Di Ferdinand de Saussure, in filosofia del linguaggio, si parla poco. Questo significa che la sua prospettiva sarebbe inutile, o persino dannosa? Oppure, al contrario, consentirebbe di affrontare meglio problemi insormontabili per gli approcci correnti? La nuova immagine di Saussure che emerge dal lavoro sui suoi testi condotto negli ultimi anni permette di cogliere una dimensione filosofica del suo lavoro? E se sì, perché chi viene da altre tradizioni ed esperienze dovrebbe interessarsene? A tali domande rispondono, in questo volume, studiosi di diversa estrazione e impostazione (fra cui alcuni tra i massimi esperti del pensiero del linguista ginevrino), e dalle loro risposte emerge un Saussure tutt'altro che privo di esprit philosophique, sorprendentemente presente nel dibattito attuale, e indispensabile per quello futuro.
Se la partitura di azioni contiene dei semi per un atto di rivelazione, di sincerità espressiva, di offerta, che però non comporti impulsi narcisistici o esibizionistici, ma, al contrario, è quasi un gesto di umiltà, di coraggio, di rinuncia a nascondersi. Allora si va al di là della finzione, e balena tra le azioni qualcosa, come una verità, che cattura l' attenzione dello spettatore. Il chiarore di quel piccolo gesto ripaga di tanti sforzi e tentativi e fatiche... È necessario un movimento dall'interno verso l'esterno, e dall'esterno verso l'interno. Dal fondo del nostro essere verso il prossimo che abbiamo di fronte, e dalla realtà viva che ci circonda fino alle fibre più profonde di noi stessi. E, paradossalmente, questo tratto personale diventa allora collettivo, archetipico, interumano, connesso con l'umanità, con la nostra condizione esistenziale elementare, con la nostra pasta umana, con le sorgenti della nostra vita psichica e organica, con le radici della nostro essere. Una possibilità meravigliosa di abitare completamente l'esperienza. La sincerità, in fondo, è una scienza.
Lo spoglio tematico del Vivien de Monbranc consente un accesso ermeneutico più facile al testo e favorisce l'individuazione dei temi narrativi e delle strutture formulari che spesso riecheggiano nelle altre chansons de geste. L'analisi dei temi/motivi diventa un tentativo di interpretazione del testo, dei suoi codici narrativi e delle sue strutture linguistico-testuali, del décalage medievale tra forma linguistica e senso profondo.
A partire dall'ipotesi che non vi sia più "la" città, entità unica semplificabile e scomponibile ai fini della sua comprensione e del suo governo, il libro propone una riflessione interdisciplinare e multiscalare su alcuni aspetti, fra i tanti che se ne potrebbero raccontare, che testimonia la varietà e la complessità del fenomeno e la voglia di produrre una visione corale (non sistemica) delle molte cose di cui si compone la città post-moderna. Attraverso contributi di matrice bio-fisica e sociologica, questo libro esplicita fenomeni e temi classici e di frontiera di grande rilevanza per quelle discipline, come la geografia, che si propongono sempre più spesso, in modo autonomo e indipendente, come protagoniste delle scelte di pianificazione urbana e territoriale.
Il processo di integrazione europea ha avuto un forte impatto sul livello nazionale. Ma che cosa sappiamo dell'adattamento degli attori politici domestici a questi cambiamenti? Della loro percezione dell'Europa come nuovo bersaglio di azione politica, ma anche arena per articolare e re-inquadrare proposte di policy, tessere nuove alleanze, ridefinire i problemi? E quanto le nuove politiche europee multilivello sono accesibili ai vari tipi di attori? Questo libro tenta di dare una risposta a questi interrogativi, guardando all'europeizzazione di diversi attori politici in Italia (istituzionali e di società civile) e a specifiche differenti policies.
"Di chi è figlio Saba? Perché tutti in arte come nella vita siamo figli di qualcuno". È una delle prime domande di Storia e cronistoria del Canzoniere. Il primo enigma che trova una soluzione nelle pagine di un altro Canzoniere. Quello petrarchesco, che ha segnato e accompagnato Saba fino al tentativo di sincronizzarsi con la cultura europea. Fino a quando non peserà su Lina la sorte 'materna' che era toccata a Laura, l'enigma di una sua Scorciatoia. Subito dopo il triestino è pronto ad allontanarsi da Petrarca. Col sostegno di Freud, egli tenterà un edipico atto sacrificale per eliminare simbolicamente il primigenio padre poetico, dal quale eredita, per il suo Canzoniere, il fatale totem onomastico. Ma da Petrarca il poeta infine riparte per ridisegnare, tra esitazioni, ripensamenti e dissimulazioni, nuove trafile genealogiche per la propria poesia, già costituzionalmente esposta alle potenzialità plurinazionali della cultura triestina.
Nel tentativo di offrire una chiave di accesso al mondo giovanile, il libro si propone di analizzare il ruolo ricoperto dai consumi nel processo di definizione dell'identità giovanile, cercando anche di capire in che modo la condivisione di pratiche di fruizione comuni possa determinare nuove forme di appartenenza. In un continuo confronto con la letteratura scientifica più recente, il lavoro individua nei Social Network Site un luogo privilegiato per lo studio dei percorsi di costruzione del sé e ne mette in luce la capacità di supportare concretamente le molteplici espressioni dell'identità delle nuove generazioni. Dal momento che su tali piattaforme le interazioni poggiano anche sulla condivisione di gusti e interessi distintivi, il libro punta a ricostruire i meccanismi che legano consumi e relazioni sociali giovanili, evidenziando al contempo la capacità dei ragazzi di utilizzare l'universo valoriale che circonda specifici brand per raccontare la propria storia.
Il complesso rapporto tra la monarchia e il baronaggio ha sempre condizionato la vita politica siciliana, e da esso ne discende tutta la storia costituzionale isolana. A supporto di questa ipotesi un Appel des Siciliens del 1817 rappresenta un vero e proprio manifesto del malcontento della classe dirigente e intellettuale siciliana nei confronti della monarchia borbonica alla luce degli accordi che scaturirono dal Congresso di Vienna. La perduta individualità della Sicilia, divenuta provincia napoletana, era mal digerita dal ceto nobiliare che, attraverso l'Appel, rivendicava le antiche origini della storia costituzionale isolana, risalenti al XII secolo allorché i baroni sedevano già in parlamento. Da questo incipit costituzionale bisogna, dunque, partire per spiegare le vicissitudini politiche, istituzionali e sociali dell'isola. Il tratto saliente che contraddistingue l'intera ipotesi interpretativa del documento preso in esame è che la classe baronale ha rappresentato l'elemento insostituibile della politica isolana, nonostante i continui cambiamenti di corona avvicendatisi nel corso dei secoli.
Una nuova riflessione sulla cultura e la letteratura dell'illuminismo e del Settecento in genere in Italia, finalmente liberata dall'invadenza mistificatoria delle preoccupazioni ideologiche, anche se ciò non vuol dire esclusione di una prospettiva e di un'ottica. Una periodizzazione fondata sul presupposto della centralità dell'Italia settecentesca nel fenomeno illuministico e che riconosca a questo la sua consistenza e il suo spazio storico autonomi. Un periodo che, riguadagnando il termine e l'intuizione del De Sanctis, sarebbe assai pertinente mettere nel suo insieme sotto il segno del rinnovamento.