La neuropsichiatria infantile ha avuto in questi anni recenti un notevole impulso legato all' incremento epidemiologico di varie condizioni neurocomportamentali, quali i disturbi dello spettro autistico e la sindrome da disattenzione con iperattività e impulsività che causano, quasi sempre , un disadattamento funzionale dell'individuo affetto e un impatto sociale sfavorevole. Un'ulteriore ragione della crescita della disciplina è attribuibile alla sempre maggiore consapevolezza che i disturbi dell'affettività e dell'umore sono ben presenti nella popolazione infantile e adolescenziale e che, in molti casi, possono persistere in età adulta. L'interesse per antiche ma sempre attuali patologie come le paralisi cerebrali infantili, le epilessie, l'enuresi è rimasto immutato e la loro presentazione ne è la riprova. Altre condizioni emergenti, trattate sempre con stile chiaro e analizzate in prospettiva sia clinica che psicologica, sono l'anoressia nervosa e l'abuso su i minori che, oggi, costituiscono le nuove scommesse della neuropsichiatria infantile rivolta sia alla cura che alla prevenzione.
Lo sviluppo tecnologico ha visto aumentare considerevolmente i conflitti in larghi segmenti di opinione pubblica, tanto da imporre un riesame delle politiche ambientali e delle tecnologie, insieme a un ripensamento di concetti come informazione, comunicazione, accettabilità sociale del rischio, che sono alla base delle politiche in questo settore. Queste tematiche, nel loro evolversi, hanno messo in crisi i vecchi approcci, sprigionando una forte domanda di innovazione istituzionale e decisionale e creando, allo stesso tempo, nuovi conflitti sociali. Il lavoro parte da una disamina dei concetti di "rischio" e "tecnologia", ripercorrendone le principali interpretazioni sociologiche, e prosegue dimostrando che le politiche tecnologiche e ambientali coincidono con le politiche di sviluppo delle società industrializzate.
Sino a poco tempo fa si riteneva che durante il lungo soggiorno romano Goethe prendesse parte alla vita della città solo marginalmente e preferisse invece trascorrere le giornate in compagnia dei fidi amici tedeschi. Indagando i rapporti di Goethe col padre Johann Caspar, autore a sua volta di un "Viaggio in Italia" steso direttamente in lingua italiana, e le impressioni che tale lingua aveva suscitato nella sua infanzia, Roberto Zapperi ricostruisce i primi contatti del piccolo Johann Wolfgang con l'Italia. Con pazienza certosina e straordinario intuito Zapperi si pone sulle tracce che le esperienze romane di Goethe hanno lasciato ne "Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister" e ne analizza gli inevitabili influssi anche sull'idea che successivamente questi maturò dell'arte antica.
Dalla fine degli anni Cinquanta il cinema italiano, sempre attento e ricettivo nei confronti del patrimonio musicale nazionale, segue i mutamenti in atto: la divisione tra i vecchi "leoni" della melodia e le nuove leve che sulla scia del grande successo mondiale del rock and roll rielaborano i nuovi suoni in chiave di frattura generazionale; e poi, nel corso degli anni Sessanta, l.esplosione del Beat e tutti i fenomeni culturali di massa che alla musica legano strettamente nuove immagini, modi di vestire ed atteggiarsi che colgono e amplificano le ansie di libertà di una generazione che si avvia alla vera contestazione sul piano sociale e politico. Il cinema italiano attinge ai nuovi suoni sia utilizzando le canzoni dell'epoca come paesaggio e contrappunto sonoro per la commedia all'italiana più attenta ai mutamenti di costume, sia dando vita a un vero "sottogenere", battezzato "musicarello" in evidente richiamo ai "carosello" pubblicitario, che fa da lancio commerciale per le star canore, impegnate a recitare e cantare su canovacci semplici quanto efficaci, regolarmente attorniati da alcuni grandi caratteristi del cinema comico.