Com'è possibile pensare insieme ad una scienza degli scienziati e alle scienze funzionali alla società nella cosiddetta "società della conoscenza"? Fino a che punto possono spingersi le aspirazioni dei politici nell'indirizzare la scienza in modo da farne il volano dell'economia, senza mettere a rischio gli equilibri propri di una razionalità che invece conserva il marchio di una creatività libera e visionaria? Il modello di società della conoscenza così come presentato dall'agenda di Lisbona 2000 rappresenta per l'Europa un valido modello di sviluppo? Questi i temi più rappresentativi trattati in questo volume che alcuni membri del gruppo di ricerca di MIRRORS, coordinati da Francesco Coniglione e facenti parte dell'Università di Catania insieme e di altre istituzioni internazionali, hanno individuato allo scopo di indagare per indagare le relazioni tra scienza e società dal punto di vista epistemologico e delle sua ricadute nella società della conoscenza.
Il testo affronta diverse tematiche che devono far riflettere su come certe argomentazioni tendono a porre in essere un modo per "valutare" alcuni strumenti di valutazione, che in qualche modo dovrebbero essere efficaci a dare una attenta lettura all'azioni sociali che predominano la scena dell'azione. Sono ancora irrisolti i temi sull'immigrazione, sul tabagismo, sui modelli di consumi, sul suicidio, sulle violenze familiari e sui bisogni in famiglia; sul tema dei giovani secondo la visione sturziana, ma anche cosa sono le terapie che muovono per il benessere relazionale; e perché no passare da Pelto a Simmel secondo un'argomentazione che tenta di mettere d'accordo l'annoso problema della teoria e della sperimentazione. Il testo offre così degli spunti che rimandano ancora alle continue ricerche dello scienziato sociale: egli è ancora chiamato alle soluzioni di sempre questioni aperte dello Stato Sociale.
Nel pensiero della cosiddetta età postmoderna si afferma il primato nichilista della logica della negazione, che nell'espressione radicale è negazione di Dio e dell'uomo. Un progetto culturale ad excludendum, destinato ad immaginarsi come progetto assoluto e definitivo, è tuttavia implicitamente debole. L'autore affronta la questione confrontandosi con le soluzioni espresse nel pensiero occidentale contemporaneo, con il postmodernismo, il nichilismo, la scuola di Francoforte, il pensiero teologico, prendendo in esame, fra l'altro, da diverse prospettive, il dibattito fra sfera pubblica e sfera religiosa che, in particolare dopo il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, ha offerto significativi argomenti di riflessione.
Papini voleva essere protagonista, agognava sempre ad un ulteriore sviluppo, dedicò la sua intera esistenza alla realizzazione di un'opera perfetta, fu costantemente dilaniato fra la coscienza della situazione reale e l'illusione di potersi nuovamente reinserire nel gioco, a tratti parlò perfino come un messia che auspicava di educare le nuove generazioni, probabilmente, per una serie di errori e scelte nefaste, in ciò fallì. Né profeta, né l'autore dello scritto perfetto, ma protagonista senz'altro, e protagonista meritevole di essere restituito al contesto storico-culturale che non lo vide spettatore passivo, ma "coscienza critica" dei fermenti, delle mode, delle tendenze e delle varie istanze da cui lo stesso contesto trae la sua fisionomia.
Fondato a Napoli nel 1988 da Fulvio Tessitore, dopo una lunga gestazione risalente al gruppo di ricerca che faceva capo a Pietro Piovani, l'"Archivio di Storia della Cultura" rappresenta ormai una delle voci più autorevoli del panorama filosofico italiano e internazionale. Dopo la pubblicazione degli Indici della Rivista editi in questa Collana, il presente volume raccoglie le relazioni tenute a Catania presso la Facoltà di Lettere e Filosofia il 28 ottobre 2008 nel corso di un seminario dedicato ai caratteri teorici e storiografici dell'"Archivio" nel suo primo ventennio di storia. Il volume, curato da G. Bentivegna, contiene gli interventi di G. Cacciatore, G. Giarrizzo, E. Iachello, M. Kaufmann, F. Lomonaco, G. Magnano San Lio, E. Massimilla, E. Ruta e le conclusioni di F. Tessitore.