L'opera di Canetti è percorsa da una tensione eroica e tragica di ricostruire attentamente, tessera dopo tessera, il tempo perduto perché la vita dell'uomo in ultima analisi si effonde e si "verifica", si fa vera appunto, nella memoria rivisitata. In questo senso è decisiva la scelta di Enza Licciardi di confrontarsi, così attentamente, con l'autobiografia, il romanzo segreto di Elias Canetti e insieme il testamento sublime della letteratura austriaca, di un'Austria che non esiste più, così come non esiste più l'ebraismo sefardita, oppure di un'Austria che esisterà sempre, di un ebraismo che esisterà sempre con Canetti, con Stefan Zweig, con Joseph Roth e con tutti coloro che si sono votati e si votano al racconto della vita, perché ogni vita è il simbolo di tutte le vite, ogni racconto è l'epifania della "lingua salvata".
I grandi cambiamenti che hanno caratterizzato la seconda parte del XX secolo, l'accelerazione che tutto il sistema di vita ha ricevuto dalle nuove forme di comunicazione possono essere considerati fenomeni capaci d'intervenire sul profilo personale di ciascun essere umano, sul suo sentimento identitario e sulle modalità attraverso le quali lo stesso declina i ruoli che, nell'arco dell'esistenza, si trova ad affrontare. In questo quadro di rapidi e profondi sconvolgimenti che intervengono sull'agire e sul pensare umano, anche l'idea che ciascuno ha di sé in quanto genitore (reale o rappresentato) viene sottoposta ad un processo di rimodulazione continua.