In quest'opera si descrive come si lavorava il papiro, come si incidevano le tavolette d'argilla, quali erano i materiali scrittori cinesi nel II e nel I millennio a.C., ecc Ed ancora come è nata la carta e come si sia diffusa, prima in Asia, e poi in Europa, come è nato il "codice", secondo le più recenti teorie, quali erano i materiali scrittori utilizzati nell'America pre-colombiana anche alla luce delle scoperte degli ultimi anni, e altro ancora. Dalla lettura di quest'opera, si arriva a due importanti conclusioni: la prima, che a qualunque latitudine ci si trovi, se cambiano i segni della scrittura, gli strumenti scrittori rimangono sempre sostanzialmente uguali (la corteccia d'albero, i tessuti di lino, seta o cotone, le tavolette di legno, il nerofumo utilizzato come inchiostro, ecc.). La seconda, non meno importante, è quella di vedere come i rapporti tra l'Asia e l'Europa siano stati sempre molto stretti, circolando liberamente le idee e i libri, che viaggiavano per le antiche vie carovaniere, come ad esempio nella mitica "Via della seta" o attraverso le guerre di conquista, che portarono alla costituzione dei grandi imperi d'Oriente e d'Occidente.
Eiga raccoglie 111 scritti intorno al cinema. Ma non è un sistema, non vuole e non riesce a esserlo. Ogni singolo testo resta occasionale, vive del momento in cui è stato pensato, immaginato e condiviso. Un evento politico, l'abbrutimento mediatico della guerra in Iraq o della cronaca televisiva quotidiana segnano la scrittura problematica e provvisoria di una critica coinvolta, scortese e polemica.
Il movimento dell'antiformalismo giuridico risulta indissolubilmente legato ad uno dei periodi più convulsi e tormentati della storia europea, quale quello della Repubblica di Weimar. Tale esperienza, unica per drammaticità e stimoli intellettuali, racchiude in sé tutte le aporie e le contraddizioni, che da sempre accompagnano il progetto giuridico-filosofico moderno. Ma la domanda fondamentale attorno a cui ruota il dibattito weimariano può essere riassunta nei termini seguenti: com'è possibile ricostruire l'unità politica in una società lacerata da innumerevoli contraddizioni? Ecco il filo rosso che lega la riflessione di Erich Kaufmann, Hermann Heller e Carl Schmitt, esponenti di spicco di quella "comunità di combattenti", nella quale si arruolarono altrettanto illustri giuristi e filosofi loro contemporanei. Il minimo comune denominatore di tale "comunità" era rappresentato appunto dalla pars destruens del positivismo giuridico, cioè della linea di pensiero Gerber-Laband-Jellinek, e soprattutto dell'ultimo epigono di tale tradizione giuridica, il teorico del diritto puro, il neokantiano Hans Kelsen.
L'autore ha messo a confronto, quanto acquisito in quasi venti anni di attività endoscopica, con le acquisizioni più recenti riportate in letteratura.
I brani scelti dalle cronache di 14 illustri viaggiatori, da Riedesel a Carlo Levi, che visitarono la "più ridente vallata della Sicilia" (Reclus), costituiscono il nucleo centrale della presente antologia. L'interesse, inoltre, per le condizioni storiche, artistiche, naturali e socio-politiche della Sicilia li induce a formulare, in positivo e in negativo, giudizi ancora oggi attuali.
Nell'odierno sistema culturale che affonda le sue radici nella produzione tecnologica digitale (videogiochi, playstation), con le sue diramazioni televisive e informatiche, la comunicazione per bambini è veicolata da un'intera struttura multimediale e commerciale interconnessa che si configura come reticolo di codici visivi, verbali, plurisensoriali. Lo studio interdisciplinare che qui si propone è volto all'individuazione delle dinamiche relative al rapporto tra codici espressivi, prodotti testuali, sistema dell'offerta e processi di fruizione dei prodotti televisivi per bambini. Le problematiche relative al consumo mediale della generazione dei "digitali nativi", cioè di quei bambini nati dopo l'avvento dei new media impongono una profonda revisione dei modelli tradizionali, soprattutto in relazione ad un mezzo, la televisione, che in Italia continua a rivestire un ruolo preminente, anche di fronte a nuovi trend.
Le teorie sociali, filosofiche e scientifiche rappresentano, soltanto, i modi attraverso cui il pensiero umano ha cercato di comprendere e trasformare l'esistente, non sono certo espressione di una "natura intrinseca della cose". Credere, invece, in una verità oggettiva ha pericolose conseguenze su concetti quali la libertà, la responsabilità, e, in campo pratico, su attività quali quelle esplicate dalle scienze mediche.
La qualità dei climi relazionali nei contesti organizzativi si rivela sempre più come la leva strategica su cui puntare per raggiungere obiettivi di successo.
Negli ultimi decenni si è sempre più affermata una visione della conoscenza e dello sviluppo culturale centrata sui processi evolutivi e sull'analogia con i meccanismi che regolamentano la selezione naturale. L'epistemologia ha di conseguenza conosciuto una notevole evoluzione verso la sua naturalizzazione, nella prospettiva di liberare lo studio della conoscenza da ipoteche normative e fondazionalistiche per riconsegnarla alle scienze che hanno sempre studiato i processi di acquisizione delle informazioni e di formazione dei concetti, come le scienze cognitive. Nei saggi contenuti in questo volume viene fatto il punto su di un particolare aspetto di tali recenti sviluppi: la metafora di carattere biologico tra conoscenza e processi evolutivi, a cominciare dall'analisi del suo principale interprete del '900, Konrad Lorenz, fino a giungere ai più recenti sviluppi.
Il saggio si propone di fornire la collocazione della Magistratura nel suo percorso evolutivo dal pensiero illuministico sino alle costruzioni liberali europee. Dalla dottrina della "divisione dei poterti", l'indagine perviene all'attualità costituzionale italiana, ma non mancano, attraverso un'esposizione agile ma non priva di spunti riflessivi, le analisi sulla funzione "politica" della magistratura, né delle sue correlazioni con l'opinione pubblica e il sistema massmediale. Appuntandone gli aspetti istituzionali sia nella "imparzialità" giudiziaria, sia nei "contrappesi" su quanto viene ad essere individuato come un "potere-ordine", si insiste e, anzi, ne costituisce il "leit motiv" sulla sua "indipendenza", quale fondante valore della dignità dei singoli e della libertà collettiva, l'argine che la preserva dalla potenziale invadenza dell'esecutivo.
L'idea di una facoltà del linguaggio universale ma legata alla cognitività non linguistica è il nucleo intorno al quale ruota questo lavoro. La rappresentazione dello spazio fornisce la chiave teorica con cui viene messo in questione l'universalismo alla Chomsky. Il modo in cui le rappresentazioni non linguistiche dello spazio vincolano e guidano l'acquisizione dei termini per dire lo spazio è un esempio di come gli universali delle lingue siano cognitivi più che specificamente linguistici. Il ruolo della spazialità nell'acquisizione del linguaggio è analizzato attraverso la discussione di un numero considerevole di studi sperimentali condotti su bambini nella fase prelinguistica, su soggetti adulti normali e su individui con sindrome di Williams.
Sfogliando tutti i numeri del "Politecnico", settimanale e mensile. Riflettendo sui motivi per cui Vittorini nella più importante rivista culturale italiana di quel preciso e delicato momento storico, concede spazio alla "sottoletteratura", alla "letteratura disegnata", a fianco della Letteratura con la L maiuscola e accanto ai saggi e agli interventi critici di illustri personaggi della cultura non solo europea, Annalisa Stancanelli scrive questo saggio corredato di note bibliografiche, e arricchito anche con una interessante appendice di testi e di testimonianze.