Nell'ambito delle attività organizzate in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano si propone di fornire un contributo critico che iscriva il processo unitario nelle coeve vicende della democrazia europea. Il volume, attraverso l'analisi dei processi istituzionali e delle elaborazioni teoriche di significativi esponenti del Risorgimento, intende offrire spunti di riflessione sulla transizione dal Regno Borbonico all'Unità d'Italia. In questa ricostruzione degli avvenimenti che precedono e seguono l'unificazione, particolare attenzione è rivolta alla Sicilia, ai conflitti politici ed istituzionali che la investono ed alle tensioni sociali che si pongono alle origini della drammatica vicenda dei fatti di Bronte.
Il comparto vitivinicolo siciliano, nell'ultimo decennio, ha subito profondi mutamenti intervenuti in relazione all'evoluzione dei modelli di consumo, delle abitudini alimentari e degli stili di vita. Altrettanto importanti sono state le modificazioni determinate dalle politiche di intervento (OCM vino) che hanno mirato ad una riorganizzazione della vitivinicoltura nell'Unione Europea. Pure in presenza di un ridimensionamento di superfici coltivate e produzioni realizzate, nello stesso arco temporale, si è assistito ad una certa affermazione dei vini siciliani imbottigliati sui mercati nazionali ed internazionali, con una produzione che, oggi, si attesta intorno a 1,5 milioni di ettolitri corrispondenti a circa 200 milioni di bottiglie.
Una selezione di saggi che trattano, in prospettive diverse, questioni relative all'antropologia della comunicazione visuale, un ambito di ricerca che ha in sé evidenti implicazioni etiche dalle quali non si può prescindere. L'assunto implicito che lega i diversi testi è che nelle scienze sociali in genere - ma in maniera assai più forte nell'ambito della ricerca e della riflessione antropologica sulla visualità - le scelte metodologiche si intrecciano con istanze etiche, quasi fino a formare un tutt'uno.
La cultura, con l'avvento del cinema e via via degli altri mass media, è divenuta, si suole dire con formule abusate persino nel parlare comune, una "cultura dello spettacolo" o una "cultura dell'immagine", come se l'una espressione fosse sinonimo dell'altra. L'intercambiabilità della parola "immagine" con la parola "spettacolo" trova un riscontro sintomatico anche e soprattutto nella riflessione sulla teoria e l'estetica dedicate al cinema e ai più diversi linguaggi massmediatici. Ed è riscontro sintomatico, perché indica un'indissociabilità ormai ontologica tra i concetti sottesi alle due parole e perché rende conto dell'instaurarsi di una inedita nozione e di una nuova entità: l'"immagine-spettacolo". È quanto ipotizza, in questo volume, l'autrice che, proseguendo la sua ricerca sui fondamenti teorici ed estetici dello spettacolo cinematografico, rintraccia nel pensiero di Jean Baudrillard sollecitazioni utili per indagare, attraverso numerosi esempi, origini, usi ed effetti dell'"immagine-spettacolo" e della sua pervasività fattasi, come noto, "globale".
"Almost Cut My Hair. Musica rock e società americana negli anni '60 e '70" è un'analisi della società americana alla luce dell'influenza che la nascita del rock'n roll ha avuto sulla cultura, sulla politica e quindi sulla storia di questo ventennio. L'opera, cui è preceduta un'imponente indagine su svariati fronti (accademico, letterario, giornalistico ed ovviamente musicale), approfondisce i legami tra la forza della nuova musica e i cambiamenti sociali che ne sono scaturiti, rendendo evidente come non si sia limitata ad essere il contenitore delle energie evolutive affermatesi nel contesto in esame, bensì vera origine dell'esplosione che ha irreversibilmente modificato la faccia degli Stati Uniti. Passando con destrezza dagli eventi storici e politici da un lato e quelli musicali dall'altro, l'autore ci regala in queste pagine tutto il fermento dei mitici '60s e la frustrazione dei decadenti '70s. L'opera è suddivisa in due volumi (1960-1968) e (1969-1979) ed è arricchita da recensioni e schede monografiche e risulta un'utile guida ad un ascolto consapevole del rock americano da Elvis Presley a Patti Smith.
Fino agli anni Settanta del secolo passato Mosca era vista prima di tutto come espressione simbolica dell'utopia comunista, dichiarata contemporaneamente realizzata e in divenire. Un'osservazione più attenta del suo ruolo nell'immaginario artistico del periodo dischiude letture contraddittorie e paradossali, che ne sovvertono il senso profondo e rivelano il volto di una città in costante conflitto con se stessa, vittima del proprio ruolo di capitale e guida dello Stato socialista per antonomasia. L'evoluzione dell'immagine letteraria di Mosca negli ultimi cinquant'anni delinea la trasformazione della percezione dello spazio urbano e dei miti a esso legati, riflettendo la progressiva erosione del suo potenziale utopico e sacrale e, soprattutto, dell'ideale da esso rappresentato.