L'ortopedia può essere oggi considerata a pieno titolo specializzazione chirurgica ad alto impatto tecnologico che si sta evolvendo insieme alla bioingegneria ed alla tribologia dei materiali. Ogni intervento chirurgico ortopedico ha la funzione non di demolire un organo, bensì di ripristinare la sua geometria e funzione. Conoscere i danni dello scheletro, rappresentarli schematicamente risulta elemento essenziale per la definizione della patologia e nella realizzazione di un linguaggio comune con cui confrontarsi ed affrontasi. Una classificazione del danno anatomico è la partenza su cui impostare una terapia chirurgica o incruenta. Questa opera si insinua solitario nella bibliografia ortopedica nazionale ed ha l'intento di riassumere le classificazioni più importanti che si sono succedute e mantenute nel tempo e normalmente si adoperano nell'ambito della Ortopedia e Traumatologia. Il libro vuole essere un vademecum essenziale e di facile consultazione per poter aiutare ad identificare e denominare la traumatologia ortopedica.
A venti anni esatti dall'introduzione nel nostro ordinamento di una organica legislazione antitrust, con l'istituzione dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato, resta intatta l'esigenza scientifica di comprendere a fondo il ruolo dell'intervento pubblico antitrust al fine del dimensionamento delle regole del mercato concorrenziale. Il diritto antitrust ha manifestato nel tempo la sua particolare vocazione ad evolversi anche in correlazione al progressivo aggiornamento degli scopi attribuiti a questa disciplina. La ricerca si snoda, infatti, in particolare sulla interazione tra struttura concorrenziale del mercato ed attività amministrativa antitrust, anche rispetto ad una più aggiornata visione dei rapporti tra l'autonomia pubblica e le sue conseguenze "normative" sulle attività private.
La ricchezza dell'opera di Stéphane Mallarmé (Parigi, 1842 - Valvins, 1898), in versi come in prosa, propone tuttora al lettore moderno una riflessione in cui arte ed estetica sono elementi di una visione più ampia, che si spinge a delinearne il senso su un orizzonte antropologico. Le Notes sur le théâtre compongono, nell'arco di nove mesi tra il 1886 e il 1887, quella che il loro autore definì una "campagne dramatique", condotta sulla "Revue Indépendante" sotto forma di rubrica periodica dedicata all'offerta teatrale parigina del periodo. Rielaborati e rimontati successivamente per la sezione Crayonné au théâtre nelle raccolte di prose Pages e Divagations, i nove interventi sulla rivista sono qui tradotti in italiano, accompagnati da Richard Wagner: rêverie d'un poëte français (1885), con l'intento di dare conto di un'idea di teatro a tratti sorprendente nella sua originalità, in una fase storica caratterizzata da incessanti dibattiti e significative istanze di riforma della scena. Ai fini di inquadrare il pensiero di Mallarmé in tale contesto, la traduzione è introdotta, corredata di note e seguita da un ampio saggio conclusivo.
Celato dal manto del lusus, del paradossale Elogio di erasmiana memoria, della satira o del componimento comico-burlesco, il fiume carsico dell'eresia, dell'eterodossia religiosa o intellettuale, attraversa la letteratura italiana, proteiforme e dissacrante. Evolvendosi e amplificando il proprio valore semantico nel corso dei secoli, l'eresia può indossare, nelle Cene di Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca, o può esplodere nell'invettiva furibonda, nel funambolismo linguistico, del palermitano Giovan Guglielmo Bonincontro, condannato dall'Inquisizione spagnola nel Cinquecento, la cui opera giaceva, sino ad ora, in gran parte inedita nelle biblioteche siciliane; fino a giungere al Leonardo Sciascia di Morte dell'inquisitore, La strega e il capitano o Don Mariano Crescimanno, in cui l'antagonismo tra persecutori e perseguitati, inquisitori ed eretici, sembra stemperarsi e dar vita ad una lettura innovativa dell'eresia: "scelta radicale" e azzardo di un intimo specchiarsi degli estremismi della ragione nel più cieco fanatismo religioso.
Muovendosi sulla duplice esperienza scientifica del fisico e del teologo l'autore guida il lettore nel complesso mondo dei rapporti tra teologia e scienza. L'opera chiarisce sin dalle prime pagine che molti scontri storici tra scienza e teologia nacquero da salutari dibattiti tra la vecchia scuola aristotelica e la nuova scienza che si stava ormai imponendo su una scolastica cristallizzata, creando utili contrasti nel dibattito di ricerca scientifica e teologica. Acquisita consapevolezza che il Creatore si serve d'ogni opera del proprio creato, nel XVI secolo cominciò a imporsi l'idea che scienza e teologia fossero due realtà e linguaggi distinti per mezzo dei quali Dio comunicava all'uomo manifestandosi con le sacre scritture come con la fisica e la matematica. Linguaggi che oggi appaiono meno diversi e più vicini, interscambiabili e a tratti quasi interdipendenti.
Cento morti ammazzati l'anno, decine di arresti eccellenti, i colossi dell'edilizia in frantumi, l'incubo della disoccupazione per migliaia di operai, il centro storico catanese invivibile la sera, strade provinciali impercorribili, scuole senza luce e senza arredi, il megacentro Le Ciminiere chiuso e vandalizzato, gli enti locali paralizzati da una partitocrazia agonizzante. Era questo il capoluogo etneo, col suo entroterra, agli inizi degli anni Novanta. È bastato un decennio per capovolgere tale immagine di devastante degrado e trasformarla in modello vincente nell'immaginario collettivo. Due uomini, Enzo Bianco e Nello Musumeci, così diversi e così simili, in competizione tra di loro, alla guida del Comune e della Provincia. Per dare vita alla "Primavera di Catania".
Prendendo lo spunto dalle lungimiranti affermazioni di P. Orsi (alla fine del secolo XIX) circa il fattore di incivilimento rappresentato nel Meridione d'Italia dal contatto con le marinerie egeo-micenee, si cerca di inquadrare quella prospettiva di ricerca nella storiografia preistorica dell'Italia post-unitaria (fino al ventennio fascista). Muovendo dalla specifica chiave di lettura orsiana si propone, con i dovuti aggiornamenti, una questione meridionale di età preistorica, su basi di eccellenza e in un contesto compiutamente mediterraneo.