime apprezzamento? La ricchezza intangibile. Riflessioni sul capitale umano ricostruisce origine ed evoluzione della nozione, ne presenta le principali definizioni operative, ne segnala utilità e limiti.
Agli inizi del Novecento, la città di Firenze fu il centro di un frenetico processo di rinnovamento della cultura italiana, che non mostrerà subito i suoi risultati, né sarà in grado di propagandare in maniera adeguata le sue acquisizioni con decisivo vigore. Qui idee, gruppi e conventicole nacquero sia con precisi obiettivi e consapevolezza di mezzi, che con ingenuità e avanzata goffaggine: ci si unì, si litigò, si tornò insieme, si pubblicarono riviste e ci si scontrò nelle riviste. Tutto fu mosso dall'entusiasmo dei giovani redattori, sostenuti da alcune centinaia o poche migliaia di lettori e abbonati, accomunati da un'idea di cultura militante, aggiornata, in grado di confrontarsi con i problemi di una società che fino a quel momento non aveva lasciato molti spazi agli intellettuali.
Questa è la storia di uno qualunque degli eletti alla Camera dei Deputati in Sicilia prima delle riforme elettorali degli anni novanta e duemila. Con le speranze, le aspirazioni, i timori e le fatiche che la sostanziarono. Essa non è raccontata sotto lo stimolo di emozioni nostalgiche ovvero per far rimpiangere il tempo passato, o per presentare un esemplare modello, ma per dimostrare ancora quale devastazione la degenerazione oligarchica ha prodotto nel rapporto cittadino-politica e quanto sia stata danneggiata la democrazia intesa come forma di partecipazione alla vita pubblica dei cittadini.
Oggi abbiamo raggiunto lo stadio dello sviluppo in cui la guerra cessa di essere una forza creativa culturale; è diventata solo distruttiva e demoralizzante, la più crudele e animalesca manifestazione di prepotenza della macchina dell'uomo. Pertanto l'unica alternativa per noi è o eliminare la guerra e organizzarsi per la pace o soccombere. Ad ogni modo, il problema essenziale non è la possibilità di una sua completa eliminazione dalla natura umana, ma il modo di canalizzarla per farne una forza costruttiva. Tale quesito, secondo Malinowski, è oggi il principale compito della teoria della civiltà.